E' stato braccio destro del Ds Gabriele Martino nella costruzione della Reggina che ha agguantato la salvezza con largo anticipo rispetto alla dirette contendenti. Davide Avati, talent scout napoletano (lo scorso anno vicino al Potenza in più occasioni), da diversi mesi ha conseguito l'abilitazione al corso per collaboratore della gestione sportiva, una figura manageriale voluta dalla Lega Nazionale Dilettanti in collaborazione col settore tecnico della Figc. Tante le richieste di consulenza per il dirigente partenopeo, che a Reggio Calabria ha potuto vivere una pagina professionale molto appagante. "Ho collaborato soprattutto con Gabriele Martino, avendo l'onore e il piacere di imparare il suo modus operandi e potendo capire che persona è intanto dal punto di vista umano - sottolinea Avati -. Stare al suo fianco è stata una palestra importante e, più che suo braccio destro, mi definisco un allievo. Se ho imparato qualcosa in più, lo devo a lui. Del resto parla la sua storia. Peraltro grazie a lui ho avuto la possibilità di conoscere la famiglia Praticò, in special modo Peppe di cui mi onoro di essere amico e che ritengo una figura cardine per la famiglia Reggina, di cui è il vice presidente. E' una persona di grande carisma, un imprenditore importante, giovane e dalla grande fame. Ha le qualità per ritagliarsi uno spazio maggiore nella Reggina nel prossimo futuro".
E le recenti scelte in seno all'area tecnica come le giudica?
"Non spetta a me farlo. Avranno avuto i loro motivi e sono decisioni che non vanno contestate. Poi saranno i risultati a dire se queste scelte saranno state azzeccate".
Quale può essere il suo futuro immediato?
"Ho applicato consulenze per diverse società di D. Penso all'operazione che ha portato Lobosco a San Severo. Un talento, gestito dall'amico Vizzino, di grande prospettiva, che non a caso ha disputato un campionato strepitoso e ora è monitorato in B e Lega Pro. Il mio desiderio sarebbe ora quello di occuparmi della costruzione di una squadra, con responsabilità vere e nell'ambito di un progetto serio. Io poi mi definisco un talent scout e non certo un procuratore. Dissi un giorno a Tripaldelli che sarebbe diventato un grande calciatore e adesso è un elemento importante per la Primavera della Juventus. Ma ripenso a quando andai a visionare in Costa d'Avorio Jean Michaël Seri (nella foto, ndr). Mi arrivarono alcuni DVD che iniziai a guardare. Allora presi un aereo per andare a vederlo direttamente da vicino. Al'epoca lavoravo con lo studio dell'avvocato Fulvio Marrucco e il ragazzo militava nell'ASEC Mimosas, una società centrale nel Paese anche per i rapporti con l'Europa. Il ragazzo mi convinse subito e lo proponemmo ad una società di A, ma non se ne fece nulla. Ora è cercato dai grandi club e sta chiudendo un accordo con la Roma, a quanto sembra. Feci tanti chilometri ma almeno fu un viaggio fruttuoso. Peccato che non tutti abbiano capito subito le qualità del ragazzo: essere il primo ad aver creduto in lui, è perciò un motivo di grande orgoglio. Tutto ciò mi incoraggia: forse la strada che ho intrapreso nell'aggiornamento e nello studio dei calciatori più giovani, è quella giusta. Ovviamente è un lavoro che adesso vorrei fare all'interno di un club da dirigente e non più da consulente".
Si è parlato di diverse società, Taranto in primis."Col Taranto c'è stato un contatto quasi naturale in quanto col Ds Luigi Volume abbiamo studiato calcio e ci siamo diplomati insieme. Merita un grande in bocca al lupo per questa nuova avventura. Lui è un ragazzo preparato e coraggioso. Mi ha invitato a Taranto proponendomi una consulenza di mercato ma per ora mi sto guardando intorno".
Un bilancio dell'ultima stagione nel girone meridionale della Lega Pro?
"Il Foggia aveva una marcia in più rispetto alle inseguitrici, spinto anche dalla passione di una tifoseria unica. Questa società resterà per molto tempo nel calcio che conta. Intanto c'è un allenatore preparatissimo che ha dimostrato il proprio valore in una piazza importante. Mi sarei aspettato di più dalla Juve Stabia. Me la sarei immaginata più brillante e cinica nella gara contro la Reggiana. Tra l'altro era stata una delle migliori avversarie affrontate dalla Reggina in campionato. Andando più in basso, si vedeva ad occhio nudo che il Taranto era in grossa difficoltà. Del resto in piazze così blasonate, quando si intaccano determinati equilibri è difficile uscire fuori da un momento di crisi".
Quale è stata la svolta che ha consentito alla Reggina di prendere il volo?
"Noi viaggiavamo tra l'ultimo e il penultimo posto alla fine del girone di andata. La prima svolta c'è stata grazie ad una chiacchierata franca ed aperta tra Gabriele Martino ed alcuni punti cardine della nostra rosa. Molti hanno carpito da quei confronti nuovi stimoli per fare di più e meglio. Ecco perché i meriti della salvezza partono innanzitutto da Martino".
E Zeman?
"Lui ha avuto una grande opportunità ed è stato sicuramente bravissimo nel saperla cogliere. Ha avuto l'umiltà di cambiare modulo, passando dal 4-3-3 ad un 3-5-2 che rappresentava meglio le caratteristiche dell'organico. Il tutto rafforzato anche dalla presenza umana e carismatica di Martino. E' stata la mossa decisiva perché tanti giocatori sono rinati, penso ad elementi come Porcino, De Francesco e Coralli ma anche a tante seconde linee che hanno dato un apporto fomdamentale, vedi Cucinotti. Ma una grande stagione l'hanno fatta anche Kosnic, Gianola e Bangu".
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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