“Agli altri lasciamo le parole, noi ci concentriamo sui fatti - dichiara il presidente Salvatore Caiata. Nonostante sia stato lasciato completamente solo, anzi avversato, il Potenza Calcio ha adempiuto a tutte le richieste inerenti alla domanda d'iscrizione al prossimo campionato di serie C. …”

E’ una dichiarazione  di routine  e di semplice comunicazione sullo “stato dell’arte”, ovvero è un messaggio di un disagio profondo e di una situazione che potrebbe avere sviluppi imprevedibili?

Per valutare la situazione,  con oculatezza,  bisogna considerare che Caiata è “uomo di comunicazione”, che sa come ben utilizzare i “mass media” e che le sue dichiarazioni non sono mai frutto di istintive considerazioni, bensì sono sempre la conseguenza di ponderate e valutate riflessioni, vagliati  gli effetti che possono produrre. La sua campagna di selfie, dopo la sottoscrizione dei  contratti con i  giocatori, senza indicarne i nomi, ed il suo  tormentone “u putenz è semb nu squadron”, in bocca a personaggi noti dello sport e dello spettacolo,  ne sono palese testimonianza.

Personalmente sono del parere che tutte le enunciazioni di Caiata abbiano un “filo logico” nonché delle motivazioni  concrete.

Il grido d’allarme purtroppo è come un film già visto. Nel corso di questi decenni molti, anzi tanti sono stati gli appelli lanciati dai Presidenti pro-tempore del Potenza Calcio. E quasi sempre sono caduti nel vuoto.

Ritrovarsi soli a gestire la Società più longeva della Basilicata è una cosa che si ripete ciclicamente.  Lo è stato fatto in passato, quando non c’erano implicazioni partitiche,  figuriamoci ora che il protagonista delle fortune della Società del leone, potrebbe “incassare”  consensi anche a livello elettorale.

Da sempre sia gli imprenditori qualificati, soprattutto i più sostanziosi,  che le amministrazioni locali sono state distanti e distratti dalle problematiche del Potenza Calcio. Pochi i casi di impegno concreto e fattivo, sia dell’uno che degli altri!

Il Potenza Calcio è stato sempre visto come una patata bollente da cui liberarsi. Come dire lasciare il cerino acceso in mano ad altri e defilarsi.

In alcuni ambiti le “fortune” della squadra sono viste con fastidio, come il fumo negli occhi, anche per i disagi che le partite casalinghe procurano,  considerato anche l’ubicazione, nel nucleo cittadino,  dello Stadio Viviani.

Come vorrei sbagliarmi. Come vorrei che fossero, da me,  mal interpretate le esternazioni di Caiata. Come vorrei che il suo  “lasciato solo, anzi  avversato” fosse solamente uno sfogo, verso chi non interpreta, adeguatamente, il suo ruolo nella società civile e non, invece, un messaggio criptato di isolamento, che dovrebbe far preoccupare.  Come vorrei che  il suo, fosse, semplicemente, un “grido d’allarme” per sensibilizzare la parte dormiente della comunità! Come vorrei che la formalizzazione dell’iscrizione, 2019/20,  fosse, altresì,  propedeutica ad una “grande stagione”.

Come vorrei…!

 

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 24 giugno 2019 alle 09:44
Autore: Giuseppe Rita
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