Le dinamiche che determinano, in alcuni casi, i risultati positivi, di una compagine calcistica, sono varie e molteplici. Una di queste è il giocare da SQUADRA.  In estate, ad esempio,    da parte del Potenza Calcio, sono stati messi sotto contratto  24 giocatori, molti dei quali, dotati di qualità, talento e capacità professionali non secondarie.  Anzi,  probabilmente, Taluni,  un lusso per la categoria,  furono “presi” per consentire il salto di qualità e, soprattutto, permettere nelle fasi di difficoltà delle partite,  di “prendere per mano” la squadra e guidarla alla conquista del “risultato”. Fondamentale per raggiungere gli obiettivi sperati e soddisfacenti è l’assemblaggio degli elementi che compongono  la SQUADRA, intesa come  una “entità” affiatata e coesa, cioè  “Un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune e può raggiungere l’impossibile”. Il principio vincente dovrebbe essere  quello di essere uniti, con spirito di abnegazione e di collaborazione, cercando di supportarsi e sopportarsi.  Il neo mister Giuseppe  Raffaele, nel suo primo approccio, alla vigilia delle partite in programma,   ha sentenziato riferendosi ai suoi “ragazzi”:  “Non esiste l’io”, come a voler lanciare un messaggio “forte e chiaro”. Quasi a  far sua la massima  di  Michael Jordan “…con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati”.  Sono premature le idonee valutazioni per questa stagione. Faccio un passo indietro; l’anno appena passato, con l’approdo in serie C dopo otto anni,  con  una cavalcata costante e trionfante, è stata la dimostrazione evidente che l’alchimia giusta e vincente si raggiunge con un sapiente mix di giocatori: leader e di gregari. Mi piace segnalare l’apporto dato agli esponenti di punta,  per singoli reparti, da Bertolo, Diop,  Siclari .  Esempio pratico: il ciclismo, sport di fatica e sacrificio, che  insegna come sia  vero che a vincere di solito è il campione, ma i suoi ringraziamenti, appena passata la linea del traguardo, a braccia alzate,  vanno ai suoi compagni di team. Solo con la dedizione  dei compagni, dei cosiddetti gregari, il campione può imporsi agli altri. Nei momenti di difficoltà, nei casi di crisi, nelle occasioni di defiance del “capo”, sono i “luogotenenti” a “trascinarlo”,  fino a traguardo. E’ estremamente negativo quando  ognuno gioca per sé stesso; ognuno vuole il suo momento di gloria e vuole ritagliarsi lo spazio di visibilità; ciò avviene quando regna poca armonia e coesione.  Il calcio è un gioco di squadra e solo se si lotta tutti assieme, per il medesimo obiettivo, si raggiungono i risultati sperati.

Non vince il singolo , ma vince la squadra . Si vince in 11+5 e si perde in 11+5 , oltre sempre all’allenatore che, spesso, ci mette del suo, sia in caso di vittoria che di sconfitta.   E’ risaputo “Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo”

Come a dire: meno giocolieri solitari e più sostanza collettiva.

Mister Raffaele predica, giustamente, … prima i tre punti e poi il gioco!

 

FOTO: di Michele Salvatore, che si ringrazia.  

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 ottobre 2018 alle 00:00
Autore: Giuseppe Rita
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