Si è aperta questa notte la XXXI edizione dei Giochi Olimpici in Brasile con la cerimonia inaugurale. La più antica e prestigiosa competizione sportiva a cinque anelli ha il via nell’incantevole cornice di Rio de Janeiro, per un’esperienza da vivere a 360° non solo sotto l’aspetto prettamente sportivo, come ci conferma il mezzofondista tre volte olimpionico Donato Sabia(due volte finalista degli 800m e in un’occasione come tecnico di Malta), che fino ad oggi era l’unico lucano, nato e cresciuto in Basilicata, ad aver partecipato ad una Olimpiade. Da oggi a condividere il primato ci saranno anche il cavaliere Emanuele Gaudiano nell’Equitazione e Alice Sinno nella Vela, con i due materani già sbarcati in terra carioca per gareggiare, rispettivamente, nel salto ostacoli e nella classe 470 nel duo femminile con Elena Berta. Donato Sabia, la massima espressione della regina dello sport in Basilicata, ci racconta sensazioni ed emozioni di disputare la massima competizione sportiva a livello globale:
Cosa si prova a partecipare ad una Olimpiade?
“Per noi dell’atletica è la massima aspirazione. Il coronamento di anni di lavoro e sacrificio, è stato come toccare il cielo con un dito”.
Ci racconta la sua prima esperienza a Los Angeles?
“Avevo 21 anni e l’ingresso allo stadio Coliseum di Los Angeles con migliaia di persone sugli spalti mi rimarrà sempre impresso. Ero quasi impaurito al 1° turno nelle batterie, poi ho superato la paura e mi sono concentrato solo sugli avversari e sulla gara”.
Quella di Seoul?
“Ero più esperto visto che era la seconda partecipazione, sapevo già a cosa andavo incontro. Ma la tensione e l’adrenalina sono rimaste uguali alla prima, d’altronde nello sport si vive per queste emozioni”.
Invece quella di Sidney da tecnico ha assunto un valore diverso?
“E’ l’Olimpiade che mi sono goduto di più, portai a Sidney due atleti maltesi che erano bravi ma non abbastanza da superare il 1° turno. Senza la pressione del risultato sportivo mi sono goduto l’esperienza a 360° su tutto quello che ruotava intorno alla pista e al villaggio olimpico”.
Come ha vissuto l’attesa di una competizione così importante?
“Prima di Los Angeles siamo stati un mese a San Diego per il raduno pre-olimpico. Partivo da favorito avendo il 2° miglior tempo della stagione e un tendine infiammato ha accresciuto ancor di più la tensione. Probabilmente un approccio più sereno sarebbe stato ideale”.
Come ci si prepara alle Olimpiadi?
“E’ una preparazione lunga 4 anni, il bravo tecnico è quello che riesce a portarti alla fine del ciclo al top della condizione. I primi anni sono di sperimentazione per valutare la programmazione ideale da attuare nell’anno Olimpico. Ho avuto la fortuna di avere due ottimi tecnici, Vittori a Los Angeles e Donati a Seoul”.
Due volte finalista negli 800m, risultati che hanno proiettato la Basilicata nella storia della kermesse a cinque cerchi?
“Sono stato il primo atleta lucano di tutte le discipline ad aver disputato le Olimpiadi in due edizioni da atleta e in una da Tecnico. Ma non sarò più l’unico perché dalla nascita dei moderni Giochi Olimpici di De Coubertin, anche Gaudiano e Sinno vivranno questa sensazionale esperienza”.
I Giochi Olimpici sono un’esperienza da vivere anche fuori dalla pista?
“L’aria che si respira nel villaggio olimpico è incredibile, un’atmosfera stupenda. C’è la concreta percezione come lo sport unisca tutte le nazioni sotto un’unica bandiera. Le Olimpiadi hanno il potere di sospendere i conflitti, come già accaduto in passato, e speriamo che questa tradizione prosegua nel tempo portando all’estinzione di tutte le guerre”.
Ricorda qualche aneddoto divertente o qualche episodio curioso?
“A Los Angeles ci fu il blocco della selezione della Russia, ma sfortunatamente i russi non erano bravi nella mia disciplina e non ne trassi vantaggio. Sempre in California nel raduno pre-olimpico a San Diego, usavamo cenare al ristorante e pranzare in albergo. L’unico che sapeva cavarsela ai fornelli era Pietro Mennea, che preparava il sughetto, calava la pasta e quando era tutto in tavola gridava in pugliese “ragazzi, è pronta la pasta”. Lo raggiungevamo e si faceva trovare con uno straccio in testa per simulare il cappello da chef, con Mennea che cucinava per tutta la nazionale”.
Come è cambiata la competizione ad oggi?
“Credo che l’esasperazione mediatica accresca le tensioni degli atleti a raggiungere ad ogni costo il risultato, anche perché vincere una medaglia in una grande vetrina come l’Olimpiade ti cambia la vita”.
Il doping è uno spettro che aleggia sulle Olimpiadi?
“Purtroppo si. Gli atleti sono diventati più bravi ed esperti ad aggirare i controlli. A mio parere c’è un solo modo per depennare il problema ed è l’analisi del sangue che non permette errori. Invece si va avanti con gli esami delle urine che possono essere modificati e manipolati. A malincuore credo che il doping non verrà mai estirpato per i troppi interessi che girano intorno allo sport”.
Che idea si è fatto del Caso Schwazer?
“Con Schwazer ci ho parlato un paio di volte e non potrei di certo metterci la mano sul fuoco, ciò che invece farei per Sandro Donati che è stato il mio tecnico per diversi anni. Conosco l’uomo, la sua storia e l’ho affiancato nella sua lotta al doping. Abbiamo parlato più volte della sua gestione di Schwazer con controlli periodici al San Camillo di Roma, quindi è impossibile che il paladino dell’anti-doping possa essere passato dall’altra parte. A mio parere è un complotto internazionale perché un eventuale successo di Schwazer sarebbe stato un messaggio pericoloso per chi trae vantaggio dal giro di affari che ruota intorno allo sport. Spero che il Tas si accorga delle vistose anomalie riscontrate da Donati nelle modalità delle analisi e possa sospendere la pena permettendo a Schwazer di gareggiare sub iudice”.
Dopo di lei, a distanza di 28 anni, due lucani tornano alle olimpiadi. Una grande orgoglio?
“Certamente. Le partecipazioni di Gaudiano e Sinno mi hanno fatto fare un salto di quasi 30 anni nel passato facendomi tornare in mente emozioni e ricordi nell’avvicinarsi all’Olimpiade. Una grande soddisfazione per la Basilicata e spero che possano, dopo tanti anni, riportare in alto il nome della nostra regione”.
E’ amareggiato di non essere più l’unico lucano ad aver gareggiato ad una Olimpiade?
“Visto che ero l’unico lucano ad aver partecipato ai Giochi Olimpici mi chiamavano sempre per le premiazioni, ora invece ci saranno altri due giovani atleti che potranno sostituirmi(ride ndr). A parte gli scherzi era ora e spero che anche nell’atletica possa uscire fuori il campioncino che possa raggiungere un grande traguardo”.
Quali consigli hai da dare a Gaudiano e a Sinno?
“Posso dire ai ragazzi di dare tutto se stessi, la tensione fa parte del gioco e può renderli più lucidi e concentrati. Gli faccio un grande in bocca al lupo augurandogli che sia la prima Olimpiade di una lunga serie”.
Autore: Manuel Scalese / Twitter: @ManuelScalese
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