Tre pareggi a fronte di quattro sconfitte negli ultimi sette incontri disputati. Cifre preoccupanti, termometro di una condizione di forma complessiva del team che fatica a migliorare. Il Bisceglie ha perso anche il conforto benevolo della classifica oltre alla delicata gara in trasferta sul rettangolo di un Siracusa più concreto e un pizzico fortunato. Perché la svolta, al match del "Nicola De Simone", i nerazzurri di Ciro Ginestra l'avrebbero potuta dare al 19° del primo tempo: li ha fermati il palo.
Sabato pomeriggio è andato in scena un faccia a faccia nel segno del timore di farsi del male pur nella consapevolezza che un pari sarebbe stato di ridotta utilità per quanto gradito sotto il profilo psicologico. Costretto dalle contingenze (Maestrelli squalificato, Maccarrone reintegrato nel gruppo per la trasferta ma non impiegato) a disporsi con una linea difensiva formata da quattro calciatori, il collettivo stellato ha palesato tutte le difficoltà temute nel reggere un assetto poco provato e tutt'altro che rispondente alle caratteristiche dei suoi interpreti.
Pazienza, dal suo 4-3-1-2, ha chiesto e ottenuto quella duttilità con cui il cast siciliano ha spesso creato situazioni di superiorità numerica sulle ali, rinunciando quasi del tutto alla verticalizzazione. Una lettura cui la compagine ospite ha saputo porre rimedi evasivi, basando le sue trame più pericolose esclusivamente sulla fantasia del sinistro di Jakimovski, ancora una volta il migliore in campo nel Bisceglie.
Eppure la più nitida opportunità per sbloccare il risultato, in un primo tempo noioso, l'hanno avuta i viaggianti. Il montante centrato da Andrea Calandra al 19°, sugli sviluppi di un'elaborata azione che ha portato Longo a mettere un invitante pallone nel cuore dei sedici metri aretusei, ha impedito uno 0-1 che pure i nerazzurri avrebbero meritato in considerazione della buona chance non sfruttata di testa da Carmine De Sena (14°), poi replicata al 35° e soprattutto di una lusinghiera prova per oltre mezz'ora.
Tre gli squilli, tutti in rapida successione, del campanello d'allarme sul finire della prima frazione: un Crispino salvifico - come spesso gli succede - ha disinnescato il velenoso destro di Vazquez su punizione al 41° e sul susseguente calcio d'angolo si è opposto a Catania, respingendo d'istinto la conclusione a botta sicura dell'attaccante avversario, resa possibile da uno svarione di Markic che per farsi perdonare ha poi salvato sulla linea il tentativo di tap-in di Celeste.
Siracusa più intraprendente nella ripresa: il giusto per riuscire a incamerare la vittoria, non abbastanza per meritarla. Un appannato Starita ha lasciato spazio al rientrante Scalzone ma il Bisceglie ha progressivamente perso terreno e metri, con Giacomarro in ombra sulla mediana e i padroni di casa decisi a far valere le poche idee e le ridotte energie sulle corsie esterne.
Il gol vincente è giunto a sette minuti dallo scoccare del novantesimo e nelle modalità più beffarde: un innocuo calcio piazzato del subentrato Rossini da oltre 35 metri è stato capitalizzato da Catania, abilmente sfuggito al suo marcatore: inzuccata dall'interno dell'area piccola e palla alle spalle dell'incolpevole Crispino. Insufficienti sia le forze che il tempo per provare a ristabilire la parità malgrado gli ingressi di Bottalico per Risolo e Camporeale al posto di Calandra.
Sabato 24 novembre, al "Gustavo Ventura", il bivio stretto col Potenza: a prescindere dallo spessore dei prossimi contendenti, il Bisceglie dovrà tentarle tutte per tornare a fare risultato pieno.
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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