Il paragone, tutto sommato, ci può anche stare e non solamente per la dislocazione territoriale, vista la portata - rapportata alla categoria - dell'impresa compiuta. Il Calcio Caldiero Terme, espressione calcistica di un "paesone" di circa 8mila anime della Bassa Veronese, ha vinto il proprio girone di serie D e l'anno venturo militerà tra i professionisti. Per la prima volta nella sua storia.
Un risultato sportivo clamoroso, di quelli che fanno stropicciare gli occhi, visto che gli avversari della compagine veronese rispondevano ai nomi di Piacenza (sì, quel Piacenza), Desenzano (dove gioca Paloschi, si quel Paloschi), Pro Palazzolo e Arconatese, "squadroni" costruiti con il preciso obiettivo di vincere il campionato.
Ma nessuno dei "big team" aveva fatto i conti con il "piccolo" Caldiero Terme, una squadra dove 10 dei giocatori dell'organico non sono professionisti e conciliano il lavoro con il calcio, con l'allenatore che ha fatto i salti mortali per coniugare la propria attività professionale con il pallone.
Cristian Soave è il condottiero coraggioso di una squadra che ha scritto una pagina storica per il calcio dilettantistico italiano ed è un volto assolutamente noto alle nostre latitudini, avendo vestito - da calciatore - la maglia del Trento nella stagione 2004 - 2005 (15 reti in maglia gialloblù) e poi, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, per aver guidato per una stagione e mezza il Dro, conducendo la formazione gardesana a due clamorose salvezze in Quarta Serie, la prima dopo una rincorsa pazzesca: al momento dell'arrivo sulla panchina gialloverde (gli stessi colori del Caldiero), i trentini avevano conquistato un punto appena in sei partite.
"L'esperienza a Dro fa parte della mia "gavetta", di quel percorso che ho affrontato con tanti sforzi e sacrifici - esordisce il tecnico veronese - e durante il quale nessuno mi ha regalato nulla. Mi sto godendo veramente la promozione, perché è il frutto di anni di duro lavoro. Mi sono conquistato la possibilità di allenare in serie C senza scorciatoie e vie preferenziali. E della stagione e mezza in Trentino conservo ricordi incredibili, che resteranno indelebili nella mia mente. Uno dei messaggi più emozionanti che ho ricevuto dopo la promozione è arrivato dalla signora Adriana Angeli, la moglie di Loris, il presidente e "l'anima" di quella società. Mi ha scritto: "Loris starà festeggiando Lassù e starà facendo casino assieme a tua moglie". E da Dro ho ricevuto tantissimi altri attestati di stima. Un'ulteriore soddisfazione in un momento di enorme gioia".
Sacrifici e sforzi, per l'appunto. Cristian Soave non ha mai smesso di lavorare ed ha sempre fatto i salti mortali per far coesistere il calcio con la sua attività da operatore ecologico, che lo vede impegnato sulle strade dalle 4 alle 10 di mattina.
"Ah, la giornata è scandita sempre nello stesso modo - prosegue -: sveglia alle 3, dalle 4 alle 10 si lavora, poi si torna a casa, si riposa un po' e si prepara l'allenamento. Alle 12.30 partenza per Caldiero, allenamento, post seduta al computer, cena e a letto. Dura? Molto, ma ormai sono abituato e la vittoria di domenica mi ha ripagato ampiamente di tutti gli sforzi profusi. Lunedì? Scaramanticamente non l'avevo detto a nessuno, ma avevo preso un giorno di ferie per recuperare dalle fatiche della partita e della festa successiva. Martedì mattina, però, la sveglia è suonata puntuale. Adesso c'è da organizzarsi per il futuro: il lavoro non si tocca, passerò al part time, ma di mollare la mia attività non se ne parla. E' troppo preziosa e importante".
Domenica è arrivato il trionfo sul campo del Villa Valle grazie ad un primo tempo assolutamente perfetto e concluso sul 4 a 0 in favore dei veronesi, ma il campionato il Caldiero Terme l'ha vinto probabilmente sette giorni prima quando Filiciotto ha deciso, al minuto 94, la sfida contro il Ciserano. Quella è stata la rete più pesante dell'annata, prima dell'apoteosi in terra bergamasca.
"Sì, è così - analizza -, perché, avanti di due reti, ci siamo fatti rimontare e al quarto minuto di recupero abbiamo avuto la forza di trovare il gol più importante della stagione, che ci ha permesso di tenere alle spalle il Piacenza che, altrimenti, ci avrebbe superato. A fine partita mio figlio mi ha abbracciato e mi ha detto: "quel gol l'ha fatto la mamma". E, probabilmente, è così".
Quattro anni fa, infatti, Cristian Soave ha perso la moglie Elisabetta, scomparsa a causa di una grave malattia. Nonostante il terribile lutto, l'allenatore veronese è riuscito ad andare avanti, circondato dall'amore e dalla spinta dei suoi tre figli e dei suoi genitori.
"La prima dedica - conclude - infatti va a loro, perché senza il supporto dei miei genitori, la pazienza e l'amore dei miei figli forse avrei mollato. E, invece, domenica me li sono ritrovati in campo quando i nostri tifosi hanno invaso il campo dopo il triplice fischio. E' stata una sorpresa incredibile: non sapevo sarebbero venuti, non me l'aspettavo e, invece, mio papà me li ha portati al campo. Lacrime? Tante. E poi, consentitemelo per una volta, di dedicare il successo a me stesso. Non voglio sembrare presuntuoso ma - da Cristian a Cristian - mi dico: "te la sei meritata". La serie C? Ci penseremo, abbiamo già qualche idee, ma sicuramente tutto verrà fatto con grande raziocinio, che è la parola d'ordine per la società. Da sempre. Io non vedo l'ora di affrontare la nuova avventura ma, adesso, ancora per qualche giorno voglio godermela. Fatico ancora a realizzare cosa abbiamo "combinato" (sì, usa proprio questa parola, ndr), ma sarà bellissimo rendersene conto piano piano. E, lo ribadisco, questa vittoria ce la siamo meritata, dal primo all'ultimo".
Autore: Redazione / Twitter: @tuttopotenza
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