Nella saga dell' Europeo islandese, popolata di storie incredibili come quella del c.t. dentista, del portiere cameraman, di vulcani, geotermia, costosissimi campi coperti, battaglia all' alcolismo e danze evocative dopo la partita, adesso compare un altro elemento, del tutto nuovo, da analizzare per comprendere meglio il fenomeno che sta affascinando il calcio e non solo: se la storica partita contro l' Inghilterra di lunedì sera è stata vista dal 99,8% della popolazione dell' isola, letteralmente impazzita per il pallone, cosa diavolo stavano facendo le 650 persone che non l' hanno guardata?

Magari lavoravano in qualche agenzia di viaggi, dato che sono stati subito approntati due aerei extra per la prossima sfida con la Francia a Parigi e anche i giocatori devono fare i conti con la storia che loro stessi stanno scrivendo: «Qualcuno dei ragazzi aveva già prenotato le proprie vacanze - ha raccontato il c.t. dentista Heimir Hallgrimsson, che dopo l' Europeo si affrancherà dal più esperto svedese Lagerback e sarà l' unico allenatore della Nazionale - ma sfortunatamente dovranno continuare a giocare…».

Di sicuro qualcuno a Reykjavik sarà stato distratto dai soldi, vinti puntando sull' incredibile squadra dell' isola di ghiaccio che è riuscita a rimontare in pochi minuti lo svantaggio contro l' Inghilterra: «Abbiamo perso dei milioni a causa di questo trionfo - ha twittato il direttore dei monopoli islandesi - dobbiamo pagare circa 3,7 volte tanto quello che abbiamo incassato, ma va comunque benissimo così».

Perché ovviamente la scommessa islandese non finisce qui. E adesso anche la Francia, prossima avversaria a Saint Denis domenica sera deve fare molta attenzione a questo 4-4-2 spigoloso, fatto di cuore, applicazione, forza fisica ma anche, contro l'Inghilterra («Nella nostra miglior partita di sempre» secondo l'ex pescarese Bjarnason), di una maggiore capacità di contrattaccare.

Lo scorso settembre è già toccato all'Under 21 dei Bleus perdere (3-2) sull' isola nel pallone, che ha ancora voglia di ripetere la suggestiva danza della propria squadra, coi giocatori a battere la mani a fine partita, tenendo il ritmo con il pubblico. E di urlare senza ritegno, come il telecronista Gudmundur Benediktsson, le cui esultanze stanno diventando un cult: «Non svegliatemi mai da questo sogno folle! L'Islanda va a Parigi, l'Inghilterra va a casa! Uscite dall' Europa, andatevene dove volete! Inghilterra 1, Islanda 2, questo è il risultato finale!».

Con gli inglesi sarà meglio andarci piano, visto che il sogno delle famiglie islandesi e dei loro figli adolescenti è sempre la Premier League. Se Alfred Finbogason ha iniziato alla Torres di Sassari mentre era borsista universitario con Intercultura, Gylfi Sigurdsson, stella dello Swansea di Guidolin e di una Nazionale in cui tutti e 23 i giocatori lavorano all' estero, a 15 anni si trasferì con papà e mamma a Reading per poi diventare quello che è oggi, ovvero il Beckham dei vulcani.

«Se un presidente di una squadra italiana avesse coraggio dovrebbe prendere 4-5 di noi - dice Bjarnason, che ora è al Basilea -: perché assieme, come gruppo, rendiamo infinitamente di più. Stiamo assieme da 10 anni e l' arrivo di Lagerback nel 2011 ci ha dato più disciplina tattica: questo Europeo dimostra che con una buona difesa, nulla è impossibile. E anche noi possiamo farcela, contro chiunque». La notte bianca dell' Islanda non è ancora finita: quei 650 perditempo sono avvertiti.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 29 giugno 2016 alle 11:48 / Fonte: Corriere.it
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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