Il termine bullo pare che derivi dal tedesco “bule” (amico intimo), parola che col passare del tempo ha assunto una connotazione negativa trasformandosi da amico a prepotente. E’ curioso però notare che nel termine “bullo” sia contenuta la parola inglese bull (toro) ovvero l’animale simbolo del Nardò e ieri tra Potenza e Nardò di bulli e bulletti ne abbiamo visti di ogni sorta, fisionomia, dimensione e condizione socio-economica, in piena diretta televisiva.

Cominciamo col dire che, al netto degli episodi, i neretini hanno meritato la vittoria, visto che ci hanno messo tutta la determinazione di questo mondo per battere il Potenza, una sorta di rivalsa per il loro anonimo campionato e per essere stati eliminati beffardamente dalla coppa Italia proprio dagli uomini di Ragno.

Detto questo bisogna però sottolineare che lo spettacolo andato in scena allo Stadio Giovanni Paolo II di Nardò è stato a dir poco deprimente sotto tutti i punti di vista. Non deve essere stato facile per i rossoblu giocare in un’atmosfera da girone dantesco, con loschi figuri che popolavano le tribune, il campo, e persino la panchina. Diciamo che abbiamo visto più intimidazioni che gioco. Il calcione rifilato a Siclari dopo una manciata di secondi dal fischio d'avvio e q

uello che ha messo Knock-out Bertolo, dopo nemmeno una quarto d’ora, hanno subito fatto capire che tipo di incontro sarebbe stato.

La scena dell’energumeno che si avventa contro la panchina rossoblu ringhiando come un cane rabbioso, trattenuto a stento dagli stewards, il cui solo alito era in grado di stendere un rinoceronte in corsa, è stata la perla di giornata, il perfetto epilogo per una partita giocata in un ambiente raffinato ed elegante, fatto di gentlemen e delicate fanciulle, di tazze da thè di porcellana finissima, pasticcini e risate contenute, timide occhiate, sorrisi e applausi misurati (come recita il comunicato neretino scritto con una penna in piuma d’oca da una discendente di Jane Austen), di calcioni, nasi rotti, insulti, bestemmie, minacce e tentate aggressioni a detta della questura, con i raccattapalle dileguati non appena il Nardò è passato in vantaggio (grande segno di sportività, un mero esempio di lealtà e correttezza da dare ai giovani, nel puro stile cavalleresco di fine ottocento roba da far commuovere anche il barone de Cubertin).

Qualcuno potrebbe dire: “Vabbè avete perso e adesso vi sfogate così. Se França avesse segnato invece di colpire la traversa adesso parlereste d'altro.”.

E’ vero, in una partita brutta, ma brutta assai, la sconfitta fa male perché frutto di episodi, e mi riferisco non tanto al legno del brasiliano, quanto al disimpegno abbastanza approssimativo di Guadalupi che, invece di buttarsi sulla fascia, ha sciaguratamente cercato la via di fuga attraverso l’area, regalando il pallone a Cavaliere permettendogli di insaccare il gollonzo di giornata; forse alla fine un pareggio sarebbe stato più giusto, ma, come ho detto prima, il Nardò ha meritato di vincere perché ci ha messo tutto quello che ci poteva mettere e il Potenza non è mai stato in partita, però leggere un comunicato come quello del Nardò in cui si definiscono “signori” fa accapponare la pelle.. come si dice: Signori si Nasce…  e noi, modestamente, lo nacquimo!

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 23 aprile 2018 alle 13:34 / Fonte: Terradibasilicata.it
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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