Una storia che fa bene al cuore...

Musa Juwara è un ragazzo gambiano del 2001 e oggi ha deciso, insieme al suo connazionale Barrow, la partita del Meazza contro l’Inter in rimonta.

Ma la sua è una di quelle tristi storie che sentiamo spesso, lui è uno dei tanti che attraversano l’infernale viaggio della speranza. Con un barcone è sbarcato dopo disperati giorni passati in mare nei pressi di Messina: era il 10 giugno 2016, aveva solo quattordici anni.

Dopo l'approdo in Sicilia viene trasferito a Ruoti, provincia di Potenza e lì, nel piccolo paesino della Basilicata, trova i suoi angeli custodi: l’allenatore di una scuola calcio, la Virtus Avigliano, Tonino Summa, e la moglie, Loredana Bruno, ottengono l’affidamento.

Il ragazzo mostra subito che a pallone ci sa fare, fa parlare subito di sé, vince anche uno scudetto nel campionato regionale Allievi.

La sua classe viene notata da tanti club di serie A e la sua nuova famiglia, dopo aver vagliato le tante offerte, sceglie il Chievo, «visto – come spiega Loredana – il percorso anche scolastico ed educativo proposto dal club: e Musa tiene molto alla scuola perché il nonno, suo riferimento, gli aveva sempre detto “prima la cultura”».

Quando tutto sembrava andare per il meglio la Figc nega il tesseramento: «Musa era quasi finito in depressione, stava malissimo, il suo sogno si stava spezzando e faticavamo a spiegargli la burocrazia». Poi scatta il ricorso d’urgenza presso il Tribunale di Potenza, ricorso che la famiglia affidataria di Juwara riesce a vincere.

E così è arrivato il via libera al tesseramento per il Chievo, che gli ha permesso a sua volta di approdare qualche anno dopo nelle giovanili del Bologna.

Quest’anno l’esordio in serie A, oggi il primo gol nella massima serie. In uno degli stadi più gloriosi e affascinanti del mondo, San Siro.

Non poteva scegliere posto migliore per realizzare il suo sogno.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 06 luglio 2020 alle 21:33 / Fonte: Romanzo Calcistico
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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