La "manita" subita dal fanalino di coda Madrepietra Daunia ha lasciato strascichi in casa rossoblu, a partire dal silenzio stampa indetto dalla società. I presidenti Vangone e Vertolomo hanno abbandonato in anticipo, rispetto al termine del match, lo stadio Curcio per riunirsi e valutare serenamente il da farsi. Si perché alla gogna, oltre al portiere Sutalo, c'è finito anche mister Pirozzi, reo di non aver avvertito il disagio e il segnale di mancata serenità del portiere croato lanciato già dal match contro l'Agropoli e allo scarso tempismo nel richiamarlo in panchina prima che le cose si fossero compromesse ulteriormente. Ma in questi casi la verità sta sempre nel mezzo. Come è vero che le responsabilità sono del tecnico ebolitano e anche onesto dire che il lavoro di un allenatore andrebbe valutato nell'ottica di una situazione che possa almeno definirsi normale. E non sembra di certo consuetudine di qualsiasi squadra, figuriamoci se dovesse ambire al vertice come il Potenza, lavorare con 13 giocatori da campo(15 con i portieri). Il portiere, inoltre, l'avrà pur scelto qualcuno dopo averne tesserati ben sei nella passata stagione, non l'ha portato mica l'allenatore. Misteri del calcio, sta di fatto che Pirozzi ha pagato per le solite lacune societarie, che nonostante si cerchino di coprire tornano puntualmente a galla. Alla luce delle problematiche già vissute nella passata stagione, come ripetiamo ormai da tempo, la società avrebbe dovuto sin da maggio strutturarsi a livello societario, si attende difatti ancora l'organigramma promesso da V&V nella presentazione di Esposito prima e di Pirozzi poi, e individuare gli estremi difensori che tanto avevano fatto penare nella scorsa tornata agonistica. E invece la società per l'ennesima volta ha messo a disposizione di Pirozzi i soli Sutalo e Napoli. Bisogna solo ringraziare l'abnegazione del portiere campano se ora il Potenza potrà schierare almeno un estremo affidabile nel prossimpo match contro il Bisceglie, visto che Sutalo sembrerebbe ormai completamente bruciato dalla necessità di schierare l'under del '98, dall'esiguo numero della rosa e da una mala gestione del giovane calciatore. La mancanza di un adeguato organico non permette al tecnico di poter affrontare una normale settimana di allenamento, con difficoltà nel provare schemi, tattiche, movimenti e palle inattive. A tutto ciò si aggiunge l'aspetto motivazionale con i soliti undici ormai certi della loro maglia, mentre una sana competizione interna tra calciatori della medesima caratura non può far altro che incrementare il rendimento, l'attenzione e la concentrazione della squadra. Chiudiamo parafrasonando le parole di De Gregori "Non è mica da questi particolari che si giudica un 'allenatore' "...

Sezione: Gli ex rossoblu / Data: Lun 14 novembre 2016 alle 19:24
Autore: Manuel Scalese / Twitter: @ManuelScalese
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