Salenitana-Verona è molto di più di una semplice gara da disputarsi sul rettangolo verde. È partita vera, dapprima sugli spalti. Riscattare quell’1-0 del 19 giugno 2011 che non servì a regalare la promozione ai granata di Breda è l’obiettivo. Ma questa è storia vecchia. L’attualità dice che il sipario dell’Arechi – per la prima gara interna della stagione – non poteva riservare ai supporters di fede granata brivido più forte. Il clima è incandescente come dimostrato dall’accoglienza riservata agli uomini di Pecchia al momento dell’ingresso in campo per il consueto sopralluogo. “Chi non salta è veronese” ha intonato la Sud, salvo dover edulcorare svariate espressioni di una mai celata antipatia. Immancabile l’apostrofo su Giulietta, oggetto di sfottò ad opera della Sud. Tutto il prepartita è stato ovviamente caratterizzato da continui e ripetuti cori contro i tifosi gialloblù. L’apoteosi la si è raggiunta nel momento dell’ingresso sugli spalti dei tifosi scaligeri, accompagnato da soliti e infelici cori razzisti. Poco più di un centinaio (111 a voler essere precisi) i supporters a seguito della squadra, numero sufficiente per dar luogo ad un continuo botta e risposta tra le due curve. L’ingresso in campo delle due squadre vede la Curva Sud Siberiano esibirsi in una splendida sciarpata.
19.709 (dato che include la quota abbonati e i 111 provenienti da Verona) gli spettatori presenti sulle gradinate del Principe degli Stadi di cui un gruppetto proveniente da Bari (a sostegno dei fratelli salernitani) assiepato nella Sud.
“Voce grinta e ardore noi il cuore pulsante di questo grande amore” questo lo striscione esposto al momento del rientro in campo delle due compagini. Ed è un’autentica bolgia quando un’inzuccata di Coda rimette il risultato in parità. La Sud letteralmente in estasi intona il coro più rappresentativo dell’essere salernitano, ed è incessante lo sventolio di bandiere a far da cornice ad un Arechi che canta all’unisono. Finisce 1-1 la partita tra Salernitana e Verona tra gli applausi della Sud per i propri beniamini e l’immancabile coro contro il nemico veronese.La prudenza non è mai troppa. Ma a bocce ferme viene da pensare se davvero sia valsa la pena bloccare e militarizzare una città per l’arrivo di 111 (centoundici, non uno di più) tifosi del Verona. Tutti tesserati, quindi già preventivamente “schedati” dalle forze dell’ordine. Mentre scriviamo l’orologio segna le 23.30 circa e nell’orecchio c’è ancora il ronzio dell’elicottero che per tutta la serata ha sorvolato sul perimetro dello stadio per dar man forte ai circa 200 uomini che a terra monitoravano l’area, già interdetta da un’invalicabile barriera di container a dividere il settore ospiti da distinti e tribuna. Fortunatamente tutto è filato liscio come l’olio. O quasi. Perché alla soddisfazione per una bella giornata di sport conclusasi con un prezioso pareggio per la Salernitana, fa da contraltare la solita e perdurante imbecillità di chi dal settore ospiti ha ben pensato di intonare cori irripetibili, con un unico denominatore: l’odio e la discriminazione razziale e territoriale. Si fa presto a guardare in casa d’altri, a condannare la brutta accoglienza riservata nella famigerata gara di ritorno dei playoff dell’ormai lontano 19 giugno 2011. Da quel momento Salerno è cresciuta e maturata come intero movimento calcistico. Altri, invece, sono rimasti fermi immobili nella loro idiozia. Un (triste) dato di fatto che va sottolineato con grande onestà intellettuale. Al di là di ogni campanilismo.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 05 settembre 2016 alle 13:56
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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