Ancora pochi giorni  e ci siamo, per  la festa patronale di San Gerardo, edizione 2016.
Spero che quest’anno  non ci siano gratuite e ingenerose  critiche nei riguardi degli organizzatori. Si dimentica  che i giovani, spesso con sacrifici personali,   si mettono sempre in gioco nel pianificare e gestire eventi. Ricordo, ai più distratti,  che molte delle intelligenze di questo territorio, sono costrette a lasciare la loro terra, andando  ad “arricchire”, loro malgrado,  altre regioni.
Quelli che restano in città, con tanto coraggio,  si impegnano per la collettività ed il sociale, con proposte concrete e lungimiranti e dovrebbero essere, per questo,   sempre  tutelati,  sostenuti e incoraggiati.
Non bisognerebbe mai scordare che il rischio spopolamento del nostro territorio è un pericolo incombente, non sempre correttamente valutato.
Come è vero che alcuni paesi della provincia vanno incontro ad un  massiccio e costante esodo. 
Non è cosa di poco conto,  riuscire ad aggregare, nelle manifestazioni organizzate, migliaia di persone con un’attività di socializzazione, in una realtà consolidata  che non considera la cooperazione e l’aggregazione,  punti fondamentali per un vivere civile.
Due sono soprattutto i gruppi  più impegnati per la Parata dei Turchi:
l’Associazione Culturale  Portatori del Santo e I Portatori della Iaccara.
I primi organizzano anche l’iniziativa del pranzo comunitario che  nacque diciannove anni fa (1997), quando i Portatori del Santo, prima di prendere parte alla sfilata e già con indosso i costumi “da parata”, decisero di andare a mangiare tutti assieme.
Suscitarono la curiosità sia della popolazione locale che  di quella forestiera, per cui decisero negli anni seguenti di continuare la “saga”.
Un pranzo all’aperto, nel centro storico della città, rallegrato da tanta musica,  porta divertimento, allegria e amicizia. E’ contagioso il ritmo dei  balli tradizionali e l’entusiasmo  sancito dallo spirito di appartenenza alla medesima comunità.
I Portatori della Iaccara, di più recente costituzione (2009) e che hanno nel loro stemma identificativo il motto latino “ Pro Aris et Focis” – Per Dio e per la Patria-  operano,già dai mesi precedenti la Parata,con un’attività preparatoria.
Provvedono  a  ordinare le canne, selezionandole, pulendole e allineandole, che poi serviranno a preparare il fascio  (la Iaccara) di una lunghezza di circa 12 metri e di un peso che sfiora la tonnellata.  La Iaccara  è  portata a spalle, unitamente ad una figura burlesca che si sistema a cavalcioni,  da circa 20/25 portatori per volta, nel poco agevole percorso,  fino al  termine della sfilata, quando viene innalzata a braccia,nella sua lunghezza,  scalata dal Capoiaccara e incendiata in piazza Matteotti (Sedile), sotto le finestre del Municipio.   
Se le tradizioni dovessero continuare, lo si deve  a questi “ragazzi della mia città” che,  con particolare dedizione, vigilano affinché la memoria e quel  che li lega alla loro terra,  venga tutelato e  custodito.
Merito di ambedue le Associazioni è anche quello di diffondere, attraverso seminari nelle scuole  cittadine, l’origine delle tradizioni stimolando a proseguirle e non a disperderle, illustrando che  queste “memorie”  sono  patrimonio della  comunità e vanno preservate da contaminazioni negative.
Portare a spalla il Tempietto di San Gerardo, così come la pesante e scomoda  Iaccara,  nelle lunghe e pendenti strade previste per la Parata dei Turchi,   è da considerare una testimonianza del legame a questa comunità, di cui i cittadini di Potenza dovrebbero andare fieri. 
Vedere, poi,  la città nei giorni dedicati alle festività di San Gerardo, particolarmente attiva e “vissuta” da tanta gioventù che è animata soprattutto di passione, vitalità , voglia di vivere e di partecipare ,  deve far riflettere sulla bontà di questa iniziativa.
La popolazione, da sempre,  resta favorevolmente contagiata da questo sano entusiasmo e da questo “bagno di gioventù”.
Molti giovani, residenti  per lavoro o studio in località lontane,  affrontano un faticoso viaggio per ritornare a Potenza,  pur di dire “Io c’ero”.
Certamente questo “evento” non deve essere menomato e sminuito  da inutili e sterili polemiche di coloro che  preferirebbero una comunità silente, dormiente ed apatica, non “reggendo” una città viva, sveglia e partecipe.
Questa edizione delle festività, sarà verosimilmente vissuta nel ricordo di Adelaide mancata,   prematuramente, per una grave malattia e facente parte dell’Associazione  PdS, oltre che  di Agostino e Donato  dei PdI,  vittime di un grave incidente, nel maneggiare le armi, mentre coltivavano la loro passione di figuranti, in una rappresentazione storica nello scorso mese di Agosto.
E pensando ad altri “associati” non più fra noi. 
Stare  al fianco dei Portatori del Santo, dei Portatori della Iaccara e dei tanti Giovani  laboriosi  è sacrosanto e doveroso.
Bisognerebbe condividerne, anche,  lo spirito e le finalità!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 22 maggio 2016 alle 00:00 / Fonte: ILQUOTIDIANODELSUD di Sab.21.05.16
Autore: Giuseppe Rita
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