La proposta della LND di far retrocedere in Eccellenza le ultime quattro squadre classificate dei nove gironi di Serie D non è andata giù alle dirette interessate. Ieri è infatti uscito un comunicato, firmato da 31 delle 36 società condannate, tra cui il Grumentum Val D’Agri del presidente Antonio Petraglia, in cui le stesse hanno “dichiarato guerra” a FIGC e Lega Nazionale Dilettanti per la proposta indecente avanzata dallo stesso organo che cura, o almeno dovrebbe, gli interessi del calcio dilettantistico in Italia.
Per tale scopo è stato costituito un gruppo, denominato “Serie D Salviamoci“, alla cui guida ci sarà proprio Petraglia che, oltre ad essere il presidente del Grumentum, è anche avvocato, nonché giurista. Il 57 enne di Grumento Nova, dopo il suo intervento ai nostri microfoni di qualche settimana fa, si è quindi concesso nuovamente a Metropolitan Magazine, esponendo il suo punto di vista su questa particolare, nonché irriguardosa proposta della LND.
Petraglia: “Questa è soprattutto una battaglia di valori”
Partendo dal principio, abbiamo subito chiesto al presidente Petraglia un commento su questa delicata situazione, anche alla luce del comunicato uscito ieri. Il numero uno del Grumentum ci ha risposto così:
Come avrete sicuramente letto abbiamo formato una sorta di comitato, di gruppo, costituito da 31 società che la Lega ha deciso di retrocedere a tavolino. Questo credo sia un qualcosa di epocale nella storia del calcio, infatti credo non si sia mai visto un insieme di così tante squadre pronte a fare battaglia per un interesse comune. Una battaglia che, intendiamoci, noi vogliamo combattere non per essere ripescati o per non essere retrocessi. Questa è una battaglia di valori che noi vogliamo e dobbiamo combattere perché, in un momento come questo, è necessario contrastare il modo barbaro che hanno alcuni di amministrare il calcio. Un modo che tradisce lo spirito dello sport e soprattutto le regole su cui si fondano i valori stessi dello sport, quali lealtà, ragionevolezza e, in questo contesto, anche buon senso.
Dico questo perché: c’è stata una pandemia e questo lo sappiamo tutti. Si è bloccato tutto con grande ritardo, sia i campionati professionistici che quelli dilettantistici. Si è bloccato tutto in ritardo, ma almeno si è bloccato; è già una cosa. Il problema però dov’è? È stato sì fermato tutto per il Coronavirus, quindi per una causa esogena non ascrivibile alle società di calcio militanti nei campionati dilettantistici, ma Lega anziché agevolare, aiutare queste società, che fa? Applica una regola che sarebbe stata applicabile solo in caso di prosecuzione del campionato. Il problema è questo: non si può applicare una regola “normale” se il campionato non è finito “normalmente”. Non si può applicare una regola da manuale in un contesto come questo. È chiaro quindi che ci sia qualcosa che non va.
Sono del parere che sia giusto premiare con la promozione le prime in classifica, però ritengo sia sbagliato affliggere così pesantemente squadre che stavano lottando per la salvezza. Se una squadra aveva ancora la possibilità di salvarsi perché punirla con una retrocessione che non è maturata sul campo? Nel nostro girone, quello H, mancavano 8 partite, che sono comunque tante, ma pensate ai gironi settentrionali dove si dovevano disputare ancora 12 partite. Bisognava dare a queste società non la pena più pesante, cioè la retrocessione, ma la possibilità di conservare la categoria così da potersi presentare tranquillamente il prossimo anno.Così ragiona un vero uomo di sport. Le decisioni non vanno prese così tanto perché devono essere prese. Com’è possibile che la maggior parte dei campionati europei, parlo ovviamente di quelli che non riprenderanno, ha sospeso le retrocessioni, sia in ambito dilettantistico che professionistico, e invece l’Italia no? Dico questo perché finché c’è la possibilità di giocare, il discorso non sussiste neanche perché sarà ovviamente il campo a stabilire promozioni, retrocessioni, vittoria del titolo e via dicendo, ma se uno non ha la possibilità di giocare per quale motivo deve retrocedere così a priori? Questa è la domanda che mi pongo più di ogni altra. Per quale motivo è stata presa una decisione così drastica solo nel nostro paese?
Io non lo so. Il presidente Sibilia è stato intervistato qualche giorno fa e con molta nonchalance ha detto “noi abbiamo applicato le regole ispirandoci a quelle della FIGC”. Tutto ciò mi fa molta paura perché significa che la LND non ha capito niente. La FIGC ha stabilito queste regole, primo per i professionisti e secondo perché si gioca. Sibilia lo ha capito o no questo passaggio? Evidentemente no, visto che non comprende o non riesce a comprendere che professionismo e dilettantismo sono due mondi separati.
Ho avuto modo di parlare con alcuni colleghi del Nord che vivono in zone che hanno sofferto il Covid-19 più di noi e mi hanno detto che per loro conservare la permanenza in Serie D significherebbe, o significava dovrei dire, anche avere uno strumento di riscatto per valorizzare ad esempio i settori giovanili. Speravano ragionevolmente nella permanenza in Serie D perché giocare la Serie D significa avere anche più possibilità di attirare sponsor e contatti vari, ma se ci mandano all’inferno tutto questo non sarà possibile.
Chi di dovere avrebbe dovuto mostrare comprensione, non “cattiveria” nei nostri confronti. Questo è quello che avrebbe dovuto fare chi conosce e amministra il mondo del calcio dilettantistico. Quindi è facilmente comprensibile come la proposta della LND faccia acqua da tutte le parti. Tuttavia se il Consiglio Federale dovesse accettare tale proposta, non vi nascondo che saremo pronti a generare un uragano giudiziario che porterà poi ad azioni risarcitorie civili e patrimoniali. Questa è una battaglia che siamo pronti a combattere, non tanto per le retrocessioni, quanto piuttosto per salvaguardare la civiltà del calcio italiano.
Questa sarà una battaglia pericolosa per tutti perché i “regolatori” del calcio dilettantistico hanno abusato della delega che è stata affidata loro dall’esecutivo del decreto rilancio. Ed è vero che è stata data una delega, ma da giurista posso dirvi che una delega non viene mai data in bianco. Le deleghe vanno esercitate con ragionevolezza. Se si fa un abuso dell’utilizzo di una delega si potrebbe arrivare poi all’incostituzionalità di tutto l’impianto normativo. È vero che hanno dimezzato i termini delle impugnative, ma anche su questo potremo avere da ridire. Un percorso così stretto che comprime i diritti alla difesa, potrebbe portare un giudice a chiedersi come sia possibile chiudere un contenzioso così grande in appena 45 giorni, quando io, Antonio Petraglia, in 45 giorni non riesco neanche a notificare un atto di citazione.
L’Italia è un paese che passa dal finire i processi in 20 anni a pretendere di chiudere un contenzioso in 45 giorni: ma davvero siamo diventati così efficienti? Credo sia necessario ragionarci su e quindi spero che in FIGC ci sia qualcuno che possa comprendere l’insensatezza di questa proposta fondata semplicemente su un approccio burocratico. Nel diritto penale esiste un principio che potrei spiegarvi con una locuzione latina che dice:”in dubio pro reo”, cioè “nel dubbio in favore dell’imputato”. Una sorta di principio di non colpevolezza. Invece qui è stato deciso tutto in maniera banale e superficiale. Anziché tenerci dentro, ci hanno buttato fuori. Tutto ciò non è concepibile, né da un punto di vista giuridico né da un punto di vista logico.
Il mio Grumentum è una squadra giovane, non abbiamo la storia di molte società che purtroppo disputano la Serie D, come ad esempio il Foggia, ma siamo comunque una società seria e solida. Una società che ha fatto il proprio dovere e che ha sempre avuto tutto in regola. La crisi dovuta al Coronavirus ha colpito anche noi, certo, e comprendiamo che in futuro sarà difficile recuperare sponsor e fare progetti, però, come vi dissi nella precedente intervista, se ci venisse data la possibilità di rigiocare la Serie D, noi ci ripresenteremmo tranquillamente. E non vi nascondo che quando ho ricevuto questa notizia, la prima cosa a cui ho pensato è stata quella di mollare tutto. Abbiamo conquistato questo campionato, questo sogno con tanti sacrifici; vederlo svanire così è un qualcosa che non potrei sopportare.
Queste decisioni non vanno prese a cuor leggero, cosa che invece hanno fatto. Bisogna valutare tutto attentamente. Hanno preso una decisione senza un confronto con nessuno. Due mesi e mezzo senza una parola, poi all’improvviso questa decisione. Ci hanno fatto credere che ci sarebbe stata una decisione indolore e invece hanno concordato per le 4 retrocessioni. A questo punto sarebbe stato meglio giocare così da lasciare al campo l’ardua sentenza. Il discorso che faccio quindi tanto in qualità di presidente del Grumentum quanto in qualità di responsabile di questo comitato formato da 31 società, è quello secondo il quale le retrocessioni andavano evitate. Si poteva allargare a più squadre il prossimo campionato, promuovendo tranquillamente dalla D alla C e dall’Eccellenza alla D.
Non comprendo perché la Lega abbia voluto stabilire queste 4 retrocessioni quando poi hanno già la certezza che tante società non si presenteranno l’anno prossimo. Un bravo amministratore dovrebbe cercare di evitarli i contenziosi, non il contrario. E la cosa peggiore è che ho sentito dire, con grande naturalezza, dal presidente Sibilia che lui sarebbe disposto ad “accettare” tranquillamente i ricorsi delle società scontente. Quello che non concepisco è come possa un uomo, messo a capo di un organo così importante come la LND, accettare di andare incontro ai problemi anziché evitarli.Credo che la Lega debba ragionare su questo aspetto: se ci sono 31 società pronte a fare la guerra significa che qualcuno non ha agito come avrebbe dovuto. Che senso ha dire “se ci saranno dei ricorsi ci atterremo a quello che dirà la magistratura”? Nella pubblica amministrazione c’è l’autotutela, quindi se qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato, fa sempre in tempo a tornare indietro. Sarebbe meglio, perché se a Sibilia arrivassero davvero 31 ricorsi in cui le società chiedono anche risarcimenti, sarebbe un bel guaio.
Petraglia: “Quando vado in panchina, soffro fisicamente”
Spostando la conversazione su un ambito più leggero, il presidente Petraglia ci ha poi scherzosamente raccontato di quanto soffra, a livello fisico, a guardare le partite del suo Grumentum.
Quando vado in panchina soffro a livello fisico, sento molto, forse troppo, la partita. I miei ragazzi mi prendono sempre in giro per questo mio soffrire. A volte mi chiedo chi me l’abbia fatta fare di entrare nel mondo del calcio a 57 anni. Ovviamente quando dico tutto ciò mi rivolgo a me stesso. Credo che tutti gli appassionati di calcio soffrano come me durante le partite.
Presidente Petraglia, dopo questa bella chiacchierata, volevamo farle un’ultima domanda. Lei prima ha parlato di “mollare”: a cosa si riferiva di preciso?
Mi riferivo al mondo del calcio. Se la proposta della Lega dovesse essere accettata dal Consiglio Federale, sono pronto a mollare tutto. Regalerò il titolo del Grumentum a qualcun altro. Chiariamoci, io combatterò questa battaglia perché lo devo a tante persone che credono e hanno creduto nel progetto Grumentum. Combatterò fino alla fine, su questo non c’è dubbio. Se dovessimo perdere però sono pronto a mollare perché significherebbe che il mondo del calcio non fa per me. Io ho sempre vissuto lo sport in maniera vera, autentica, stando sempre vicino ai miei ragazzi, dal settore giovanile, passando per la squadra di volley femminile, fino alla Serie D.
Io intendo lo sport come competizione leale fondata sul rispetto dell’avversario dove il più bravo vince. Ma soprattutto io vedo lo sport come l’elemento che, al di là di chi vince e di chi perde, deve insegnarci e farci migliorare sul piano umano, morale e intellettuale. Io infatti sto nel mondo dello sport perché secondo me, ma forse è un’illusione, lo sport può aiutarci a migliorare come uomini. In parole povere credo che lo sport debba fungere da strumento di crescita e insegnamento. L’essenza dello sport è questa secondo me."
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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