Quantomeno si sta sforzando. Anche se le misure introdotte non vanno nella direzione di un cambio di passo netto e decisivo, la Lega Pro sta provando a muoversi per salvaguardare la tenuta del sistema ed evitare di peggiorare una situazione che – rispetto a qualche anno fa – è mutata solo in peggio. Se prima tante squadre in Serie C fallivano in estate, adesso sono costrette a dare forfait addirittura a campionato in corso, come accaduto quest’anno a Turris e Taranto nel girone C. Nei giorni scorsi sono stati cambiati i criteri d’iscrizione, più rigidi: domanda entro il 6 giugno, limite all’indice di liquidità e conseguente raddoppio della fidejussione da 350 a 700 mila euro.

Un’altra novità importante, già ufficializzata, riguarda l’istituzione del Salary Cap, ovvero un tetto massimo agli stipendi dei calciatori. Ma cosa significa esattamente e perché è stato deciso di adottarlo? Il Salary Cap è un limite economico che i club non possono superare quando pagano i loro giocatori. In parole semplici, serve a controllare le spese, evitando che le società si indebitino troppo per cercare di competere a tutti i costi. Non si tratta solo di uno strumento contabile, ma di una misura concreta per favorire la sostenibilità economica del campionato.

Nel dettaglio, il tetto agli stipendi stabilisce una spesa massima annuale per ciascuna squadra. Questo limite non riguarda solo gli stipendi dei calciatori, ma può includere anche altri costi legati alla rosa, come premi e bonus. L’obiettivo è impedire che alcune società spendano cifre fuori portata per il livello della categoria, generando squilibri e mettendo a rischio la loro stessa esistenza. Il tetto non è fisso per tutte, ma varia a seconda di fattori anche geografici: ci saranno differenze, insomma, tra grandi città e piccoli borghi di provincia, elemento che differenzia e anche di molto la varietà tra le 60 squadre di Serie C.

In sostanza, ogni club non potrà spendere più del 55% del rapporto fra emolumenti e valore della produzione. La misura verrà introdotta dalla prossima stagione in via sperimentale, prima di entrare definitivamente a regime nell’annata 2026-2027. Per il momento, chi sfora il Salary Cap non verrà penalizzato, ma multato, all’interno di un sistema che però – a lungo andare – potrebbe portare lo stesso a indebitarsi e ad avere problemi nell’iscrizione.  Il salary cap introdotto in Serie C si ispira a modelli già utilizzati in altri sport, come il basket americano (NBA) o il football (NFL), ma in forma adattata alla realtà italiana. Non è un limite uguale per tutti: può variare in base ai ricavi del club, rendendo il sistema più flessibile ma comunque controllato.

Questa misura rappresenta una svolta storica per la Serie C, spesso colpita da fallimenti, stipendi non pagati e società costrette a ritirarsi. L’idea è quella di riportare equilibrio, trasparenza e stabilità, mettendo fine a una rincorsa al successo che troppo spesso si è trasformata in un boomerang finanziario. In conclusione, il salary cap non vuole penalizzare lo spettacolo, ma garantire che il calcio di Serie C possa crescere in modo sano e duraturo, mettendo al centro la solidità dei club e la tutela dei professionisti che vi lavorano. Un passo importante per costruire un futuro più sicuro per tutto il movimento calcistico italiano.

Sezione: Mondo Calcio / Data: Ven 02 maggio 2025 alle 18:36 / Fonte: strettoweb.com
Autore: Redazione
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