C’era una svolta. «Siamo come Cenerentola sotto una pioggia di meteoriti ». Se è lo stesso presidente del Monterosi Tuscia Fc Luciano Capponi a usare questa metafora, vuol dire che gli ingredienti della favola moderna ci sono tutti. Perché oggi vanno di moda le fiabe a finali plurimi, così ognuno può scegliere quello che più gli piace. Monterosi è un paesino di 4657 abitanti in provincia di Viterbo e ha una squadra che in questa stagione si è tuffata con la gioia della neopromossa nel campionato di serie C, girone C. Nata soltanto in questo secolo, nel 2004, partita dal fondo della Terza categoria, gol dopo gol si è trovata a veder le stelle dei professionisti. E l’impatto col nuovo cielo non è stato poi così brutto. Sono arrivati un pareggio casalingo (0-0) contro il Foggia di Zeman e una sconfitta a Bari (4-0), due grandi nobili con dinastia di B e A. Come le altre, con le quali il Monterosi dovrà incrociare gli scarpini, ovvero Messina, Catania e Catanzaro.

Il 74enne Capponi, pilota di aerei, musicista e compositore, è il “deus ex machina” di questo club che vuole divertirsi e far divertire. Guarda il calcio a 360 gradi e - incredibile ma vero - lo considera ancora un gioco. Ha infatti lanciato il progetto etico “No Fair No Play”, che ha alla base un chiaro manifesto di intenti. «In questa piccola realtà chiamata Monterosi, nasce il desiderio e la precisa volontà di provare a fare qualcosa di diverso: sport come educazione, onestà, rispetto, fine della violenza e della maldicenza, calcio come gioco, non come guerra, rammentando sempre che correre dietro a un pallone è sorriso e fratellanza» - si legge -. «Sapevamo che non sarebbe stato facile: alcuni ci guardano con simpatia, altri ci “tirano le pietre”, abbiamo incontrato difficoltà e qualche problema, ma siamo sempre amici e abbiamo ancora oggi quell’entusiasmo e quella determinazione che sono più forti delle mille chiacchiere».

Se sono i piccoli gesti a dare vita alle grandi rivoluzioni, il Monterosi ha già iniziato a fare il suo. Al termine della partita allo stadio pugliese San Nicola, la squadra della Tuscia ha lasciato pulito lo spogliatoio e scritto un biglietto: «Grazie per l’ospitalità, e in bocca al lupo per le prossime partite!». Sarebbe però un errore pensare che per il club, ospitato per le gare casalinghe al Rocchi di Viterbo, il risultato sia un accessorio da guardare con un certo fastidio. Perché soltanto attraverso i tre punti sul campo si può continuare a sognare, e in grande. Così il presidente Capponi carica sul sito del club dei brevi video, intitolati “L’altro occhio”, per ragionare su vari temi e spingere i tifosi oltre le rive del lago vulcanico che bagna Monterosi. «La Tuscia è una parte importante del Lazio in cui ogni paese ha i suoi dialetti, costumi e usanze. Ma pensate cosa potrebbe rappresentare per tutti uno stadio di 20 mila posti. È un sogno? Sì che lo è, ma i sogni ci vengono regalati per essere realizzati. Allora perché non iniziare a sognare la serie B e la serie A? E a immaginare partite come Tuscia-Roma, Inter-Tuscia?». La fatica della realtà poggia sulle spalle del neo direttore generale Fabrizio Lucchesi, ex della Roma scudettata di Totti e Capello di venti anni fa, e di mister David D’Antoni, regista della promozione dall’Eccellenza in D nel 2015/16 e in C del 2020/21. «In Italia veniamo da anni di culto del possesso palla, ma per me il futuro del calcio sarà vertical-aggressivo». Vertigini a parte, la A attende con speranza il nuovo Chievo.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 16 settembre 2021 alle 19:38 / Fonte: Avvenire.it
Autore: Redazione 1 TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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