La procura della Federcalcio ha aperto un fascicolo su una serie di plusvalenze sospette degli ultimi due anni. È stata una verifica ispettiva sulle società quotate in Borsa da parte della Consob a provocare la decisione della procura federale guidata da Giuseppe Chiné. A richiamare l’attenzione sono state alcune operazioni di mercato della Juventus.

Le notizie hanno portato all’interesse della Covisoc che ha girato le carte alla procura federale. Il tema non è nuovo, la materia sempre scivolosa, le capacità di intervento della giustizia sportiva sempre difficili (la maggior parte delle indagini del genere sono state archiviate), ma la vicenda è da sempre un nervo scoperto - la possibilità che le società ipervalutino alcuni giocatori a bilancio per far quadrare i conti - del sistema calcio. La segnalazione alla procura Figc e al presidente federale Gabriele Gravina è recentissima. Ora si vuole approfondire. E per questo sono state chieste al club bianconero da parte della Covisoc alcune informazioni che riguardano gli scambi attenzionati. Siamo per il momento a una sorta di allarme, l’istruttoria sportiva è sostanzialmente tutta da compiere.

 Nella lente di ingrandimento sull’asse Consob-Covisoc sono finiti alcuni affari. In particolare quello della Juventus con il Barcellona che ha poi portato alla cessione di Pjanic (60 milioni) ai catalani. Preceduta dall’acquisto di Pereira Da Silva (8 milioni) e poi di Arthur (72 milioni) e Marques (8,2 milioni) da parte del club di Andrea Agnelli, che avrebbe ricevuto complessivamente quasi 50 milioni di plusvalenze per questo giro di operazioni. Stesso discorso con il Genoa con i 18 milioni di Rovella, ceduto alla Juve (è tuttora in prestito al club rossoblu) mentre facevano il percorso inverso Portanova (a 10 milioni) e Petrelli (a 8). Il tema comunque non è da considerare soltanto dal punto di vista tecnico, il problema riguarda non solo la valutazione dei calciatori ma i passaggi di denaro realmente avvenuti (o non avvenuti).

Nelle 42 operazioni di mercato segnalate c’è anche il Napoli. La vicenda è quella che ha portato Osimhen da De Laurentiis a fronte della cessione di un gruppo di giocatori che ha consentito al club di realizzare comunque una cifra significativa sempre sul fronte plusvalenze. Un fronte meno caldo negli ultimi mesi anche per l’allentamento delle regole sul FairPlay finanziario e per il monitoraggio della Federcalcio, che ora divide chiaramente i ricavi classici da bilancio (dai diritti tv in giù) da quelli da plusvalenza. Il problema però è sempre lo stesso: come giungere a una definizione oggettiva della parola “fittizia” in riferimento ad alcune operazioni in un mondo in cui non esiste ovviamente un criterio condiviso per stimare il valore di un calciatore? Di fatto l’unico precedente che aveva portato a una condanna di un certo rilievo ha riguardato gli scambi fra Chievo e Cesena nel 2018 coi tre punti di penalizzazione ai veneti (la procura federale ne aveva chiesti 15, mentre nel frattempo il club romagnolo era fallito). Ma su quella vicenda c’era stata un’indagine penale con tanto di intercettazioni telefoniche.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 27 ottobre 2021 alle 20:13 / Fonte: gazzetta.it
Autore: Redazione 1 TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
vedi letture
Print