Ci sono momenti in cui sport e vita sono legati indissolubilmente a uno stesso destino. E ci sono luoghi in cui il calcio è più del semplice pallone. Avellino è uno di quei posti. 23 novembre 1980, stadio Partenio. L’Avellino di Luis Vinicio entra in campo contro l’Ascoli, un avversario difficile. I biancoverdi in quel campionato sono partiti con 5 punti di penalità inflitti per la vicenda legata al calcio scommesse e con una vittoria riuscirebbero ad abbandonare l’ultimo posto della classifica. In squadra ci sono elementi come Stefano Tacconi in porta, Beniamino Vignola e Jorge Juary in attacco. A tenere le redini della difesa c’è Salvatore Di Somma, "libero" coriaceo, temutissimo da tutti gli attaccanti avversari.
Di Somma lunedi' sarebbe stato il doppio ex della sfida che al "Viviani" avrebbe dovuto mettere di fronte Potenza ed Avellino nel giorno del ricordo,nel giorno dell'ennesimo maledetto anniversario del terremoto che porto' morte e distruzione in Irpinia ed in Basilicata.
Una vita trascorsa sui campi di calcio, buona parte proprio sul prato dello stadio "Partenio - Lombardi" di Avellino. Quante emozioni la legano a questa città e a questo stadio? "Ho vissuto ad Avellino come calciatore e come cittadino avellinese per 26 anni. A questo stadio e a questa città mi lega tantissimo. La mia vita l'ho quasi vissuta tutta qui e per me è un onore stare ancora in questa città, vivere ancora direttamente le sorti dell'Avellino calcio. La mia speranza è di rivedere il prima possibile questa società nelle categorie che più gli competono". Ci sono tra i suoi ricordi tantissime situazioni emozionanti, ma sicuramente una delle emozioni che ha segnato la sua vita come persona, prima ancora che come calciatore è stata la partita e la giornata del 23 novembre 1980. Era una partita importante per la classifica, giocata in un giorno poi divenuto indimenticabile. Fai fatica a dimenticare quella giornata. Quella domenica giocavamo una partita importantissima contro l'Ascoli. Una partita di grande rivalità tra le due tifoserie. Riuscimmo a fare una prestazione straordinara, vincendo per 4 a 2. C'era gioia, entusiasmo da parte di tutti, della città, della squadra, della società, della tifoseria.
Trentamila voci urlanti, provenienti dall’intera provincia irpina, erano uscite di corsa dal Partenio per tornare a casa in tempo per vedere i gol dell’Avellino a 90° Minuto e più tardi a Dribbling su Rai2 e per gioire ancora una volta del samba di Juary attorno alla bandierina. In tv era trasmessa la partita Juventus-Inter. Rigore per la Juve, Brady dal dischetto. Ore 19:34. Poi più nulla… Io ero tornato a casa di corsa per rivedere la vittoria che avevamo fatto. Portai a casa dei pasticcini come facevo sempre dopo le partite. Guardavamo la tv mentre cenavamo con le bambine e mia moglie. Al momento del rigore della Juve venne giù il finimondo. Mia moglie urlò "Il terremoto". Io sentii un ululato all'esterno e poi la casa ballò tutta. Non vedevo via di scampo. Pensai addirittura di lanciarmi dal balcone insieme a moglie e figlie. Poi per fortuna finì tutto e scappammo fuori di casa.
Lei abitava in pieno centro città. Dopo aver messo in sicurezza la sua famiglia uscìi in strada insieme ad amici e ad alcuni compagni di squadra a vedere cosa fosse successo. Dopo una mezzoretta andammo a vedere in giro, andammo verso piazza Libertà. Trovammo tutti i fabbricati crollati. C'erano persone che tiravano fuori dalle macerie morti e feriti. A un certo punto incontrai una signora adagiata a terra, sul marciapiede, tutta lacera e ferita. Era scalza, piangeva e si disperava. Come mi vide mi riconobbe e mi disse: "Salvatò, che tragedia", poi mi fece un mezzo sorriso e disse: "Però oggi che bella vittoria abbiamo fatto". A raccontarla mi vengono ancora i brividi. Fu un'emozione grandissima ascoltare quella poveretta che piangeva i propri cari, ma si ricordava della vittoria che avevamo fatto. Questo vuol dire tantissimo del rapporto e dell'amore che ha questa gente per la propria squadra. 40 anni dopo Salvatore Di Somma è tornato ad Avellino, ma da direttore sportivo. Si trova a gestire una squadra in cui ci sono calciatori che non erano nati in quel periodo e che probabilmente non avranno nemmeno ben chiaro cosa sia successo quel giorno e nei lunghi anni a seguire. Il caso vuole che lunedì 23 novembre 2020 alle 21, il calendario del campionato di Serie C preveda la partita Potenza - Avellino, che sono poi le due città più rappresentative di tutto quello che è successo. Chi potrà raccontare a quei ragazzi che scenderanno in campo che non si tratta di un giorno normale e che la sorte certe volte mette assieme tutti i pezzi?
Sicuramente io sono uno di quelli che potrei raccontarla. Ai calciatori della mia squadra potrò raccontare cosa si è vissuto in quel periodo e cosa rappresenta la squadra per gli avellinesi. Io ho vissuto i due terremoti, sia quello di Potenza che quello dell'Irpinia. Ricordo che a Potenza ero allenatore nei primi anni '90 quando ci fu un altro episodio del genere. Però quello vissuto ad Avellino fu una catastrofe. E' stato di una forza spaventosa quel terremoto del 23 novembre. E' stata una cosa che mai potrò dimenticare.
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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