Grazie al nostro storico Vittorio Basentini iniziamo con questo articolo a ricordare alcuni giocatori che hanno fatto la storia del Potenza, e non solo, un viaggio nel tempo che serve ai giovani per conoscere alcuni attori sono entrati nel "romanzo centenario" dei leoni rossoblu e ai meno giovani a ricordare atleti che hanno calcato il prato del Viviani e che hanno lasciato nel cuore di tutti un ricordo indelebile. Oggi parliamo del numero "10", quando quel numero veniva assegnato al giocatore più talentuoso della rosa. E' facile associare quel numero a Pelè, Rivera, Platinì, Maradona, Antognoni, Baggio, Del Piero ed altri. Ma nel Potenza? Vittorio ci riporta indietro nel tempo e ci scrive di un potentino DOC, Giuseppe Catalano il "Rivera della serie C" un piacevole ricordo per i più attempati e, probabilmente, una bella scoperta per i più giovani...
Le foto sono tratte dal sito 11 Leoni -Potenza- (foto Potenza stagione 1979-80) e dal sito della storia del Messina calcio. L’articolo è di esclusiva redazione di Vittorio Basentini, con l’intervista riportata tratta dal sito della storia del Messina calcio.

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Sin da piccolo mi è stato detto che il numero dieci di una squadra di calcio era il giocatore più bravo.
Il numero dieci che ricorderò sempre è Gianni Rivera, capitano del Milan anni sessanta-settanta, il mio idolo, pallone d’oro nel 1969, anno in cui il Milan, dopo aver vinto la Coppa Italia, lo Scudetto, vinse la Coppa Campioni contro l’Ajax di Crujff e la Coppa Intercontinentale contro gli argentini dell’Estudiantes.
Prima di Rivera, il n.10 più bravo è stato sicuramente Pelè che vinse con il Brasile la finale di Coppa Rimet nel ’70 contro l’Italia di Mazzola, Boninsegna, Riva, Rivera ed altri azzurri, nel campionato italiano di quegli anni i n.10 classici sono stati De Sisti, Bulgarelli, Suarez, Juliano, Ferrini, Capello.
Alla fine degli anni settanta, unitamente a Rivera, ci fu poi l’avvento dell’olandese Crujff, centrocampista universale che giocava anche con il 14; negli anni ottanta Maradona, il più grande, quindi Platini della Juventus, Antognoni della Fiorentina, il brasiliano Zico, negli anni novanta,invece, Baggio, Del Piero, Gullit, Savicevic, Boban, Mattheus, Seedorf, Totti, Kakà, Ronaldinho (per me il più forte)  fino ai giorni di oggi con Pirlo ed in ultimo Verratti del PSG, attuale regista della Nazionale Italiana.

Il numero dieci del Potenza che ricorderò sempre è Catalano in primis, in seconda battuta Scarpa, il quale essendo attaccante ha giocato molto con il numero undici.
Ma Catalano del Potenza è stato, alla fine degli anni settanta-inizio anni ottanta ed oltre, il Rivera del Sud , il Rivera della Serie C.
Per cui se capita di recarsi a Messina, ad Agrigento o a Potenza e passeggiando nelle vie del centro od entrando in un bar cittadino, si chiede a qualsiasi tifoso romantico che abbia superato la trentina, chi è il suo numero 10 del cuore, ti risponderà certamente solo con un nome: Peppe Catalano!
Peppe Catalano, nato a Potenza, ha vissuto la sua infanzia come tanti: "L'asfalto come terreno di gioco, due pietre come porte e un pallone. Questo era il divertimento di allora".

Centrocampista, trequartista, fantasista, difficile anche riuscire a dargli un ruolo, per lui che ha sempre vissuto la gioia di un pallone tra i piedi come un mezzo per far divertire il pubblico: "Quando la tv non la faceva da padrone, la gente veniva allo stadio Viviani di Potenza per vedere giocare a calcio e per gustarsi una giocata: un dribbling, una punizione, un pallonetto al portiere fuori dai pali. Il divertimento era questo, dare la soddisfazione alle persone di poter dire di aver visto una partita che è valsa il prezzo del biglietto".

Nel calcio di oggi sarebbe difficile collocare Giuseppe Catalano in uno schema: probabilmente andrebbe a fare la seconda punta o sarebbe il quarto di centrocampo. Però, diciamo che prima il numero dieci, il fantasista era una figura principale nella squadra: era quello che ti permetteva di fare il passaggio giusto al compagno meglio piazzato, oppure ti metteva in difficoltà gli avversari proprio con una giocata. Adesso con tutti questi schemi e con il cambiamento di questo sport che da tecnico sta facendo prevalere quello fisico, è normale che tenda a scomparire. Prima si marcava a uomo e c'erano grandi difensori, oggi si marca a zona, ma questo modo di difendere porta inevitabilmente il difendente a perdere di vista il suo avversario. Era un piacere per chi veniva a vedere la partita e la maggior parte di queste giocate erano tutte a carico del fantasista, il numero dieci.
Era quello che accendeva il tifo con i suoi "numeri".
Molti sostengono che il giocatore bravo, che sa accendere la luce, deve sempre giocare.
Ora che venga inserito in un 4-4-2 o un 4-2-3-1, ma deve sempre essere dell'undici titolare.
Però deve essere libero, almeno negli ultimi trenta metri, dando sfogo alla sua bravura, altrimenti se lo si ingarbuglia negli schemi va a perdersi.
Specialmente in Italia gli schemi la fanno da padrone: ora il fantasista insegue l'avversario, cosa che prima non avveniva.
Era sempre il difensore che lo teneva d'occhio anche fin dentro lo spogliatoio.
Il numero dieci, colui che accendeva la passione del tifoso, deve sempre giocare.
Magari a suo servizio un centrocampo di faticatori, cercando il modo di non fargli perdere quell'estro che può cambiare l'esito di una partita".
Negli anni Settanta-Ottanta non c'era nulla: la domenica la partita, tutti alla stessa ora e allo stadio del proprio paese ci si andava con la radiolina.
Il divertimento era quello: serie A all'orecchio e occhi che si dovevano riempire, se non di gol, almeno di giocate del fantasista capaci di tenere tutti con il fiato sospeso.
Giuseppe Catalano è stato uno di questi e in C, come in B ha sempre portato il suo estro per il pubblico, per chi pagava il biglietto.

Giuseppe Catalano nasce a Potenza il 23.03.1960.
E' l'infanzia di tanti ragazzi dell’epoca: un pallone, due pietre come pali della porta e l'asfalto. I campi in erba erano un sogno, ma nemmeno quelli in terra battuta. Ragazzi cresciuti anche bene, con quella passione che ogni giorno che passava diventava sempre più forte.
Peppe Catalano è cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Potenza Sport Club.
Ha fatto tutta la trafila nelle giovanili del Potenza dal 1975-76, dagli Allievi alla Berretti.
Nel 1977/78 a diciassette anni e mezzo era già titolare in C con la maglia rossoblù".
Del settore giovanile del Potenza di quegli anni ricordiamo altri giovani che hanno vestito con buoni numeri la maglia del Potenza: il portiere Stenta, che ha giocato pure in A con l’Avellino, quindi Molfese, Cillis, Urgesi, Pepe.
L’allenatore delle giovanili del Potenza, Luigi Masperi un settentrionale di Boffalora in provincia di Milano trapiantato a Potenza, in una intervista su un quotidiano di Potenza nel 1980 ha espresso tale giudizio su Catalano: "Catalano ragazzo serio, dotato di buoni numeri, ha del talento necessario per sfondare nel difficile mondo del calcio. Ho piena fiducia dei suoi mezzi, sono certo che si farà valere".
Dopo l'esordio a Potenza nel 1977/78, Catalano viene acquistato dalla Pistoiese di Lido Vieri, ex portiere dell’Inter, che nel 1980 disputa il campionato di Serie A.
Catalano gioca in A nella Pistoiese allora composta da giocatori di ottimo livello come Mascella, Lippi (l’allenatore della Nazionale Italiana che ha vinto il Mondiale nel 2006) Frustalupi, Bellugi, Chimenti, Berni, Agostinelli, Badiani, Rognoni, Zagano, annotando anche tre presenze in maglia arancione.
Catalano all’epoca ventenne faceva il servizio militare e stando lontano da casa ha un momento di crisi che lo riporta dalla A alla C2 nel Campania Puteolana nel 1981 e subito il ritorno al Potenza nella stessa stagione.
Nel 1982 il Potenza in C2 esonera l’allenatore Alfredo Mancinelli sostituendolo con l’allenatore Egizio Rubino, grande conoscitore di calcio con trascorsi nel Potenza in serie B negli anni Sessanta e poi con il Foggia ed il Catania in serie A.
L'anno successivo (1982-83) Rubino va ad allenare l'Akragas e fa una corte spietata a Catalano convincendolo a trasferirsi all’Akragas in Sicilia.
L’anno successivo 1983-84 Egizio Rubino viene sostituito da Franco Scoglio, sergente di ferro, che cambia i metodi di allenamento e per Catalano inizia un periodo buio di crisi con mister Scoglio, tant’è che Scoglio, allenatore burbero ed irruento, lo lascia fuori squadra per un mese e mezzo credendo che Catalano fosse uno dei ribelli della rosa dei giocatori, subendo la contestazione dei tifosi agrigentini.
A seguito di ciò Scoglio reintegra Catalano in squadra ed il loro rapporto si consolida così tanto che l’anno successivo, nel 1984-85, allorquando Scoglio diventa allenatore del Messina e si fa portavoce degli acquisti di Catalano e Romolo Rossi dall’Agragas, (Rossi uno stopper insuperabile di altra categoria), entrambi compagni di squadra dai tempi del Potenza.
Catalano resta quattro anni a Messina con la conquista della serie B, un anno in B con il Messina insieme a Totò Schillaci, quindi il passaggio all’Udinese in B e l’anno successivo in A sempre con l’Udinese, dopo il trasferimento alla Triestina in B, il ritorno in A con l’Udinese, il trasferimento alla Reggina in B ed il ritorno nel 92-93 all’Akragas in C2 per due anni e la chiusura della carriera nel 96-97 al Peloro di Messina nel campionato nazionali dilettanti.

Insomma, una carriera calcistica dalla serie D alla serie A e viceversa, ricca di soddisfazioni.
I gol più belli di Catalano: direi diversi, senz’altro quelli realizzati con il Potenza, i due gol dell’esordio con il Potenza contro il Barcellona Pozzo di Gotto che lo consacrarono titolare inamovibile della squadra rossoblu, il gol di Messina –Taranto ed il gol in C1 del Messina contro il Monopoli su punizione dal limite della lunetta dell’area di rigore (una specialità discendente dai calci di punizione di Scarpa del Potenza) ed il gol a cucchiaio su rigore contro il Calitri, ma era già successo contro il Comiso, insomma il fantasista aveva questo ruolo: fare quello che gli altri non facevano.

A conclusione di questo grande amarcord si riportano alcune rifllessioni di Peppe Catalano in una sua intervista rilasciata ad un quotidiano nazionale, tratta dal sito della storia del Messina calcio, riguardo ai talenti non più espressi come una volta dal calcio italiano, crisi generazionale la nostra e perché non si riesce più a tirar fuori un ragazzo di prospettiva?

"Penso che il problema derivi anche dai settori giovanili che sono stati abbandonati e tranne alcune squadre, le altre tendono a prendere il giocatore già pronto. Non crescono più i ragazzi che hanno voglia di emergere. Noi prima avevamo solo la strada e chi era più bravo e aveva costanza andava avanti. Oggi ci sono tante scuole calcio affidate a gente che non capisce nulla di calcio. Ne ho una da una decina di anni, ma la gestisco io e il mio interesse maggiore non è quello di crescere futuri campioni - se vengono fuori, sono contento - ma farli diventare uomini e prepararli alla vita. C'è un giro di soldi dietro alcune scuole calcio che compromette il ruolo fondamentale di queste ultime nella formazione di un futuro calciatore. Qui al sud c'è anche il problema delle strutture, completamente assenti. Pensa che disputiamo un campionato a undici e ci alleniamo su un campo di calcio a cinque. Questo per dirti le difficoltà che si trovano nel formare i ragazzi. Alla fine credo che comunque manchi la qualità: prima una serie C era paragonabile ad una buona serie B, oggi invece c'è un abisso tra la cadetteria e la vecchia serie C".

C'è un segreto per fare il calciatore?
"Non credo ci sia un segreto. Penso che non tutti possono fare i calciatori, questo si. Prendiamo un club di serie A: ci sono tanti ragazzi che gravitano nel settore giovanile di questa società ma non tutti saranno un domani dei protagonisti del massimo campionato. Ci vuole intanto tanta passione, senza quella non si va lontano e la fortuna dev'essere un'alleata solida. Ci sono tante situazioni che devono coincidere".

Carriera calcistica di Catalano Giuseppe

- 65 presenze nella squadra Potenza dal 1977 al 1980 dove ha realizzato 20 gol.
- 3 presenze nella squadra Pistoiese dal 1980 al 1981 senza realizzare nessun gol.
- 2 presenze nella squadra Campania nell'anno 1981 senza realizzare nessun gol.
- 24 presenze nella squadra Potenza dal 1981 al 1982 dove ha realizzato 6 gol.
- 60 presenze nella squadra Akragas dal 1982 al 1984 dove ha realizzato 9 gol.
- 142 presenze nella squadra Messina dal 1984 al 1988 dove ha realizzato 40 gol.
- 35 presenze nella squadra Udinese dal 1988 al 1989 dove ha realizzato 4 gol.
- 28 presenze nella squadra ? Triestina dal 1989 al 1990 dove ha realizzato 7 gol.
- Militante nella squadra Udinese ma senza disputare partite nell'anno 1990
- 12 presenze nella squadra Reggina dal 1990 al 1991 dove ha realizzato 1 gol.
- 56 presenze nella squadra Akragas dal 1992 al 1994 dove ha realizzato 9 gol.

Carriera da allenatore

 -1997- Allievi Nazionali Messina
- 1997-1998  Akragas
- 2000-2001 Akragas
- 2001-2002 Akragas
- 2004-2005 Empedoclina
- 2006  Empedoclina
- 2007-2008 Raffadali
- 2008-2009
- 2010 Favara

Sezione: Amarcord / Data: Mer 18 marzo 2020 alle 19:11 / Fonte: Vittorio Basentini
Autore: Redazione TTP / Twitter: @tuttopotenza
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