Roberto Bonisengna resta un mito, un nome e un atleta importante che ha calcato il verde, non sintetico, dell'Alfredo Viviani indossando la casacca rossoblu del Potenza. Erano gli anni della Serie B, 54 anni fa, altro calcio, altre storie e Potenza aveva meno di 50.000 abitanti ma in continua crescita con la squadra di calcio espressione di una città in movimento, attiva pur con tutti i limiti infrastrutturali. Anche il Viviani era molto diverso da quello che vediamo oggi e, speriamo, vedremo domani. La seconda partecipazione nella serie B era un fiore all'occhiello per l'intera regione Basilicata e bisognava mantenerla dopo che il Potenza in soli 5 anni aveva scalato i vertici calcistici nazionali dalla Prima Categoria alla B, un record che spesso ammiriamo in altre situazioni ma che i rossoblu conservano nella loro storia ultracentenaria. La stagione del "Bonimba" è ricordata come l'apice della squadra del Leone per aver sfiorato la Serie A. Focalizziamo l'attenzione sul bomber mantovano grazie alla "penna storica" del nostro Vittorio Basentini che con il ruolo di tifoso-cronista ci presenta un ritratto del grande campione e ci fa rivivere quei momenti...
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La Serie B per i tifosi rossoblù è un sogno.
Sì è vero, dall’ultimo campionato in serie B del Potenza ad oggi sono passati cinquantaquattro anni, il calcio era diverso in un’Italia diversa da quella di oggi, ma a Potenza Roberto Boninsegna è un mito.
Boninsegna è stato uno dei maggiori protagonisti di quella magnifica stagione calcistica 1964-65 del Potenza in serie B che sfiorò la promozione nella massima serie veramente per pochi punti in meno rispetto alle prime tre del torneo.
“Potenza Miracolo-Potenza Mitraglia” con il suo micidiale tandem di attacco Bercellino II - Boninsegna che fece impazzire tutte le difese delle squadre del campionato cadetto -stagione calcistica 1964-65-.
Boninsegna: centravanti veloce, potente nei colpi di testa, dalla buona tecnica, una furia in aria di rigore.
La prima immagine che abbiamo quando sentiamo il suo nome è quella di vederlo in azione con la maglia rossoblu del Potenza e poi con quella della Nazionale. Nato a Mantova, ma con l’Inter sempre nel cuore, il ragazzo seguì le trafile nella squadra nerazzurra.
Arrivò il giorno del provino con il Mago Helenio Herrera, allenatore dell’Inter Mondiale, ma Herrera non lo ritenne idoneo per la squadra nerazzurra.
Pensate che il mago Herrera scartò un giocatore,il quale anni dopo, nella finale della Coppa Rimet del Mondiale Mexico’70, segnò il gol del pareggio della Nazionale Italiana contro il grande Brasile di Pelè.
La decisione di Herrera provocò una grande la delusione per il giovane Roberto che iniziò la sua vera carriera in squadre minori.
Boninsegna, infatti, nella stagione calcistica 1963-64, venne ceduto in prestito prima al Prato in serie B, l’anno successivo-stagione 1964-64- in Basilicata in serie B nel Potenza del Presidente Ferri, il quale,con grande stima verso la stellare società neroazzurra ed estrema competenza, riuscì ad averlo, sempre con la formula del prestito, grazie alla sua amicizia con i vertici dell’Inter, in primis con il Presidente milanese l’industriale del petrolio Angelo Moratti.
Da dire che Roberto Boninsegna, nella stagione precedente -1963- 64-, giocò con il Prato al Viviani contro il Potenza il 14 giugno 1964, destando un’ottima impressione all’allenatore rossoblu Egizio Rubino.
Boninsegna, infatti, faceva parte del tandem di attacco della squadra toscana insieme al capocannoniere all’epoca del torneo cadetto Romano Taccola; formazione del Prato dell’allenatore Ballacci, che si rivelò al Viviani di essere una formazione agile e veloce, con buone individualità come il portiere Gridelli, il secondo portiere Bressan, l’ala destra Veneranda, la mezzala Romano Taccola, autore del vantaggio ospite ed appunto Boninsegna, centravanti d’area forte nel palleggio, audace e grintoso nel duello di gioco prima con Merkuza e poi con l’esperto De Grassi.
In particolare Boninsegna giocò nel Potenza l’anno seguente 1964- 65 ed fu autore di una ottima stagione calcistica; infatti, seppur militare facendo la spola Roma-Potenza, realizzò nove reti in campionato; prima rete in rossoblu alla 13^ giornata al Viviani contro il Catanzaro, molto belle le due doppiette segnate a Ferrara ed a Lecco in trasferta, partite nelle quali il Potenza vinse per 2-3, grande maturazione, esperienza acquisita ed idoneamente pronto calcisticamente per il salto in serie A.
Roberto Boninsegna in una recente intervista televisiva ad una trasmissione sportiva nazionale e ad una trasmissione sportiva locale (TV Carina di Potenza con conduzione di Pino Marceddu) ha detto la verità sulla mancata promozione del Potenza in serie A: ”Della Città di Potenza ricordo la Via Pretoria, la via principale della Città, ho un grande ricordo del Presidente Ferri, di Alfredo Mancinelli e poi ricordo che la sera ci si riuniva in un ristorante che si trovava a metà di Via Pretoria. Quando giocavo nel Potenza in B la squadra era molto forte. Ad un certo punto del campionato la dirigenza potentina richiamò la squadra dicendo di rallentare, petché il Potenza non poteva affrontare la serie A , non disponeva di un campo idoneo per la maggiore serie e le risorse economiche erano scarse ”. La squadra lucana del Potenza, infatti, si classificò a ridosso delle prime nella serie cadetta e rimandò il grande sogno della serie A.
Per Roberto, invece, fu l’inizio di una grande risalita; infatti l’anno seguente 1965-66 venne ingaggiato in prestito dal Varese in serie A, società di grandi ambizioni e dai giovani validi, allenata da Piero Magni, con i vari Marcolini, Maroso, Piero Cucchi, Beltrami, Sogliano, Vitali, Ivo Vetrano e facendo coppia d’attacco con Nestor Combin, argentino scartato dalla Juventus.; mentre nell’Inter l’allenatore Herrera si inventò Domenghini centravanti, con rincalzi in attacco come Gori e Cappellini.
Per uno scherzo del destino il debutto di Boninsegna in serie A avvenne proprio a Milano allo stadio San Siro e proprio contro l’Inter il 4 settembre 1965, squadra che al momento era la più forte del mondo.
La partita Inter-Varese, infatti, terminò 5 a 2 per l’Inter, con Boninsegna costretto a guardare con rammarico la panchina interista dove era seduto quell’allenatore, Helenio Herrera, che gli aveva negato di giocare nel club dei suoi sogni; in quella stagione collezionò Boninsegna 28 presenze con 5 reti, ma il suo Varese terminò all’ultimo posto in classifica.
Dopo la prima stagione in serie A – 1965-66- con il Varese, diverse società cominciarono ad interessarsi di Boninsegna ed a fine stagione arrivò il passaggio al Cagliari, sempre in serie A, per la stagione calcistica 1966-67.
Il tecnico della squadra sarda Puricelli, infatti, volle che Roberto formasse un grande tandem d’attacco con un giovane, ma già forte Gigi Riva che aveva disputato il mondiale d’Inghilterra.
I due erano molto simili tecnicamente, ma la coppia di attacco realizzò gol a catena ed i due diventarono grandi amici.
Bella stagione al Cagliari, tant’è che nel 1967 il C.T. Valcareggi convocò Boninsegna in Nazionale; debutto contro la Svizzera il 18 novembre 1967 in una partita per le qualificazione per la Coppa Europa.
Quella partita rimase un evento isolato, perché̀ una lunga squalifica di ben nove turni (inizialmente la Lega lo squalificò per undici partite), a causa di una sua irruenza nella partita Varese-Cagliari lo allontanò dagli occhi dei tecnici della Nazionale e condizionò non poco il campionato della sua squadra.
Roberto non venne più convocato in azzurro e non partecipò all’Europeo del 1968, vinto dall’Italia con tandem di attacco Anastasi – Riva.
Nel club sardo Boninsegna giocò tre campionati, tornei dove diventò protagonista in una squadra che nella stagione 68-69 giunse ad un passo della scudetto, seconda alle spalle della Fiorentina.
Nella stagione 1969-70 al Cagliari arrivò l’allenatore Manlio Scopigno, detto il filosofo, che volle ampliare la rosa della sua squadra per lui giudicata troppo esigua e gli unici giocatori che erano richiesti da grandi club erano lui e Gigi Riva.
Scontata quindi la sua partenza, in quanto Riva a Cagliari era un idolo. Roberto impose una condizione; lasciare il Cagliari solo per andare all’Inter.
Si sciolse il binomio Boninsegna-Riva, ma solo per poco visto che lo ritrovammo presto nel mondiale messicano.
L’affare alla fine venne fatto, in quanto il club nerazzurro alla ricerca di una nuova punta.
Nell’Inter di quel periodo infatti Mazzola abbandonò il ruolo di centravanti per quello di mezzala offensiva e naturalmente serviva un uomo da area di rigore.
Arrivarono al Cagliari ben tre giocatori di livello in cambio delle sue future prodezze con i neroazzurri: i loro nomi erano Domenghini, Gori e Poli, ovvero tre elementi che contribuirono alla conquista dello scudetto del Cagliari 1969-70.
Il sogno di Boninsegna finalmente si realizzò.
Primo campionato all’Inter - stagione 1969-70- e anche per quell’anno scudetto perso di un soffio; tutte le partite come centravanti e 13 reti realizzate; campionato vinto, invece, dal Cagliari di Scopigno e del suo amico Gigi Riva.
Boninsegna venne convocato fra i 40 calciatori italiani selezionati per il mondiale messicano, senza far parte dei definitivi 22; poi ecco l’infortunio ad Anastasi e la richiesta di due punte al posto di Lodetti.
La telefonata di Valcareggi per Mexico’70 che fece interrompere il suo viaggio di nozze.
Lui, che dovette interrompere il viaggio di nozze, ed il milanista Pierino Prati si aggiunsero alla schiera azzurra in sostituzione di Anastasi e Lodetti; poi la scelta di Valcareggi, ovvero di presentarlo titolare in attacco in coppia con Riva, una coppia inedita ma solo in Nazionale.
La storia la conosciamo tutti: gol alla Germania Ovest in semifinale e gol nella finale di Coppa del Mondo a Mexico’70 contro il Brasile di Pelè.
La stagione dopo il mondiale messicano vide subito Boninsegna fra i protagonisti; da riserva a titolare azzurro, a uomo gol nelle finali e l’Inter con l’ambizioso compito di superare il Cagliari di Gigi Riva, grande favorito.
Il club nerazzurro tornò ad essere la squadra di sempre grazie ad al nuovo allenatore Giovanni Invernizzi, tecnico delle giovanili, che subentrò alla sesta giornata al paraguaiano Heriberto Herrera, riprendendo una squadra sotto tono e rilanciandola in classifica fino a vincere lo scudetto.
I nerazzurri tornarono ad essere quelli delle stagioni mitiche di qualche anno prima; del resto gli uomini di classe erano sempre quelli ed in più Boninsegna.
Per l’Inter arrivò lo scudetto tanto sospirato grazie anche ai suoi gol che furono ben 24 e Boninsegna vinse il titolo dei cannonieri.
Nella stagione successiva l’Inter incontrò i campioni di Germania del Borussia; nella semifinale in terra tedesca una lattina colpì Boninsegna alla testa lasciandolo tramortito.
Dopo una lite colossale fra i giocatori, l’Inter perse nettamente la partita, ma dopo il ricorso all’UEFA la partita venne ripetuta.
Solo un pareggio per 0 a 0 e l’Inter, grazie alla vittoria all’andata per 4 a 2, arrivò alla finale contro l’Ajax di Cruijff perdendo 2-0 con la doppietta del pallone d’oro Joan Cruijff.
In campionato solo il quinto posto per l’Inter, con Boninsegna sempre primo nella classifica dei marcatori con ben 22 reti.
Seguirono anni dove Boninsegna fu protagonista con i suoi gol della classifica cannonieri e fu un rigorista infallibile; suo il record tuttora imbattuto di ben diciannove calci di rigore consecutivamente realizzati, ma la squadra non tornò ai livelli della felice gestione Invernizzi.
In nazionale il rapporto con Valcareggi non fu dei più felici, perchè il C.T.azzurro più di una volta fece giocare Anastasi della Juventus.
Nella squadra nerazzurra tornò il mago Helenio Herrera che non stravedeva per lui, ma sul campo Roberto dimostrò sempre di essere fra i migliori attaccanti in circolazione e realizzò ben 23 reti.
Partecipò come riserva, insieme ad Anastasi, ai mondiali del 1974 (titolare Giorgio Chinaglia della Lazio); per lui solo il secondo tempo con la Polonia, e venne rilanciato in azzurro giocando anche nella nazionale di Fulvio Bernardini, contro la Jugoslavi e l’Olanda, contro la quale realizzò la rete del momentaneo vantaggio e giocando la successiva amichevole sperimentale con la Bulgaria.
Lasciò la nazionale con 22 presenze e nove reti.
Nel 1976 avvenne lo scambio fra due protagonisti del calcio italiano, sicuramente non più giovanissimi.
La Juventus lo volle ed in cambio offrì Anastasi... Sembrava un affare per l’Inter, considerando l’età dei due bomber: Roberto aveva già 33 anni, mentre Anastasi ancora ventottenne.
Scambio fatto, ma nel tempo il vero affare lo fece la società bianconera.
Boninsegna lasciò Milano con grande amarezza, ma gli anni successivi per lui furono ricchi di soddisfazione.
La Juventus di Trapattoni, infatti, divenne una formazione straordinaria e Boninsegna s’inserì alla perfezione.
Il bilancio di tre stagioni alla Juventus fu lusinghiero: 93 partite e 35 goal con un concreto contributo alla conquista del 17° e del 18° scudetto bianconero, oltre la conquista della Coppa Uefa-annata 1976-77.
Ultima stagione della sua straordinaria carriera nel campionato 1979-80 con la casacca del Verona in serie B.
Di Boninsegna rimane l’immagine del bomber buono ma scorbutico, attaccante completo e forte di testa, falloso quanto basta e, comunque, grande personaggio del favoloso calcio nazionale ed internazionale degli anni 60/70.
Per noi potentini Roberto Boninsegna resta sempre il centravanti del Grande Potenza della serie B che sfiorò la Serie A, nonché̀ il centravanti della Nazionale Italiana che fece il gol nella finale della Coppa del Mondo al Grande Brasile di Pelè, Campione del Mondo di Mexico’70.
Autore: Redazione 3 TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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