Anno Domini 1964, si disputano i XVIII Giochi Olimpici estivi a Tokyo, la Ferrero di Alba lancia sul mercato la Nutella e il Potenza si appresta ad affrontare il secondo campionato di serie B dopo aver chiuso la stagione d'esordio al nono posto dietro il Varese, il Cagliari di un certo Gigi Riva e il Foggia che furono promosse in serie A, il Padova, il Lecco, il Verona, il Brescia e il Napoli. La squadra va rimodulata anche per il bilancio, come sempre, non proprio roseo per i colori rossoblu. I leoni perdono, pertanto, alcuni prezzi pregiati tra il malumore dei tifosi. La sorpresa è, comunque, dietro l'angolo e la campagna acquisti/cessioni porta al Viviani alcuni grandi sorprese. Il nostro storico Vittorio Basentini ci presenta Silvino Bercellino II che con "Bonimba", Carrera, Canuti e Rosito ha fatto parte del "Potenza Miracolo" che ad oggi è il punto più alto raggiunto dal Leone Rampante.
L’articolo è di esclusiva redazione di Vittorio Basentini, da ricerca storica tratta dagli annali delle Figurine Panini.


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I tifosi del Potenza, in particolar modo i ragazzi di ieri e quelli di oggi, hanno sempre sentito parlare dell’attacco a raffica del Potenza della serie B formato da Carrera, Canuti, Boninsegna, Bercellino, Rosito.
Boninsegna lo conoscono tutti, Bercellino un po’ meno.
Chi era Silvino Bercellino II, nell’ambiente bianconero della Juventus chiamato Bercedue?
Nato a Gattinara, in provincia di Vercelli, il 31 gennaio 1946, Silvino Bercellino muove i primi passi nel settore giovanile della Juventus, ripercorrendo fedelmente le orme del più celebre fratello, Giancarlo, fratello maggiore di cinque anni in più e, per ben otto stagioni, pilastro difensivo della Juventus degli anni Sessanta, vincitore dello scudetto iuventino del 1966-67 e campione europeo con la Nazionale Italiana di Valcareggi nel 1968.
Dotato di un discreto fisico e di un’ottima tecnica, schierato da mezza punta, Silvino disputa due stagioni nella prima squadra bianconera, nel 1963-64 e nel 1965-66, totalizzando sedici presenze e otto goal; nonostante non sia un vero centravanti, mette in luce quella vena realizzativa che lo contraddistinguerà nel corso della sua carriera.
Bercellino II venne ingaggiato dal Potenza del duo Presidenziale Avv. Petrullo e Dott. Ferri e dell’allenatore Egizio Rubino per la stagione calcistica 1964-65, seconda stagione in B della squadra rossoblu, con la formula del prestito dalla Juventus del Presidente Ing. Catella con il volere di Boniperti, all’epoca stretto collaboratore di Catella, in virtù dell’amicizia che legava il Dott. Nino Ferri alla famiglia Boniperti.
Il prestito al Potenza del calciatore Bercellino II costituì all’epoca una finissima operazione condotta dalla dirigenza potentina, in quanto la società potentina ingaggiò un giovane emergente del calcio italiano, di ruolo attaccante, vincitore dello Scudetto Nazionale del Campionato Primavera con la finale Juventus-Lecco 3-2 (S.Bercellino realizzò la rete del 3-2 su rigore), il quale, l’anno precedente (stagione 1963-64), era
stato aggregato, all’età di 18 anni, nella rosa della prima squadra della Juventus dalla formazione giovanile bianconera guidata dall’allenatore Rabitti.
Bercellino II, infatti, aveva esordito in serie A in data 05.04.1964 con la maglia bianconera a Torino contro il Milan, in coppia di attacco con l’estroso fuoriclasse argentino Omar Sivori per la indisponibilità del centravanti titolare il brasiliano Nenè, vincendo la concorrenza dell’altro giovane attaccante bianconero Gianfranco Zigoni e segnando, peraltro, la rete del momentaneo uno a uno a 16 minuti dalla fine; partita persa dalla Juventus per 1-2 grazie ad una doppietta del brasiliano milanista Amarildo.
Riportiamo in sintesi il tabellino della partita di esordio in serie A di Silvino Bercellino, che annovera, nelle rispettive formazioni, calciatori che hanno fatto la storia del calcio italiano ed internazionale:
Torino –Stadio comunale -05.04.1964
Juventus 1 - Milan 2
Marcatori:
70' Amarildo (M), 74' Silvino Bercellino, 83' Amarildo.
Juventus FC: Roberto Anzolin, Adolfo Gori, Benito Sarti, Sandro Salvadore, Ernesto Castano, Giovanni Sacco, Carlo Dell'Omodarme, Del Sol, Silvino Bercellino, Giampaolo Menichelli, Omar Sivori. All. Monzeglio
Milan AC: Giorgio Ghezzi, Mario Trebbi, Cesare Maldini, Gilberto Noletti, Giovanni Trapattoni, Dino Sani, Bruno Mora, Giovanni Lodetti, Josè Altafini, Gianni Rivera, Amarildo. All. Liedholm

Nella stagione calcistica 1963-64 Silvino colleziona due presenze in serie A nella prima squadra bianconera, un gol segnato (contro il Milan) e l’esordio nella Nazionale Under 21 (due presenze e quattro reti segnate).

Stagione calcistica 1964-65. Programmazione della Società F.C.Juventus
La conduzione tecnica della squadra della Juventus venne affidata al nuovo allenatore Heriberto Herrera, il sergente di ferro, che prese il posto di Rabitti, subentrato alla 27^ giornata dell’annata 63-64 a Monzeglio.
La Juventus, secondo la richiesta di H.Herrera, acquistò un nuovo centravanti: l’argentino Nestor Combin, che fece coppia di attacco prima con Sivori e poi con Menichelli; pertanto i due giovani attaccanti di riserva Zigoni e Bercellino II vennero dirottati in prestito rispettivamente al Genoa ed al Potenza.
Il giovane Bercellino II, il miglior prodotto de quegli anni del vivaio bianconero, prometteva bene, ma doveva farsi le ossa per essere lanciato definitivamente nella massima serie.
Per la sua caratteristica di estraniarsi dal gioco per lunghi periodi e poi colpire improvvisamente, venne soprannominato il Torero Camomillo dal titolo di una canzone dello Zecchino d'Oro dell'epoca.
Possedeva ottima classe e tocco di palla; era inoltre molto abile sottoporta ed era discretamente realizzativo.
Nell’estate del 1964 il giovane Bercellino, trasferito al Potenza, incontrò inizialmente lievi difficoltà di ambientamento, in una realtà di provincia nettamente diversa dall’ambiente torinese della Juventus, nonostante l’amicizia ritrovata con altri due giovani juventini trasferiti in Basilicata l’anno prima, Franco Carrera e Domenico Casati e la conoscenza di Franco Dianti, altro giovane elemento, proveniente dal Cesena, ma contrattualmente in prestito dalla società bianconera.
Orbene in quell’annata calcistica nel Potenza giocarono quattro giovani elementi provenienti dal vivaio juventino, compreso Bercellino.
In realtà l’ambiente genuino e caloroso di una piccola città del sud come Potenza aiutò i giovani ex bianconeri ad ambientarsi bene in una nuova squadra assemblata dall’allenatore Rubino, composta da un mix di elementi esperti ed essenzialmente di giovani promesse, tanto da disputare un campionato strepitoso e da costringere la dirigenza potentina a dover far capire ai propri calciatori di rallentare i ritmi ed i dettami di Rubino, perché la non programmata promozione serie A avrebbe comportato piu’ di qualche problema economico alla società rossoblu.
Bercellino segnò, pertanto, la sua prima rete nel Potenza alla terza giornata di campionato, al Viviani contro il Padova; di Bercellino di quella stagione si ricorda ancora l’eccezionale doppietta segnata a Parma in una partita giocata benissimo dal Potenza, alla quale seguì un filotto di partite con quattro vittorie consecutive,la inattesa sconfitta su misura a Padova ed il meritato pareggio, quanto stretto, a Brescia contro la capolista, dove la squadra rossoblu, non avvertì alcun senso di soggezione nel confronto diretto, pervenendo al vantaggio con il gol al 14’ di Bercellino e subendo il pareggio del centravanti bresciano De Paoli, capocannoniere del torneo, al 72’ nell’unica distrazione del portiere Masiero della forte difesa rossoblu
Il Potenza dei vari Lodi, Rosito, Carrera, Boninsegna, Canuti, sfiorò la serie A, con soli due punti in meno della Spal, terza classificata, sconfitta, peraltro, dal Potenza sia all’andata che al ritorno.
Bercellino realizzò 18 reti in una squadra di campioni, diventando vicecapocannoniere del campionato cadetto alle spalle di Virginio De Paoli del Brescia e del brasiliano Sergio Clerici del Lecco, autori entrambi di 20 reti.
Pertanto la Juventus non esitò a riscattare il prestito del giovane attaccante, in virtù dell’ottimo campionato disputato con il Potenza in serie B.
Il sogno del giovane Silvino, che aveva seguito le orme del padre e del fratello, si avverava nuovamente, ovvero ritornare a giocare nella massima serie- stagione 1965-66- in una grande squadra come la Juventus, all’epoca come detto allenata da Heriberto Herrera.
Da dire che la concorrenza in casa bianconera era spietata: in primis con l’attaccante veterano Menichelli, poi il giovane emergente Traspedini, acquistato dal Varese, autore di un buona stagione in A con 8 reti realizzate, le due giovani ali Stacchini e Furino, entrambi cresciuti nel vivaio bianconero.
Purtroppo per Silvino Bercellino, non fu facile trovare posto in quella Juventus, i campioni abbondavano, soprattutto a centrocampo; Leoncini, Del Sol, Stacchini e Cinesinho, erano giocatori di caratura internazionale e, logicamente, lasciarono pochissimo spazio ai rincalzi.
La coppia di attacco di quella Juventus era costituita da Menichelli-Traspedini con l’apporto trequartista del brasiliano Cinesinho, prelevato dal Catania, che aveva sostituito Sivori; tuttavia Silvino Bercellino disputò diverse partite segnando sei gol.
Da tenere anche conto che, a quei tempi, non erano consentite le sostituzioni, per cui le occasioni di scendere in campo furono davvero contate.
Silvino era il fiore all’occhiello del vivaio bianconero, ma mancava di quella grinta e quella voglia di lottare su ogni pallone che gli avrebbero permesso di sfondare.
Giocava da campione, venti minuti su novanta; i minuti restanti li trascorreva senza brillare.
Questo comportamento gli valse l’appellativo di Torero Camomillo; quando, però, decideva che era il momento di giocare, erano dolori per tutti.
Sandro Ciotti che lo vide giocare in una partita contro il Cagliari di Riva, disse in radiocronaca: «Oggi ho visto un giocatore da Nazionale: Silvino Bercellino».
Silvino Bercellino, infatti, era uno dei giovani del campionato di serie A seguiti dal C.T. della Nazionale Italiana Edmondo Fabbri, dovendo la Nazionale disputare il Mondiale d’Inghilterra nell’estate del 1966.
Il giovane attaccante bianconero era un autentico match-winner, il calciatore che risolveva di getto con una spigliatezza che incantava, con una naturalezza che ammaliava, una gara rognosa.
Sotto il profilo tecnico giudizio eccezionale, sotto quello agonistico discreto, in considerazione che nel corso della sua permanenza in Serie B si era comportato egregiamente.
Subiva colpi duri senza scomporsi, senza abbandonarsi a gesti teatrali.
L’unico suo punto oscuro era il carattere, la veste psicologica.
Heriberto Herrera, audace e vero maestro, mise alla prova il giovanotto.
Lo torchiò in allenamenti spietati, lo tolse dal piedestallo dove, sia pure involontariamente, qualcuno l’aveva collocato dopo i goal a ripetizione segnati in Serie B con il Potenza.
Poi, nei momenti cruciali, lo richiamò in gioco come fanno i fantini di gran classe con i cavalli di sangue purissimo.
Da dire che Silvino Bercellino rispose con prontezza, senza una pausa e nel corso della stagione, causa l’infortunio di Traspedini, giocò diverse partite da titolare, fu, peraltro, in piena corsa per la convocazione in Nazionale per il mondiale dell’estate del 1966.
Ma in Nazionale il C.T.Fabbri, alle battute finali delle convocazioni, preferì al suo posto il calabrese Francesco Rizzo, attaccante del Cagliari da diverse stagioni e spalla di Gigi Riva, calciatore emergente del calcio italiano sul quale l’intero ambiente della Nazionale puntava molto.
Il calabrese Rizzo, di anni 23, giocò, infatti, l’amichevole, prima del mondiale, il 14.06.1966 fra Italia e Bulgaria, terminata 6-1 per gli azzurri e fu autore di una doppietta; Rizzo disputò anche la successiva amichevole con l’Argentina e, pertanto, venne inserito da Fabbri nella rosa che prese parte al Mondiale d’Inghilterra, mondiale finito male per l’Italia con la clamorosa eliminazione ad opera della Corea.
Delusione, pertanto, del ventenne Bercellino per non aver partecipato al Mondiale del ‘66, sicuramente in corsa per il Mondiale di Mexico ’70.
La stagione seguente 1966-67, ovvero la stagione seguente il mondiale, sempre con Heriberto Herrera allenatore, la Juventus vinse lo scudetto; in particolare nell’estate del 1966 la Juventus acquistò il centravanti Virginio De Paoli dal Brescia e riscattò il prestito di Zigoni dal Genoa.
Nella rosa bianconera di quella stagione, inoltre, vennero inseriti altri giovani rincalzi fortemente concorrenziali come l’estroso Franco Causio, prelevato dalla Sambenedettese, che divenne in seguito una colonna della Juventus anni settanta ed, ancora, dalla formazione primavera venne inserito nella rosa della prima squadra un altro giovane attaccante fortemente promettente come il torinese Bruno Rinaldi, ceduto poi in prestito al Potenza in serie C nella stagione 1968-69 per farsi le ossa.
Bercellino, vista la concorrenza, senza la certezza di giocare titolare e conoscendo la mentalità dell’allenatore H.Herrera, decise di lasciare Torino e venne ingaggiato dal Palermo in serie B, dove disputò ancora una volta un ottimo campionato cadetto realizzando 13 reti; nell’estate del 1967, dopo una breve parentesi al Mantova, ritornò al Palermo dove fra serie A e B rimase fino all’estate del 1972, disputando ottimi campionati e risultando uno dei migliori attaccanti italiani della massima serie di quell’epoca.
Il ritorno alla Juventus non avvenne più perché, con la stagione 1968-69, la società bianconera acquistò l’emergente centravanti siciliano Pietro Anastasi, campione europeo con la Nazionale Italiana nel 1968, inoltre la società cara alla Famiglia Agnelli, a partire dalla stagione 1969-70 e stagioni successive, prima con l’allenatore Rabitti, poi con Picchi e ancora con il ceko Vicpalek, diede vita ad un formidabile ciclo puntando su giovani promettenti, con obiettivo la valorizzazione dei vari Causio, Cuccureddu,Novellini, Landini e del torinese Roberto Bettega, altro prodotto del vivaio, il quale, dopo una parentesi a Varese in serie B, divenne uno dei pilastri della grande Juve degli anni settanta.
Per Bercellino successiva stagione 1972-73 al Monza in B con retrocessione, quindi stagione al Livorno in serie C- stagione 1973-74- e conclusione definitiva della carriera con la maglia della Biellese, aiutando i giovani calciatori del posto a vincere il campionato di promozione piemontese-stagione 1974-75-, collaborando con la Biellese fino al 1978.
Silvino Bercellino è stato un grande attaccante, un mito per chi era allora un ragazzo.
A Potenza si capì subito che aveva classe e fisico ed all’epoca gli attaccanti italiani con queste doti non erano molti.
Grande campionato in B con la maglia rossoblu, sicuramente un calciatore da categoria superiore, un lusso per i colori del Potenza, un ricordo indelebile di questo centravanti e di quella formidabile squadra che sfiorò la serie A.
Peccato che Bercellino non abbia continuato la sua grande carriera nella Juve, ma diciamo che le circostanze favorevoli ed un pizzico di fortuna nella vita contano sempre.

Sezione: Amarcord / Data: Mer 20 maggio 2020 alle 07:30
Autore: Redazione TTP / Twitter: @tuttopotenza
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