Dopo la morte, è tempo di lutto per la scomparsa deIla Turris, maturata proprio nel suo 80esimo anno di età. La squadra che oggi avrebbe dovuto affrontare il Benevento (che invece riposerà per forza di cose, stessa solfa il prossimo 5 aprile quando sarebbe toccata la sfida al Taranto) è stata esclusa dal campionato, con conseguente scioglimento dei vincoli contrattuali che legavano giocatori e staff alla compagine corallina, che ora si ritrovano forzatamente disoccupati, seppur parzialmente tutelati dal salvagente della fideiussione.
Nel frattempo. la sentenza del Tribunale Federale che ha sancito l’esclusione della Turris dal campionato di Serie C ha prodotto, come immediata conseguenza, l’escussione della fideiussione da 350mila euro, depositata la scorsa estate per l’iscrizione al campionato. Secondo quanto riportato dal portale Tuttoturris la Federazione avrebbe già avviato la procedura di riscossione della somma, destinata almeno in parte a coprire le mancanze retributive verso i tesserati del club biancorosso, che negli ultimi mesi hanno subito continui ritardi e omissioni nei pagamenti.
La questione si fa ancora più paradossale se si pensa che la fideiussione risulterebbe formalmente intestata alla famiglia Colantonio, ex socio di maggioranza del club. Lo stesso Antonio Colantonio, in un comunicato diffuso lo scorso ottobre, aveva spiegato la genesi dell’operazione, chiarendo che “i 200mila euro necessari per completare la fideiussione erano stati coperti dalla sua famiglia e successivamente compensati con la cessione di crediti, da parte di una società riconducibile a Capriola, legati al superbonus 110%”.
Dopo il danno sportivo, economico e morale derivante dall’estromissione della Turris dalla C e dalla perdita dell’affiliazione in FIGC, arriva anche la beffa per il massimo dirigente Ettore Capriola dato che, se fosse riuscito a scollinare le ultime scadenze, arrivando a fine stagione in un modo o nell’altro, avrebbe potuto recuperare l’importo fideiussione, o almeno una parte della stessa.
Intanto il Tribunale Federale Nazionale ha pubblicato le motivazioni che hanno portato all’esclusione della Turris dal campionato. La decisione era già stata annunciata, ma adesso emergono tutti i dettagli sulle infrazioni contestate alla società corallina e sulle ragioni per cui la sua difesa è stata respinta. Il TFN ha accertato che la Turris ha violato in modo grave e reiterato le norme federali, in particolare per mancati pagamenti di stipendi e contributi. Le infrazioni principali sono:
1. Mancato pagamento di stipendi e incentivi ai giocatori:
– La società non ha versato gli emolumenti dovuti ai tesserati per i mesi di novembre, dicembre 2024 e gennaio 2025 entro il termine del 17 febbraio.
– Non sono stati pagati nemmeno gli incentivi all’esodo per sei giocatori.
– Questa situazione ha rappresentato una chiara violazione dell’articolo 85 delle NOIF (Norme Organizzative Interne FIGC), che impone scadenze tassative per questi pagamenti.
2. Mancato versamento di tasse e contributi:
– La società non ha pagato le ritenute fiscali (Irpef) sugli stipendi e sugli incentivi all’esodo.
– Non sono stati versati i contributi INPS per il trimestre novembre 2024 – gennaio 2025.
– Inoltre, risultano inadempienze anche per i mesi di settembre e ottobre 2024, aggravando la posizione del club.
3. Responsabilità diretta della società e recidiva:
Il Tribunale ha ritenuto responsabili gli amministratori della Turris, in particolare Antonio Piedepalumbo, all’epoca dei fatti amministratore unico. La società stessa è stata considerata responsabile diretta, aggravata dalla recidiva: già in passato erano state commesse infrazioni simili.
Durante il procedimento, la Turris ha cercato di difendersi sostenendo che i mancati pagamenti erano dovuti a pignoramenti bancari, che avrebbero bloccato le somme necessarie per saldare gli stipendi e i contributi. Tuttavia, il Tribunale non ha accolto queste giustificazioni, ritenendo che le scadenze federali non siano derogabili e che la società avesse comunque la responsabilità di trovare una soluzione alternativa per rispettare gli obblighi finanziari. Inoltre, va sottolineato che la Turris e l’ex amministratore unico Antonio Piedepalumbo non hanno presentato memorie difensive, un aspetto che ha ulteriormente pesato nella valutazione del Tribunale. L’unico a intervenire in difesa è stato il dirigente Ettore Capriola, ma la sua posizione è stata stralciata e verrà discussa in un’udienza separata, fissata per il 10 aprile 2025.
Lo stesso Capriola, dopo aver riferito che i pregressi mancati pagamenti sarebbero derivati da condotte negligenti dell’amministrazione della società sportiva, ha inoltre affermato di non avere poteri di rappresentanza nella gestione finanziaria della Turris, sostenendo di essere solo un dirigente sportivo e non un amministratore con potere decisionale. Ha dichiarato che i mancati pagamenti erano dovuti a pignoramenti bancari e al fatto che la banca, nonostante i successivi provvedimenti giudiziari avessero sbloccato le somme, non avrebbe comunque provveduto a disporre nei tre giorni seguenti le liquidazioni (con valuta 17 febbraio 2025), determinando la cristallizzazione dell’inadempimento. Ha contestato la validità di alcuni documenti che lo identificavano come responsabile della società.
Il Tribunale ha accolto la sua richiesta di accesso agli atti e ha ritenuto necessario valutare meglio la sua posizione prima di emettere una sentenza. Pertanto, la sua situazione è ancora incerta. Se il TFN riconoscerà che non aveva poteri decisionali, potrebbe essere assolto. In caso contrario, potrebbe subire un’inibizione, anche se probabilmente inferiore a quella inflitta a Piedepalumbo. L’udienza del 10 aprile sarà decisiva per capire quale sarà il suo destino.
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