L’alba di un campionato, ha il volto, anzi la testa, d’un bambino che salta giù dalla poltrona del barbiere felice come tanti suoi coetanei sarebbero, altrove, se il padre gli avesse regalato l’ultimo nato tra gli smartphone, o il videogioco che più va di moda. Lui, invece, scorrazza tra ciocche di capelli ancora da spazzar via e tubi di shampoo profumati guardando orgoglioso allo specchio il “taglio” che il papà gli aveva promesso: il simbolo del leone rampante “disegnato” con pennellate di lametta all’altezza della nuca. Dal lato opposto del salone un tizio sulla cinquantina lo fissa con occhi perplessi, scettici e saccenti. «Povero lui, e peggio ancora sarà suo padre», sembra dire quello sguardo di chi proprio non comprende, però in fondo neppure tanto conosce. Sì, perché in quel look, e ancor di più nella gioia che suscita in quel bimbo, c’è la lente d’ingrandimento d’una città, d’un popolo, che ha contato i giorni e ha scandito l’attesa per i pochi granelli di sabbia rimasti nella clessidra, aspettando Cavese-Potenza, l’inizio d’una nuova stagione rosso-blù, l’apoteosi d’una mobilitazione collettiva di una voglia matta di risalire la china dopo un periodo...dopo anni in cui ci sono stati solo dolori...e poca gioia.

Spiegateglielo voi che a queste latitudini prima di prendere un qualsiasi impegno qui s’aspetta che esca il calendario di calcio e lo si affigge accanto a quello dei Santi, e poi tocca attendere...attendere che tutto inizi come il fischio dell'arbitro che al Lamberti domani farà partire Cavese-Potenza.

Spiegateglielo voi che, assieme ai giocattoli, ai bambini che nascono da queste parti si regalano magliette e cappellini rosso-blù, ché «poi papà te lo spiega il significato», però intanto s’indossano inconsapevolmente, per una foto da mostrar con fierezza una volta diventati grandi.

Spiegateglielo voi che sulle targhe dell’auto, se non c’è la sigla “PZ”, ci va il logo del leone rampante, perché l’appartenenza è qualcosa che si ostenta con orgoglio, soprattutto lontano da casa.

Spiegateglielo voi che prima di partire, qualsiasi sia la meta o la ragione del viaggio, la prima cosa che si mette in valigia è almeno una maglietta rosso-blù che testimoni la propria fede calcistica, perché è come portarsi dietro sempre, ovunque, un pezzo di sé. Poi, a seguire, avanti con mutande, calzini e tutto il resto....e se ti chiedono ma che maglia é?...ma tu per chi tifi?...con orgoglio risponderemo...SONO TIFOSO DEL POTENZA!

Spiegateglielo voi che qui si respira Potenza per 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, dal caffè del mattino all’ultima chiacchierata sul pianerottolo a tarda sera prima di chiudere la porta a doppia mandata, perché il leone rampante è l’unica materia capace di metter tutti sullo stesso piano: un ricco e un disperato, un nobiluomo e un “ragazzo della strada”, un nonnino e un bambino.

Spiegateglielo voi che qui c’è gente che nella vita s’è fatto apprezzare e voler bene da tutti, però poi per “colpa” del cieco amore rosso-blù s’è trovato nei peggiori “casini” e ha dovuto risponderne a genitori, mogli, figli, amici, parenti e persino giudici.

Spiegateglielo voi che negli anni Novanta qui Roby Baggio era una bellissima figurina con il codino nascosto, però il “ricciolo” che faceva impazzire era quello del bomber palermitano Ciccio Libro.

Spiegateglielo voi che qui il giorno della partita non si vuole né può sentire nessuno che non sia chi condivide lo stesso “viziaccio”, e che dopo una sconfitta, quando s’è costretti a riprendere gli “altri” rapporti sociali, si dice ch’è «tutto a posto» mentendo e sapendo di mentire, mentre dopo una vittoria si sorride e si scherza come gli idioti anche se attorno nessuno ne ha voglia (ma tu sì).

Spiegateglielo voi che qui il leone rampante ce lo si incide sulla pelle, o comunque lo si porta idealmente tatuato sul cuore, con un inchiostro indelebile, pur nella serena consapevolezza che nel destino di questa squadra e di chi la sostiene ci sarà più sofferenza che gloria.

Spiegateglielo voi che – per questi e molti altri motivi – il calcio non è uguale per tutti, e che a Potenza, città con la testa nel pallone per storia, presente e futuro, l’inizio d’un campionato è qualcosa che sfugge alla logica che ritrovi altrove dove ci s’infiamma (solo) se s’è fatto “un gran mercato” e invece ci si scioglie nel disincanto se non ci sono dichiarate ambizioni. Altrove, appunto. Non qui, dove il sacro fuoco del vecchio cuore rosso-blù arde da sé.

 La meta del viaggio che inizia domani non la conosce nessuno...o forse no...l’unica certezza è che quello che inizierà a cava sarà un bellissimo viaggio...che dovrà terminare e concludersi dopo tutti speriamo...Il presidente Caiata ha fatto tanto...ma veramente tanto...con la squadra che deve capire fin da subito che la voglia di vincere è tanta...ma veramente tanta...cercasi gloria disperatamente...risorgi vecchio leone rosso-blù...

 

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 02 settembre 2017 alle 21:26
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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