"Che sarà, sarà, ovunque ti seguirem...", cantano i tifosi della Roma al loro Edo. In un mondo senza riconoscenza, i ragazzi della Curva Sud (anche quelli più duri, i quali dopo gli scontri dell'ultimo derby con la Lazio hanno causato il divieto delle trasferte fino a fine stagione) ce l’hanno da vendere e riconoscono come uno di loro Edoardo Bove. L’ex di turno domenica è tornato all’Olimpico da avversario, ora gioca nella Fiorentina. Anzi non gioca purtroppo, va in panchina da quando in quel drammatico 1° dicembre 2024 il suo cuore ha rischiato di fermarsi per sempre. Edo è salvo per miracolo, per l’intervento tempestivo dei soccorsi sanitari. Dicevamo che Edo è tornato e la sua gente lo ha accolto con il trionfo che si deve ai tribuni del popolo romanista. Con cori e striscioni. Uno per tutti: “Un cuore più forte di un destino avverso. Forza Edoardo”.

Un ragazzo sugli spalti si è tolto la maglia giallorossa n. 52 e glie l'ha mostrata al suo passaggio sotto la Sud in segno di massimo rispetto: quella è la casacca con cui Bove è entrato per sempre nella storia della Roma. Perché il tifoso romanista non dimenticherà mai quel gol che ha segnato al Bayer Leverkusen in Europa League, così come non può cancellare dalla memoria le immagini in diretta tv di quel Fiorentina-Inter in cui la sua vita ha rischiato di finire lì, a 22 anni. Tanti i coetanei di quella Curva che si sono legati per sempre a Edo, uniti dall’idea del ragazzo che ce l’ha fatta ad arrivare in prima squadra e che è riuscito a sfondare nella Roma. Lo hanno salutato con tristezza quando la scorsa estate la società degli americani a Roma ha deciso di mandarlo a Firenze, ma anche lontano Bove è rimasto comunque un ragazzo della Sud.

Un ragazzo per bene, acqua e sapone, che dell'eterno capitano e ottavo re di Roma Francesco Totti non ha i colpi geniali, ma la corsa e la passione sì, oltre alla pettinatura del "Pupone" ventenne e gli stessi occhi celesti come il cielo di una Roma antica e di cuore che si commuove per la sfortuna che è capitata a Edo. Piange la Sud assieme al suo ragazzo: davvero un pio Bove, simbolo di fiera romanità. Edo non vuole rinunciare al sogno fatto da bambino di arrivare nei professionisti. Un sogno conquistato con grinta e sudore e che gli è stato momentaneamente vietato per via del cuore sotto osservazione che ora non gli consente di tornare in campo. Nel frattempo allora ad ogni gara incita i nuovi compagni viola dalla panchina e guarda con affetto ai suoi ex amici giallorossi che lo hanno accolto come un fratello che è appena tornato da un lungo viaggio.A Roma ci sono le sue radici e la squadra dei suoi primi calci, la Boreale, la società di Roma Nord dove è cresciuto prima di entrare nel mondo fatato di Trigoria. La Boreale grazie a lui ora farà un bel doppio passo in avanti, diventerà un Centro di Formazione della Fiorentina. Siamo già ai titoli di coda e a un futuro da Bove dirigente? Chi può dirlo. Il destino non è nelle nostre mani e neppure nei piedi di Edo che in attesa del verdetto amletico - può tornare all'agonismo o non può tornare? - continua ad allenarsi e a studiare (è iscritto alla facoltà di Economia Aziendale all'università Luiss "Guido Carli" di Roma), perché un piano B deve avercelo pure un calciatore di Serie A. E Bove anche in questo è esemplare, come le sue lacrime che mischiate a quelle sincere dei suoi tifosi, tutti non solo i romanisti, sono l’essenza di un calcio che si riscopre più umano e più vero, grazie a queste storie di vita reale. Siamo sicuri che a Edo, un giorno tutto questo dolore gli sarà utile e che le lacrime tristi versate per un futuro che oggi gli appare incerto diventeranno quelle di gioia per un altro dei tanti gol che realizzerà, assieme ai suoi tanti sogni di ragazzo.

Sezione: Mondo Calcio / Data: Lun 05 maggio 2025 alle 16:33 / Fonte: avvenire.it
Autore: Redazione
vedi letture
Print