Gli occhi spiritati di Italia '90 si sono chiusi per sempre. Totò Schillaci è morto stamattina all'ospedale Civico. Nonostante i bollettini degli ultimi giorni che parlavano di "condizioni di salute in miglioramento", il suo stato di salute è precipitato nelle ultime ore fino al decesso. La camera ardente sarà allestita nella sala stampa dello stadio Renzo Barbera.
Totò non c'è più ed è difficile crederci. Ma la vita ha crudelmente insegnato che anche gli eroi del pallone se ne vanno. Che anche uno che nonostante i 59 anni sembrava ringiovanire come Benjamin Button può salutare per sempre. Dalle notti magiche, con "Ciao" come mascotte, all'ultima celebre apparizione televisiva in "Pechino Express", fino all'addio di oggi. Totò Schillaci è stato un eterno ragazzo, perennemente in bilico fra strada e gloria. Fra popolarità globale e tratti da uno come gli altri, uno di noi. Come in quel momento in cui fece capolino alla clinica La Maddalena, nel giorno in cui arrestarono Matteo Messina Denaro. Che ci fa Totò lì dove tantissimi siciliani, perfino anche il latitante più ricercato, vanno per provare a salvarsi dai tumori? Eh, purtroppo sì, anche lui era lì per le cure oncologiche.
"Queste malattie non guardano in faccia nessuno", aveva detto alla morte di Gianluca Vialli. Non si sapeva ancora pubblicamente, ma ci era già passato anche lui, come avrebbe raccontato successivamente, dicendo di aver avuto paura ma anche di aver dribblato anche questo terribile avversario. Sembrava aver segnato il gol più importante della sua esistenza. E invece no, la partita non era finita. Il nemico è tornato ancora più aggressivo e cattivo. Più beffardo di Caniggia in quella sera di luglio che ha rovinato "il cielo di un'estate italiana". Magari adesso Totò ne parlerà con lo stesso Luca e con Diego (Maradona). Chissà se anche con Paolo (Rossi). Tutti e quattro usciti di scena dalla vita a un'età relativamente giovane, nel giro di un quadriennio, giusto il periodo tra un Mondiale e l'altro.
Totò all'Olimpico di Roma nel 1990 sembrava Pablito al Mundial in Spagna. Il ct Azeglio Vicini lo capì subito quando lo fece entrare nel secondo tempo della prima partita contro l'Austria e quel numero 19 bassino su cross perfetto di Vialli, la mise dentro con un colpo di testa perfetto, facendo esplodere di gioia il Paese. Ti affacciavi alla finestra e sentivi Bruno Pizzul, praticamente in stereofonia, con quel suo tono inconfondibile: "Schillaci, ancora… gol". E pareva passata un'eternità da quel "Schillaci ruba le gomme" urlato pochi mesi prima per insultare l'attaccante della Juventus da tifosi del Bari. Nella stessa città pugliese, Totò si laurea capocannoniere del Mondiale con 6 reti. Come Paolo Rossi, ma senza coppa in mano. Dettaglio non da poco, è vero. Lo ammetterà lo stesso Schillaci in un'intervista del 2010, a 20 anni dal momento topico della sua carriera: "Avrei barattato i miei gol col titolo di campione del mondo".
È davvero singolare come la sagoma di Schillaci si sia involontariamente sovrapposta alle cronache non sportive nella sua vita. E’ il marzo 1990, l’Italia intera attende con trepidazione il Mondiale da giocare in casa, ma viene scossa dalla notizia della scomparsa di Santina Renda. Succede al Cep, un agglomerato di case popolari, dove Schillaci è cresciuto dopo essere nato al Capo in via della Sfera 19: quasi un destino dietro quel nome e quel numero civico. Totò, capocannoniere nel 1989 col Messina in Serie B, sta giocando - e abbastanza bene - la sua prima stagione con la maglia della Juventus. Ma i giornalisti da tutto lo Stivale scendono a Palermo perché c'è questa bambina che non si trova più. Arriva l'estate e il Belpaese è ai piedi di "Totògol", stavolta al Cep ci sono reporter da tutto il pianeta. Vogliono vedere i campi sgarrupati in cui l'attaccante buttato nella mischia da Vicini ha tirato i primi calci. Vogliono conoscere la sua famiglia: tra loro c'è anche il padre Domenico che proprio in quei giorni partecipa alla fiaccolata per Santina a tre mesi dalla sparizione.
Della piccola non si avranno più notizie, Totò Schillaci invece da allora in poi si vedrà ovunque. Terminata l'esperienza da calciatore in Italia all'Inter, nel 1994 è il primo giocatore italiano ad approdare in Giappone. Dopo tre anni a segnare a raffica nel Sol Levante, le scarpe coi tacchetti al chiodo e la politica che lo solletica. Arriva così l'esperienza con Forza Italia in consiglio comunale a Palermo, nel 1997: eletto con un migliaio di voti, si dimette dopo due anni. "Non lo farei più", dirà successivamente. E allora torna alla sua scuola calcio di via Leonardo da Vinci, al campo Louis Ribolla, dove è cresciuto quando lì giocava con l'Amat, e vede sbocciare sotto i suoi occhi talenti che faranno bene ma che non toccheranno mai i suoi picchi. Due su tutti: Antonio Di Gaudio e il nipote Francesco Di Mariano, figlio della sorella.
C'è infine l'ultima parentesi, quella dei reality show: terzo all'Isola dei Famosi nel 2004, ci riprova nel 2023 con "Pechino Express". In coppia con la moglie Barbara Lombardo, sposata nel 2012, dopo il primo matrimonio con Rita Bonaccorso, finito nel 1995. Con l'amore della sua maturità, davanti a milioni di telespettatori, Totò gira India, Malesia e Cambogia, si diverte e fa divertire il pubblico. Il tumore sembra essere alle spalle, ma non è così.
Non si vede più in tv e nemmeno dalle sue parti, per esempio ai tavolini del bar del Cep dove da ragazzino mangiava una brioche col gelato al termine degli allenamenti e dove è sempre tornato nonostante fosse diventato un mito. Ed è proprio perché Totò non fa più capolino da quelle parti che chi lo conosce inizia a preoccuparsi. Poi l'ultima apparizione in pubblico, di qualche settimana fa, a Lipari, davanti alla tomba di Franco Scoglio - nonostante la malattia lo avesse già fiaccato - per rendere omaggio all'allenatore, da lui definito "un padre", con cui fece faville nel Messina e che ha amato più di tutti i mister avuti forse insieme a uno dei primi, quell'Angelo Chianello dell'Amat, ritenuto "fondamentale" dal bomber palermitano.
Fino alla notizia di oggi: Totò è morto. Ma i suoi occhi spiritati resteranno spalancati a imperitura memoria, nel ricordo di un'estate - e di una vita - indimenticabile.
Autore: Redazione / Twitter: @tuttopotenza
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