Il mondo del calcio è in lutto. E' morto ieri sera in una clinica a Firenze, all'età di 82 anni, Bruno Bolchi, soprannominato "Maciste" (nomignolo che gli diede Gianni Brera) per la sua stazza fisica. Nato a Milano il 21 febbraio 1940, viveva da tempo a Pieve a Nievole (Pistoia). Quella di Bolchi, nel 1961, è stata la prima figurina calciatori stampata dalla Panini.

Nella collezione di immagini che formano il pantheon calcistico di ognuno (la rovesciata di Carletto Parola, l'arrampicata di Pelè all'Azteca, l'urlo di Tardelli) ne esiste una forse più periferica, ma non meno simbolica: il viso di Bruno Bolchi nella prima figurina Panini della storia, era il 1961 e questo ventunenne con la faccia già da vecchio zio (i giocatori di allora sembravano non essere mai stati ragazzi) proprio non riusciva a sorridere. Indossava la maglia dell'Inter a righe larghe, a girocollo, e il suo cognome stava in basso, nero in campo giallo. A sinistra, scritta in verticale, c'era "Inter". Minimalismo anche grafico per inaugurare un'epoca mai più finita.

Il giovanotto, non per nulla soprannominato Maciste già in tenera età per il suo corpaccione monumentale, di quell'Inter era il precoce capitano, dopo il debutto da diciottenne. Gli avevano consegnato i gradi perché era solido, affidabile e serio, il classico gigante buono che tiene insieme la baracca. Con i nerazzurri avrebbe vinto anche uno scudetto, sebbene quella non fosse ancora la stagione delle grandi conquiste europee. Centrocampista di peso, Bolchi proseguirà la sua onesta carriera nel Verona, nell'Atalanta e nel Torino, chiudendo con la Pro Patria nel 1971 dopo oltre duecento partite in A e 12 gol, non pochissimi per quelle vite da mediano con ben poca gloria. Ha vestito anche quattro volte la maglia azzurra. Nella Pro Patria comincerà ad essere giocatore e allenatore insieme.

Ma se l'universo virtuale è pieno, in queste ore, di condoglianze più lunghe di un giro d'Italia, con un'inondazione di lacrime (Bruno Bolchi è morto martedì sera a 82 anni, dopo una lunga malattia), dipende soprattutto dall'infinita carriera del Bolchi allenatore, un'incredibile avventura che è un elenco telefonico di competenza, imprese, persone e amore per lo sport. Impossibile ricordare tutte le soddisfazioni che Maciste ha saputo regalare alla gente. Qui, basti accennare alla cavalcata del Bari dalla C1 alla A, compresa una semifinale di Coppa Italia ottenuta eliminando la Juventus in trasferta, e la Fiorentina: e quell'anno il Bari era ancora in C1. Tra l'altro, era la Juve di Platini e Boniek.

Quelli come Bruno Bolchi sono sempre considerati allenatori "da promozioni", un elenco che vanta specialisti come Gigi Simoni ma anche come Sonetti, Mondonico e Fascetti. Alla fine si rischia di essere riduttivi nei confronti dei bucanieri della cadetteria, un universo dove soltanto i migliori sanno trasformare il pane duro in arrosto con patate al forno. Il memorabile Maciste ci riuscì quattro volte: del Bari abbiamo detto (1984/85) e non si possono dimenticare il Cesena (1986/87), il Lecce (1992/93) e la Reggina (1998/99). Una collana di perle dove brillano anche le promozioni in B del Bari (1983/84) e della Pistoiese (1976/77). La geografia del cuore non lascia fuori nessuno, e ha moltiplicato ricordi e felicità per decine di migliaia di tifosi. Maciste li guarda ancora tutti, lui così timido e serio, dalla figurina di un album dove abbiamo incollato pezzetti di noi.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 28 settembre 2022 alle 16:19 / Fonte: repubblica.it
Autore: Redazione 1 TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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