~~Ci sono dei momenti nei quali, a causa di avvenimenti o situazioni, si sente il bisogno di “aprire” la casella dei ricordi e  tornare indietro col pensiero.
Erano gli anni “60 ero un adolescente  ed insieme ad altri coetanei avevo fondato il  “Club De’ I Fedelissimi” ( era il dicembre del 1966, cinquant’anni fa!!!) con lo spirito che alimenta la gioventù,che vuole essere vicina alla propria squadra, ai propri colori e alla propria città.
E ai propri beniamini che calcavano il prato naturale  del “Viviani” convertito, da oggi,  in erba sintetica.
Flashback:  nelle domeniche che i rossoblù giocavano in casa, i tifosi “scendevano” al Viviani con la radiolina in mano, il cappellino in testa  e il cuscino sotto il braccio. Si percorreva la rampa Pascoli , palazzi Incis, con l’allegria e la spensieratezza che si avverte quando si va a trovare una persona cara. 
In settimana c’era stata l’intesa con gli amici:  “c’ veremm au camp” volendo significare che l’incontro era al “Viviani”. Era il  luogo di appuntamento, il punto di riferimento,  il centro di interesse.
L’attesa della partita era snervante, ma quanta adrenalina scatenava!
Era,  e certamente lo è tuttora,  un punto di aggregazione e di socializzazione in una città che  è priva o ne ha solo  minimamente, di questi luoghi fondamentali per un vivere civile.
Custodisce sensazioni diverse, gioia e dispiacere in primis,  che ogni tifoso cela nel profondo del proprio cuore.
Il “Viviani”, sono convinto,  riesce a dare quella sensazione  benefica,  come quella che i francesi chiamano “panache”,  cioè scintilla, che è  quell’emozione e quell’entusiasmo che  alimenta i tifosi,  perché guidati dalla passione verso i colori rossoblù.
Il monumento storico Alfredo Viviani , già denominato “Campo sportivo del Littorio”, per un breve periodo “Campo Sportivo Italia” e attualmente “Campo Sportivo A. Viviani”, è  patrimonio del capoluogo di regione.
IL mio auspicio, con alterigia e orgoglio,  è che si rinomini presto,  “Stadio A. Viviani”, provvedendo, in tempi rapidi,  a riattare la cadente facciata d’ingresso, pitturandola  color “rosso pompeiano”,  come la storia suggerisce.
Quel  fronte sul quale, domenica,  sarà ricollocata la targa “Largo Nino Ferri”, in ricordo di un personaggio che ha dato lustro alla società del leone ed all’intera città.
Mi viene in memoria la figura  imponente,  di un “mito”,  che nelle fredde giornate invernali, camminava sull’erba del Viviani, avvolto nel suo cappotto  cammello (il medesimo tipo di capo indossato, anni dopo, da Marlon Brando ,  nello  scandaloso film cult  “Ultimo Tango a Parigi”.
In conclusione un appello: si migliori, si sistemi, si preservi e si tuteli degnamente il “Viviani”e si scaccino  dalla mente eventuali distorti intenti di dislocazione.

Foto: copertina libro di Gianfranco Restaino; grazie al sito 11leoni.com

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 26 novembre 2016 alle 14:59 / Fonte: da ILQUOTIDIANODELSUD ; Sab, 26.11.2016
Autore: Giuseppe Rita
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