Riportiamo, di seguito, le parole di mister Ezio Capuano, intervenuto nella trasmissione sportiva “Lo spogliatoio”, in onda su RadioSapienza, radio universitaria di Roma.
Percorso a Taranto – Diciamo che sono arrivato a Taranto la scorsa stagione, dopo esserci stato nel 2001 quando ero un “enfant prodige” ma venni mandato via dopo poche giornate, con la squadra ad un punto dalla prima in classifica. Ho aspettato per riprendermi quello che mi era stato tolto, una piazza meravigliosa dove tutti vorrebbero giocare, allenare o fare i dirigenti. Sono stato richiamato in una situazione quasi drammatica, squadra ultima in classifica, incassava tanti gol e la gente non credeva che quella squadra fosse in grado di salvarsi. Attraverso il lavoro, l’applicazione e l’abnegazione, non solo siamo riusciti a salvarci ma ma per un sol gol di differenza non siamo entrati nei playoff. Dopo mi hanno offerto un triennale e l’opportunità di creare la squadra e, con tanta parsimonia, sono andato a prendere calciatori che non venivano da stagioni brillanti ma che io ne conoscevo le qualità, soprattutto umane e quindi è nata una squadra che si migliorava giorno dopo giorno, abbiamo fatto qualcosa di impensabile, abbiamo fatto una plusvalenza cedendo Antonini che ha fatto bene anche in serie B, abbiamo ceduto Cianci e Romano ma addirittura abbiamo migliorato la classifica rispetto al girone di andata. La cosa notevole è stata portare 15000 persone allo stadio e ridare un senso di appartenenza ai tarantini. Mi sono convinto che potevamo fare bene, lo dico con schiettezza, durante ogni allenamento, i ragazzi mostravano sempre impegno e grande intensità. Abbiamo fatto qualcosa di impensabile con tante difficoltà, partite a porte chiuse, penalizzazione, punti mai ridati e avremmo potuto fare ancora di più se avessimo partecipato da secondi in classifica ai playoff. La mia soddisfazione è aver ridato senso di appartenenza alla tifoseria di Taranto, essere arrivato secondo sul campo ed essere voluto bene dalla gente.
Pensiero sul doppio ruolo – A me piace mantenere i ruoli, mi piace il campo, ho fatto quel ruolo su richiesta del mio Presidente e l’ho accettato perchè essendo da più di trenta anni in questo mondo, ho una vasta conoscenza dei calciatori. Quando non hai un grosso budget devi lavorare molto sulle idee. Questo amore che ho da parte della gente mi ha messo addosso maggiore responsabilità, avendo tanta conoscenza non è stato difficilissimo ma ho voglia di tornare a fare quello che so fare meglio, l’allenatore sul campo, anche se i risultati ottenuti quest’anno sono stati più che positivi. Siamo stati lungimiranti e bravi. Chiunque ha lavorato quest’anno con me è stato bravo e quanto fatto dal Taranto andrebbe preso d’esempio. Vedere le immagini delle ultime partite è qualcosa di indescrivibile, da pelle d’oca, qualcosa che da’ commozione legata alle emozioni.
Gestione sonno, ansie e paure – Ho una mia concezione della paura associata al coraggio, chi ha coraggio convive costantemente con la paura e la bravura è nel non farsi attanagliare dalla stessa. Per me non è solo non dormire prima della gara, la gara è l’ultimo passaggio, ma è come ci si arriva alla gara, allenamento dopo allenamento in funzione della gara. Fare l’allenatore è una vocazione, è responsabile di qualcosa che nessuno può immaginare, è responsabile del panettiere, del banchiere, del professore universitario, sono rappresentanti di quella città e in base al risultato vivono una settimana positiva o negativa. Per me non è la partita che ti toglie il sonno ma tutta la preparazione per arrivarci.
Allenatore precoce – Io volevo fare il calciatore, purtroppo un incidente gravissimo all’epoca me lo ha impedito. Grazie a Silvano bini dell’Empoli, squadra a cui sono ancora legatissimo, ho iniziato ad allenare per poi passare prima alla Beretti e poi alla prima squadra dell’Ebolitana, avevo ventiquattro anni ma dicevo di averne trenta ai miei giocatori per avere più credibilità. Di li posso dire che non sono mai stato un anno fermo e perciò dico che il valore dell’uomo supera quello dell’allenatore. L’unico rammarico è il personaggio mediatico che mi è stato creato inconsapevolmente, da un lato mi ha dato notorietà ma da un altro ha abbassato i parametri del valore intrinseco di Capuano allenatore. Ho allenato tante squadra ma poche volte ho avuto un organico di alto livello. Purtroppo ho pagato tante scelte fatte per coerenza e dignità, non lo dico con rancore perchè il rancore è sentimento dei deboli, però come dice una canzone di Vasco, eh già, sono ancora qua!
Autore: Redazione / Twitter: @tuttopotenza
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