A due mesi dalle elezioni, s’infiamma la sfida per il vertice del Coni. Oggi, al termine di una riunione con i presidenti federali a Palazzo H, il numero uno del Foro Italico Giovanni Malagò ha compiuto l’atteso passo in avanti con una sorta di benedizione alla candidatura di Luciano Buonfiglio, numero uno della Federcanoa, che a questo punto diventa il più accreditato concorrente di Luca Pancalli, il quale tenta il salto dal Comitato paralimpico al vertice dello sport italiano.

Ma tra i capi delle varie discipline non c’è unità anzi il clima è da resa dei conti: «Hanno tentato di forzare la mano con Buonfiglio che è stato vicepresidente di Raffaele Pagnozzi la sera prima e poi, il giorno dopo, di Malagò. Questa è discontinuità? Il presidente deve avere una storia che sia garanzia di tutti» tuona Angelo Binaghi, presidente della Federtennis, tra gli storici rivali di Malagò assieme al collega del Nuoto Paolo Barelli. «Devono essere date le garanzie ai presidenti di poter esprimere il loro parere senza finire davanti alla procura della Repubblica o al Garante dell’Etica o sotto minaccia – ha aggiunto Binaghi –. Noi del tennis siamo degli osservatori» e a chi gli chiede chi voterà se i nomi fossero quelli di Buonfiglio e Pancalli risponde: «Io so chi non voterò». Non è l’unico: «Discontinuità con il passato» è quella che chiede anche Gianni Petrucci che presidente del Coni lo è stato dal 1999 al 2013 e ora guida la federazione Pallacanestro. Anche lui in queste convulse settimane pare abbia accarezzato la speranza di un clamoroso ritorno a capo dello sport italiano.

Il 26 giugno è la data in cui verrà eletto il nuovo presidente del Coni. Saranno 83 i grandi elettori di un appuntamento che coinvolgerà i presidenti federali (con l’esclusione delle commissariate Aci e Tiro a segno), 10 rappresentanti degli atleti, 5 delegati dei tecnici, 5 rappresentanti degli enti di promozione sportiva, 3 delle discipline sportive associate, 6 rappresentanti dei Coni territoriali, un delegato delle società benemerite e poi i tre componenti italiani del Cio (cioè lo stesso Malagò, Federica Pellegrini e Ivo Ferriani). Tra i nomi che fino a qualche giorno fa sembravano in lizza anche quello dell’ex schermitrice Diana Bianchedi, oggi in un ruolo di prestigio nella macchina organizzativa delle Olimpiadi di Milano-Cortina, uscita allo scoperto con una intervista alla Gazzetta dello Sport, ma sulla cui candidatura Malagò non sarebbe riuscito a coagulare i consensi necessari a farla decollare.

A questo punto, salvo sorprese, si andrà verso un testa a testa tra Pancalli e Buonfiglio (Ettore Thermes, proveniente dalla vela, si è candidato come outsider ma senza nessuna possibilità di successo). «La mia posizione si è rafforzata» dice Buonfiglio dopo la riunione dei presidenti in cui più d’uno ha scorto un endorsement neanche troppo discreto del presidente uscente. «Se Malagò mi appoggia? Ha preso atto della volontà dei presidenti federali che il vertice del Coni sia uno di noi» ha aggiunto. «Ho piena fiducia nella mia candidatura – ha proseguito –. E manderò il mio programma ai colleghi per ricevere da loro dei suggerimenti perché sarà il programma di tutti». Buonfiglio ha poi concluso: «Voglio ringraziare Sabatino Aracu (padre padrone degli sport rotellistici ndr) perché prima di Natale mi disse che avrebbe fatto un passo indietro sulla candidatura del Coni per una comunità di interessi dicendomi di credere nella mia». «Oggi si può dire che è giusto che i presidenti federali abbiano una persona che sia candidata, è un discorso di buonsenso. Altri nomi dalla cerchia dei presidenti (rispetto a Luciano Buonfiglio, ndr)? Sì, perché no. Ho sempre detto che chi è disposto a farsi avanti lo prendiamo in considerazione, ma al momento non ci sono, per cui vado avanti per ovvietà» ha detto Malagò. Il termine per le candidature scade il 5 giugno.

Non rinuncia a dire la sua anche Luca Pancalli cui è giunta qualche eco dalla riunione di Palazzo H mentre presenziava all’evento “Lo sport paralimpico generatore di speranza” all’università Lumsa. In merito alla propria candidatura auspica l’unità della «famiglia sportiva»: «Io non mi sento fuori dal mondo delle federazioni primo perché sono stato presidente federale dal 2000 fino a quando il Comitato Paralimpico è diventato un ente pubblico a tutti gli effetti e formalmente secondo perché per otto anni ho fatto il vicepresidente del Coni terzo perché ho fatto il commissario della Federcalcio e della Federdanza». La partita è iniziata.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 30 aprile 2025 alle 18:29 / Fonte: lastampa.it
Autore: Redazione
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