Qualcuno ha assistito all’esplosione, istantanea e inesorabile, della sua Bmw. Massimo Bochicchio, 56 anni di origine potentina, per molti il «broker dei vip», fra i quali Antonio Conte, Marcello Lippi, El Sharaawy, se n’è andato in una manciata di secondi lungo la via Salaria, infuocata da temperature ormai estive. Dubbi sulla dinamica: il conducente avrebbe perso il controllo della moto lanciata in velocità finendo contro un muro. L’impatto ha causato un’esplosione e il rogo ha avvolto il guidatore mentre era ancora alla guida del mezzo. O è andata al contrario? La moto dopo essere esplosa è finita contro un muro? Le testimonianze, raccolte dagli agenti della polizia municipale, potrebbero rimescolare questa concatenazione di fatti.

In seguito all’incidente si è reso necessario effettuare il riconoscimento di Massimo Bochicchio. Tuttavia il fratello del broker di fronte a quanto ha visto non ha potuto essere di alcun aiuto e non ha riconosciuto la vittima. A questo punto dalla Procura potrebbero decidere di sottoporre il corpo a una analisi del Dna per dare nome ai resti. «Non si deve strumentalizzare la morte di una persona costruendo un film su qualcosa che non esiste — precisa Gianluca Tognozzi avvocato che difendeva il broker — Siamo in attesa del certificato di morte che arriverà, come da prassi in questi tragici casi, dopo il riconoscimento della salma».

Restano gli interrogativi e anzi affiorano nuovi enigmi: Bochicchio, che stamani avrebbe dovuto assistere alla terza udienza del suo processo nelle aule di piazzale Clodio, era ancora agli arresti domiciliari. Diabetico, aveva ottenuto un’autorizzazione da parte del giudice per poter effettuare visite e controlli medici, frequenti e indispensabili. Ma era questo il caso? Di domenica e lungo un percorso evidentemente lontano dalla sua abitazione (i Parioli)?

Emergono allora nuovi elementi che riguardano la sua situazione giudiziaria. Imputato per esercizio abusivo dell’attività finanziaria e riciclaggio, Bochicchio era tuttora sotto osservazione. I magistrati Alessandro Di Taranto e Rodolfo Sabelli, che avevano coordinato gli approfondimenti della Finanza in un’indagine impegnativa sotto molti profili, avrebbero ottenuto una sua convocazione a breve. Le indagini nei suoi confronti non si erano interrotte con l’avvio del processo. Ulteriori elementi, portati dalle parti offese (assistite dall’avvocato Cesare Placanica), erano in via di valutazione. Bochicchio avrebbe potuto essere nuovamente arrestato.

Moglie, due figli adolescenti, un’abitazione nel cuore di un quartiere pregiato, apparentemente teneva testa alle sue disavventure. É probabile invece che le subisse. Immediatamente la moglie ha avvisato il suo difensore, l’avvocato Gianluca Tognozzi, di quanto avvenuto all’altezza del civico 875 della Salaria. Nessun mistero, apparentemente il broker è andato incontro al suo destino per aver guidato con imprudenza. Chissà però. Era accusato di aver portato via ai suoi clienti, oltre 300 milioni di euro. Vicenda che, per molti versi, sembra sovrapponibile a quella del Madoff dei Parioli, quel Gianfranco Lande che con le sue società finanziarie (alcune delle quali abusive) fece sparire milioni ai primi anni dieci del Duemila dietro uno schema Ponzi.

Oggi la Procura potrebbe aprire un’inchiesta per appurare con certezza i contorni della sua morte e capire se, in seguito alle perdite milionarie di alcuni clienti (in 34 lo hanno denunciato), vi siano state pressioni psicologiche e ritorsioni. Se insomma il processo abbia rappresentato la coltura per una possibile istigazione al suicidio di Bochicchio. L’incidente di via Salaria chiude una storia iniziata tra 2020 e 2021. O più probabilmente ne apre un’altra.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 20 giugno 2022 alle 23:24 / Fonte: corriere.it
Autore: Redazione 1 TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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