Salvatore Caiata, presidente del Potenza che si sta giocando le sue carte nei playoff di Serie C, si è collegato in diretta ai microfoni di TMW Radio, intervenendo nel corso della trasmissione Stadio Aperto, condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Sono molto soddisfatto, tornavamo a giocare dopo 4 mesi esatti, e mancava un po' di consapevolezza su condizioni, tenuta, energie e ritmo partita. I miei ragazzi hanno giocato da Potenza, mettiamo sempre il cuore e il 110%, ho visto grande impegno, voglia e determinazione. Nonostante avessimo il vantaggio del campo siamo rimasti avanti fino a 8 secondi dalla fine. Il Catanzaro ha pareggiato ma abbiamo condotto noi la partita per 90 minuti".
Che emozione rivedere la sua squadra?
"L'adrenalina è la stessa. Non avere l'emozione dello stadio che canta, per chi come noi ha una curva sempre piena, ci ha fatto un po' tristezza, ma viviamo visceralmente questa squadra, e la distanza fisica è stata una sofferenza. Siamo rientrati a inizio giugno, già da un po' siamo tornati ad allenarci e stare insieme. A questi ragazzi mancava compagnia, qualcuno ha preferito rimanere qui con noi anche nel lockdown: siamo una grande famiglia e i rapporti affettivi sono uno dei punti di forza".
Cosa rappresentano i playoff?
"Siamo una Cenerentola in mezzo a queste corazzate. Vedo squadre blasonate, attrezzate con organici importanti e budget elevati. I nostri sono limitati, forse siamo l'ultima arrivata, avendo vinto la D due anni fa. Però anche lo scorso anno arrivammo alla fase nazionale dei playoff, quest'anno ci stiamo migliorando e per noi è una soddisfazione. La fame vien mangiando, perciò venderemo cara la pelle fino all'ultimo minuto".
Come giudica le retrocessioni d'ufficio per le ultime classificate?
"Le ultime sono state retrocesse per far promuovere le prime, se dobbiamo essere sinceri e poco diplomatici, chiamando le cose col loro nome. Chiaro che altrimenti ci sarebbe stata una stonatura importante, quindi è coerente. Ci sono situazioni come Picerno o Sicula Leonzio che sono state costrette a giocare i playout pur con otto punti di vantaggio, poi fortunatamente si sono salvate. Ma o si bloccava tutto il campionato, ripartendo com'eravamo quest'anno, o qualsiasi decisione avrebbe scontentato qualcuno. Dei mali è forse quello minore... Facile fare polemica stando fuori, ma nelle stanze bisogna prendersi la responsabilità delle decisioni e non decidere sarebbe stato peggio".
Il tavolo delle riforme è apparecchiato?
"Io dico che questi playoff sono stati la spesa degli ultimi risparmi per la Serie C. Chi spreme il limone, avrà difficoltà già dal 5 agosto ad iscrivere le squadre, tra nuove fidejussioni e quelle in essere, oltre alle difficoltà economiche. Se l'azienda fa -12% di PIL, le risorse diminuiscono. Ma c'è anche la questione etico-morale: chi ha aziende con lavoratori in Cassa integrazione, prima di destinare risorse alle squadre farà valutazioni attente. Del tavolo delle riforme non condivido l'idea di farlo solo il prossimo anno, mi sembra una follia: un malato grave va curato tempestivamente, o lo si ritrova morto. In Italia però giriamo più attorno alla forma che alla sostanza. Tutti diciamo che c'è bisogno di una riforma, ma poi ci aggrappiamo ad aspettare... Per poi lamentarsi che dovevamo fare qualcosa. Da questo punto di vista noi italiani siamo davvero fantastici".
Perché il Governo ha detto no al credito d'imposta?
"Una follia. L'emendamento l'ho presentato a mia firma, dato che siedo in Parlamento. Sarebbe stato un modo per evitare ciò di cui si parlava, ossia la caduta degli investimenti nelle aziende sportive. Perché non parlo solo del calcio... Riconoscere un credito d'imposta come era stato fatto per l'editoria, sarebbe stato un toccasana. La validità della cosa è stata riconosciuta, ma in Commissione bilancio, dove ci siamo battuti come leoni, l'hanno bocciata. Il Governo però è stato sordo: domani il Decreto Rilancio arriva in Parlamento con la fiducia sopra, e non destina nessuna delle sue risorse a questo mondo".
Quanto avete dovuto spendere per attuare i protocolli?
"In Basilicata noi e il Picerno abbiamo vissuto una situazione di privilegio. Essendo la nostra regione Covid-free ormai da molto tempo, abbiamo potuto stipulare una convenzione con l'Azienda Sanitaria che ci ha seguito nei protocolli. In periodo di emergenza non sarebbe stato possibili, ma qui avevamo una disponibilità di tamponi più alta della richiesta. Anche perché purtroppo in Basilicata non abbiamo laboratori privati convenzionati, e senza questa opzione avremmo dovuto rinunciare".
Avete già in testa la programmazione per la prossima stagione?
"Vorrei avere il problema di trovarmi in Serie B con poco tempo: anche lavorando di notte, lo troverei. Ancora non si può programmare: siamo tutti coesi e concentrati su quello che stiamo facendo. Credo che il prossimo campionato inizierà il 27 settembre o il 4 ottobre, quindi alla fine ci sarebbe tempo sufficiente per farlo".
La Triestina ha vinto in Alto Adige. Che si aspetta ora?
"Assolutamente una squadra pericolosa, piena di campioni come Lodi, Granoche, Sarno, ne conosco molti, e guidata da un ottimo mister, che anni fa era a Potenza. Abbiamo rispetto, ma come dico ai giocatori: vero che esiste il blasone e la storia, ma in campo siamo comunque undici uomini contro undici uomini. Specie in queste condizioni la variabile umana può essere determinante".
Di seguito si può ascoltare l'intervento del presidente Caiata alla trasmissione "Stadio Aperto".
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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