Oggi voglio scrivere un colpo di Tacco diverso. Perché anche lo sport può aiutare e deve far sentire la sua voce contro la violenza sulle donne . E’ un dovere di tutti noi, indistintamente. 
Negli ultimi due giorni abbiamo assistito inermi alla morte di una giovane ragazza e al tentato omicidio di un’altra. 
Quando capirete che Amare non significa possedere, comandare, soffocare. L’amore vero non fa paura. Non minaccia. Non uccide. Ma ogni anno, migliaia di donne subiscono abusi da chi diceva di amarle. 
Dietro ogni nome, dietro ogni foto che vediamo nei notiziari, c’è una storia interrotta. Un sogno infranto. Una madre, una figlia, un’amica, una collega. Una vita spezzata non solo da una mano violenta, ma anche da un sistema che troppo spesso non ascolta, non protegge, non interviene in tempo.
E allora, cosa possiamo fare?
Possiamo iniziare credendo alle donne quando parlano. Possiamo smettere di giudicarle, di chiedere “perché non se n’è andata prima?”, e iniziare a domandarci “perché lui l’ha fatta sentire prigioniera?”. Possiamo educare al rispetto, alla parità, all’empatia, fin da piccoli. Possiamo non restare indifferenti, perché ogni voce che si alza contro la violenza può salvare una vita.
Questo non è un problema solo delle donne. È una questione che riguarda tutti: uomini, istituzioni, famiglie, scuola, società intera. Perché finché una sola donna avrà paura di amare, camminare, parlare o semplicemente esistere, non saremo mai davvero liberi.
Non basta un giorno all’anno, non bastano le panchine rosse, non bastano le lacrime. Serve un cambiamento profondo. E quel cambiamento comincia da ognuno di noi.
Per tutte quelle che non possono più raccontare la loro storia. Per tutte quelle che lottano ogni giorno per ricominciare. Per tutte quelle che hanno bisogno di sapere che non sono sole.
Non chiamatelo amore. La violenza non è amore. Mai.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 16 ottobre 2025 alle 20:19 / Fonte: Mary Zirpoli
Autore: Redazione / Twitter: @tuttopotenza
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