Ha debuttato sabato scorso a Caserta la nuova patch dell’AZ Picerno (2018/19), di cosa si

tratta ne parliamo con il fornitore e ci spiega la partnership con la società melandrina:

Darlab di Antonello Di Stefano, curriculum di grande spessore fornitore e partner già in

passato di aziende sportwears e fornitore ufficiale di squadre calcistiche basta pensare al

2007 con la realizzazione e gestione del primo merchandising della squadra del Potenza

calcio in C1, e/o di altre realtà lucane.

-Come nasce questa nuova Patch del Picerno?-

È un nuovo prodotto che già utilizzammo nel 2010, nel calcio a 5 a Potenza.

Ma dopo il grande successo di alcuni team ai mondiali in Russia, ho voluto realizzare per il

Picerno questo prodotto che si caratterizza non solo per la tridimensionalità di alcuni

elementi del logo, ma soprattutto per le diverse texture realizzate all’interno dello stesso

colore.

Abbiamo realizzato 3 modelli, quello con i colori ufficiali, quello in Oro e l’altro in Argento.

Che verranno alternati sulle rispettive maglie da gioco ufficiali secondo le occasioni,

abbiamo debuttato con quella in Oro in occasione della storica gara di Coppa Italia a

Caserta lo scorso 28 luglio, le altre 2 saranno applicati per gli abiti dei Dirigenti e sulla

maglie da gioco (Home e Away).

-Come nasce un prodotto personalizzato o una collaborazione?-

Nasce sicuramente dalla passione, e dall'esperienza maturata in ambito sportivo

personale ed aziendale, ma anche per una questione di rapporti con alcune realtà che

"purtroppo" riconoscono nella mia azienda professionalità e serietà, cosa che spesso nella

nostra regione si cerca di trovare oltre i confini; anche questo settore soffre del "nemo

propheta in patria", ma andiamo avanti ugualmente anzi sono proprio queste partnership

nazionali o internazionali che dimostrano che la passione nel proprio lavoro vengono

premiate ed apprezzate.

L’azienda è già stata indirettamente fornitore di squadre calcistiche professionistiche di

Serie A, B, Lega Pro, Serie D, Federazioni Nazionali, e soprattutto tramite alcuni fornitori

licenziatari Uefa e Fifa collaboriamo anche in ambito internazionale.

Il mondo sportivo è stimolante, ma spesso la mancanza di dirigenti o meglio di una

mentalità professionale da parte delle società lascia il tempo che trova.

Spesso anche e solo dalla fornitura sportiva e dai dettagli con le quali si personalizzano i

prodotti, per me diventa il termometro con largo anticipo (senza ombra di dubbio) già ad

agosto di quale sarà il suo cammino sportivo (fatte qualche eccezione!), questo a

testimonianza che la programmazione oggi non è solo di carattere tecnico, bensì logistico.

organizzativo, estetico etc. etc. elementi che messi insieme fanno le fortune di molti club

ed associazioni sportive.

Le partnership spesso, nascono anche e solo tramite referenze nel settore, ma spesso

sono anche alimentate da conoscenze dirette acquisite in 25 anni di associazionismo

sportivo, di cui 15 in ambito lavorativo.

La facilità di interagire con professionisti del settore, spesso aiuta anche e solo con 2

telefonate o un’email a comprendere le esigenze dell'iniziativa o dell’intero progetto.

Sicuramente in futuro avremo altre attività con realtà importanti, ma spesso le

collaborazioni nascono perchè c'è condivisione e stimoli da entrambi le parti, nella ricerca

di novità e spesso il discorso economico non è neanche oggetto di valutazione.

-Invece in Basilicata?-

Anche su questo dobbiamo crescere sul nostro territorio... forse si bada più a

“scimmiottare” qualche selfie di mercato, in qualsiasi situazione pubblica o privata, senza

poi badare a quello che s’indossa la domenica utilizzando magari calzettoni dell’azienda X

e divise dell’azienda Y, per poi concludere la stagione con l’azienda Z… magari perché

uno sponsor ha avuto un buono acquisto c/o un rivenditore invece dell’altro.

Vedo società sportive, scuole calcio cambiare aziende sportwear ogni anno…

colpevolizzando la qualità del materiale etc. etc.

Oramai fatta eccezione per alcuni brand, si conoscono tutti, e quindi davanti a promesse

faraoniche iniziali, il Presidente di turno si fa abbindolare di volta in volta, ritrovandosi poi

con un budget a fine anno di spesa superiore a quanto preventivato!

Sicuramente non si vincono i campionati in “giacca e cravatta”, ma almeno avere un pò di

dignità e di coerenza sarebbe auspicabile su tutti i campi ma non solo calcistici.

Oggi più che mai la personalizzazione dell’abbigliamento di rappresentanza o da

gara di un club anche non professionistico sta avendo un ruolo determinante

nell’immagine di una società sportiva. A cosa si deve?

Sicuramente al modello che viene dai grandi club che hanno fatto della personalizzazione,

della scelta grafica ed innovativa il loro cavallo da battaglia nel merchandising societario.

C’è poi da considerare che oggi più che mai il livello del gusto estetico si è un tantino

elevato e la “bellezza conquista sempre”.

Ciò non toglie però che assistiamo pure ancor oggi a sagre della “bruttezza” dove il cattivo

gusto la fa ancora da padrone.

-Che cosa rende davvero esclusivo un capo di abbigliamento sportivo?-

Indubbiamente la qualità.

Dai tessuti al pregio di filamenti speciali, dalla marca (o sponsor tecnico), al disegno

grafico “esclusivo”, ma soprattutto dalla nobilitazione delle personalizzazioni.

C’é poi l’innovazione della presentazione del logo societario.

Lo scudetto tradizionale (per chi lo possiede) nelle forme e nei materiali più

all’avanguardia ed innovativi (stampa e ricamo i tradizionali, fino alle nuove tecniche termo

applicabili), non a caso alcuni clienti hanno realizzato per le loro società sportive

quest’anno rivisitazioni del logo ufficiale (monocolore), rendendo di per se elegante ed

esclusivo il capo da indossare.

Stessa “scelta grafica” mi è stata richiesta in Spagna ed in Nord America oltre che dagli

amici del Nardò calcio.

-Per vestir bene non c’entra la categoria?-

No assolutamente. Se vogliamo anche la scelta della personalizzazione della maglia

contribuisce a fare una categoria a sè.

Sicuramente esclusiva, e spesso ho dimostrato che personalizzazioni realizzate con la

classica “leccata di vacca” e quindi di pessimo gusto, oltre che tecnicamente poco idonee

anche a lungo termine (ndr minimo stagione sportiva - 8/9 mesi), vengono strapagate e

con una resa che non arriva neanche a Natale.

-Quindi sfatiamo anche il mito del costo eccessivo?-

Spesso non solo in Basilicata, ma un pó in tutt’Italia, la non programmazione anche di

questa “materia”, costringe a vedere molti “copia e incolla”, ma soprattutto anche dove si

potrebbe seminare e raccogliere con un Merchandising di qualità vedo che la fanno da

padrone gli ambulanti con prodotti di pessima fattura e soprattutto non identificativi del

territorio, ma dei veri e propri “stereotipi” del merchandising:

rossoblu (Cosenza, Bologna etc.), giallorossi (Lecce, Roma etc.) ...

Il concetto dei costi alti spesso è dovuto ad una superficialità dirigenziale, se solo ci fosse

programmazione, oltre a rientrare delle spese sostenute inizialmente, promuovendo ed

incentivando la stato di appartenenza del proprio sostenitore, ci sarebbero tranquillamente

degli utili, ma purtroppo molto spesso la precarietà delle società, i pessimi risultati sportivi

e non competitivi creano una normale e fisiologica disaffezione del pubblico, non

permettendo di programmare iniziative del genere… davvero un peccato!!!

I pionieri lucani del Merchandising?

Nonostante la giovane storia lucana del “Prodotto Ufficiale” sportivo ha visto (di mia

memoria) come primo Presidente che ha creduto ed investito nel settore, Maglione con

l’AS Melfi (primi anni 2000), grazie alla consulenza di grafici professionisti come Enzo

Carnevale (restyling logo, scelta dei colori pantone ufficiali etc.), che ebbe un notevole

successo con il pallone da gara fino al punto che l’intero progetto, venne rivenduto

(sostituendo solo i colori gialloverdi) per i palloni forniti successivamente alla Numberten

di Riccardo e Francesco Totti per le “Totti Soccer School” (2003/4).

Per poi raggiungere il culmine con il Potenza nel 2007 (C1) di cui si vedono a distanza di ormai dieci anni ancora prodotti in giro.

Grazie alla lungimiranza del Prof. Rocco Galasso, che già all’epoca (10 anni fa!) dedicò

gran parte della Comunicazione e Ufficio Marketing al progetto, memorabile la prima

Mascotte, successivamente sostituita dal prodotto realizzato per la Motor France che

ancora oggi “scende in campo” dopo circa 10 anni!.

Altro Dirigente con il quali ho avuto il piacere di collaborare già in passato è Enzo Mitro,

persona che ha visto e fatto il calcio…. quello della Champions, e che mi relaziono più

facilmente proprio per le sue esperienze internazionali, 2 anni fa gli chiesi un

suggerimento per la realizzazione del logo (per conto di un cliente estero) per la neo

Federazione degli Arbitri delle Bermuda (Bermuda Referee Association)…, insomma

quando incontro interlocutori locali (pochi) con un trascorso importante è tutto più facile,

ma devo dire che molti altri si sono affidati e fidati e siamo cresciuti insieme, il problema è

quando incontri quelli che pensano di aver lavorato in qualche ufficio marketing delle più

blasonate società sportive e non solo, e poi ti accorgi che sono gli stessi che fanno i selfie

di mercato…

-Come mai secondo lei la Basilicata è ancora indietro anni luce nel marketing

sportivo?-

Credo che principalmente il tutto sia dovuto al fatto che nessuna realtà sportiva regionale

abbia mai calcato palcoscenici sportivi di una certa considerazione.

Lasciando perdere la Pallavolo femminile di Matera, lontana anch’essa tempi luce, e al di

là di qualche sporadica apparizione di compagini sportive in ambito professionistico in altri

contesti lucani, non abbiamo visto in regione mai un progetto sportivo ponderato e

duraturo e, al tempo stesso, ambizioso.

Anche le apparizioni di qualche figura dirigenziale venuta da fuori regione, non ha aiutato

questa realtà a crescere e a misurarsi con altri regioni che, pur piccoli come la nostra,

hanno però sviluppatissime attività sportive.

Disputare campionati nazionali offre occasione e spunti per misurarsi con altre realtà e far

crescere pertanto anche l’interesse a migliorarsi sotto tutti i profili.

Il marketing, realtà imprescindibile in settori sportivi professionistici, sappiamo bene

quanto abbia fatto le fortune di molte società sportive e degli stessi brand che si sono

identificati in esse.

-A suo parere, fuori regione che concetto si ha della Basilicata sportiva?-

Si ha il concetto esattamente di quello che esprime nei fatti, molto dilettantismo e non

grande affidabilità nella conduzione di campionati professionistici, complice anche il fatto

di alcune disavventure sportive che hanno portato alla ribalta nazionale un’immagine non

sempre positiva dello sport lucano.

Eppure ci sono state realtà durature, vedi il Melfi, ma non hanno inciso molto in questo

discorso che stiamo facendo, considerando il tempo trascorso tra i professionisti.

Anche il numero degli sportivi che hanno avuto fortuna di emergere dalla nostra realtà è

molto esiguo e ho l’impressione che non siano stati in grado loro stessi di spronare questa regione.

-Quale futuro ci aspetta?-

Sicuramente posso affermare che alcune società andrebbero stimolate, altre penalizzate

anche dagli stessi sponsor, che si rivedono “riprodotti” in tutte le salse spesso anche in

modo pessimo, che sarebbe già motivo per una richiesta di danni d’immagine altro che di

contributo economico.

Credo che l’identità sportiva di ogni società andrebbe rivista non stravolgendo i propri

elementi di appartenenza (terrirotorio, colori sociali etc.), bensì facendo un restyling

completo ed alcune sono sulla buona strada, altre purtroppo hanno i propri pseudo

dirigenti impegnati a postare le foto dei selfi, in attesa di una chiamata in Serie A!!!

In bocca al lupo a tutti…

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 05 agosto 2018 alle 12:36
Autore: Redazione TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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