Un nuovo filone d’indagine sulle frodi nelle scommesse sportive ha portato questa mattina all’esecuzione di misure cautelari: i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione a ordinanze di arresti domiciliari emesse dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di cinque persone, indagate per associazione per delinquere finalizzata a frodi sportive.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli, è partita da una segnalazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che aveva rilevato un’anomalia nelle giocate su una partita della categoria Primavera. Le successive attività investigative hanno raccolto elementi che fanno emergere un’organizzazione finalizzata a pilotare risultati di incontri calcistici per ottenere profitti dalle scommesse.

Al centro delle accuse c’è un arbitro della Sezione di Reggio Calabria, designato per gare di Primavera, Primavera 2 e Serie C, che avrebbe condotto alcune direzioni di gara in modo da indirizzare l’esito verso le opzioni su cui puntavano i membri del gruppo. Dopo una prima sospensione da parte degli organi della giustizia sportiva, il direttore di gara, secondo l’accusa, avrebbe reclutato e corrotto altri arbitri — offrendo o promettendo somme anche fino a 10.000 euro per partita — per rendere le partite coerenti con le previsioni scommesse dal sodalizio.

Il sistema si sarebbe avvalso del contributo di altri indagati che fornivano supporto materiale e logistico: cercavano i contatti con i direttori di gara designati e investivano denaro sulle stesse giocate, così da ottenere un profitto comune. Il meccanismo tipico era orientato a far verificare l’esito “over” (superamento di un numero totale di gol), anche attraverso decisioni arbitrali contestabili come l’assegnazione di numerosi rigori — spesso ritenuti inesistenti — o l’espulsione di calciatori senza motivazioni reali, influenzando in modo decisivo il risultato finale.

A finanziare e facilitare il sistema, secondo la ricostruzione della Procura, sono risultati essere due imprenditori toscani — padre e figlio — titolari di un’agenzia di scommesse a Sesto Fiorentino (FI), anch’essi destinatari delle misure cautelari. L’organizzazione avrebbe utilizzato la raccolta scommesse dell’agenzia per convogliare puntate ingenti e, per non destare sospetti, si serviva anche di provider di scommesse esteri non autorizzati nell’Unione Europea.

Gli accertamenti bancari e sulle piattaforme di gioco hanno permesso di ricostruire i flussi finanziari riconducibili all’attività illecita e di individuare l’uso di canali di raccolta esterni al circuito autorizzato, che facilitavano la movimentazione di ingenti somme legate alle partite pilotate.

Sezione: News / Data: Mer 29 ottobre 2025 alle 18:45 / Fonte: TuttoC.com
Autore: Red TTP / Twitter: @tuttopotenza
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