Le curiosità che la penna di Vittorio Basentini ci propone e ci fa scoprire sulla storia del Potenza sono frutto di pura passione, di ricerca e di anni di annotazioni e raccolta di materiale. Non conoscevo il "caso" Eugenio Brambilla che portò alla ribalta nazionale la squadra rossoblu ma con questa "chicca" il nostro storico riesce a incastrare un'altra tessera nel puzzle ultra centenario del Leone (non rampante, come l'araldica del Comune di potentino precisa sullo stemma). Come al solito Basentini ci presenta il periodo, fine anni 60' inizi '70, con una fotografia del momento che molti ricorderanno (e rimpiangeranno?...).
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La società del Potenza Sport Club sale alla ribalta nazionale nel 1971 per il “caso Brambilla”. Eugenio Brambilla, nativo di Cassano d’Adda un paesino dell’interland milanese, lo stesso paese dei Mazzola, iniziò la carriera calcistica a Ferrara nelle giovanili della Spal. All’età di venti anni il calciatore venne trasferito dalla Spal in prestito al Piacenza, dove disputò un buon campionato di serie C -stagione 1958-59-. Al termine di quella stagione, il 14 maggio 1959, ebbe la grande occasione di fare il cosiddetto salto di categoria, ovvero in serie A: sostenne, infatti, un provino tra le file del Milan, dove pur non sfigurando fu oscurato dal giovane emergente alessandrino Gianni Rivera.
La famiglia Rizzoli, che gestiva la società del Milan, si dimostrò estremamente lungimirante e per molti versi innovativa in un mondo del calcio ancora legato alle vecchie abitudini anteguerra. I Rizzoli introdussero la figura del preparatore atletico ingaggiando figure note al mondo dello sport, e nel contempo, nelle fila del Milan emerse la necessità di individuare, al più̀ presto un adeguato sostituto del fuoriclasse Schiaffino, all’epoca trentaquattrenne.
Contro il Piacenza, il 5 maggio 1959, venne testata la giovane mezzala del Forlì, Giuseppe Baffi, con modesti risultati.
Il 14 maggio, sul campo dell’Aeronautica di Linate, fu il turno di altre tre giovani speranze. Sparring partner fu la squadra del Dopolavoro Aziendale Rizzoli, una sorta di succursale del Milan, essendo di proprietà dello stesso presidente rossonero.
Gli esaminandi, citati in rigoroso ordine alfabetico, furono Eugenio Brambilla, da Cassano d’Adda, tesserato per il Piacenza che aveva favorevolmente impressionato, da avversario, nell’amichevole di una settimana prima, Giovanni Rivera da Alessandria e il napoletano Sanseverino.
L’allenatore del Milan, Luigi «Cina» Bonizzoni, schierò le tre giovani promesse nel quintetto d’attacco. Brambilla e Sanseverino sulle ali, mentre Rivera come mezzala al fianco dell’astro Schiaffino a supporto del centravanti Grillo. La partita, per la cronaca, terminò 5-0 per i rossoneri.
Durante l’incontro si scatenò un violento temporale, che costrinse il tecnico ed il direttore sportivo Gipo Viani a riparare frettolosamente nella Fiat 1400 di quest’ultimo posteggiata a bordo campo. I due, folgorati dalla prestazione, non credevano ai loro occhi.
Nel diluvio non riuscirono a distinguere Schiaffino da Rivera e viceversa, tanto giocarono bene. Sembrarono intercambiabili, l’uno l’ombra dell’altro, eppure tra i due vi erano diciotto anni di differenza.
Il provino, pertanto, promosse a pieni voti il giovane Gianni Rivera.
Occasione mancata per il giovane Eugenio Brambilla, il quale rientrato a Ferrara, fu ceduto alla Jesina dove rimase fino alla stagione 1961-62 segnando in tale stagione in C dodici reti.
Le buone prestazioni del giovane ventenne Brambilla con lo Jesina impressionarono tanto lo staff tecnico del Messina che militava, all’epoca in Serie B, prelevandolo dallo Jesina.
Con il club siciliano, nella stagione 1962-63, Brambilla raggiunse la Serie A, ottenendo il primo posto della serie cadetta, con allenatore Umberto Mannocci.
Con il Messina Brambilla giocò anche le due stagioni successive, raggiungendo la salvezza nella prima annata in Serie A e retrocedendo l'anno seguente; durante la militanza nel Messina in serie A si distinse per il grande dinamismo in campo e per la sua caratteristica di avere calcisticamente piedi buoni, marcando magistralmente fuoriclasse come Sivori, Mazzola, Rivera e tanti altri, venne anche convocato nella rappresentativa italiana Interleghe.
In una partita di campionato a Messina contro la Juventus non fece toccar palla a Sivori, tanto che il fuoriclasse argentino, talmente innervosito, protestò vistosamente contro l’arbitro e venne espulso dal campo.
Nel 1965 Brambilla venne acquistato dal Genoa, nel quale giocò quattro stagioni in serie B, diventando un punto di riferimento del centrocampo rossoblù. Con il Genoa disputò 112 partite, a cui vanno aggiunte altre 7 presenze durante gli spareggi salvezza della Serie B 1967-1968 e 4 di Coppa Italia.
Lasciò il sodalizio rossoblù genoano nell’estate del 1969 dopo una brillante stagione per trasferirsi, all’età di trent’anni, in Basilicata al Potenza, dove giocò due anni e divenendone il capitano per l’esperienza di carriera.
A Potenza, nella prima seconda stagione in rossoblù 1969-70, ritrovò il suo vecchio allenatore Mannocci che aveva avuto in serie A con il Messina.
Il calciatore Brambilla, acquistato dal Potenza, nonostante la presenza di Mister Mannocci che lo aveva segnalato ai nuovi dirigenti potentini dopo le dimissioni del Presidente Nino Ferri, si imbattè in una situazione di gran confusione, in quanto la Società potentina non badò a spese pur di ritornare nella serie cadetta.
Il Potenza, infatti, l’anno precedente aveva prelevato dal Genoa, il promettente giovane portiere Emmerich Tarabocchia ed il difensore Caocci, ex Juventus, e con trascorsi in B con la maglia rossoblù del Potenza Sport Club.
Inoltre, in rossoblù arrivarono il forte difensore Garbuglia, all’epoca trentenne, con trascorsi in A con la Lazio e con il Messina ai tempi di Brambilla, il centrocampista Gallo, ex Fiorentina, che l’anno precedente aveva vinto la serie C con la Ternana, il centrocampista ex Bari Roberto De Paoli con trascorsi in A con il Mantova, l’estroso giovane attaccante Bruno Rinaldi, rincalzo della Juventus di Heriberto Herrera ed i due giovani attaccanti Ive e Fernando Scarpa, entrambi prelevati dalla Casertana dopo un estenuante duello con la Ternana di Mister Viciani, la quale vinse il campionato girone C della Serie C con un sol punto in più̀ della Casertana.
Il Potenza Sport Club- Stagione 1969-70- mantenne l’intelaiatura della precedente stagione disputata in serie C e con l’ingaggio di Mannocci allenatore, prelevò appunto l’esperto Eugenio Brambilla dal Genoa, il centravanti Del Fabbro dall’Arezzo, ex giovanili Fiorentina, il giovane Pinton dalle giovanili dell’Inter ed il libero Foresti dal Tempio Pausania Torres.
Eugenio Brambilla, giocatore di buon livello tecnico e con buona visione di gioco, a Potenza disputò due onorevoli campionati di serie C; purtroppo tale periodo coincise con la grave crisi economica del sodalizio rossoblù, che, smanioso di vincere il campionato di C ed approdare nuovamente in B, accumulò debiti dovuti a scelte tecniche non idonee.
Alla 17^ giornata, dopo il pareggio interno per 1-1 con il Latina, venne esonerato l’allenatore Mannocci e sostituito con il fido Alfredo Mancinelli, già allenatore del Potenza in serie B.
Il Potenza dell’annata calcistica 1970-71, a seguito della crisi societaria affiorata nel corso della stagione, si classificò al quinto posto alle spalle del Sorrento, della Salernitana, del Brindisi e del Lecce.
Un ottimo campionato disputato dal Potenza, nonostante la crisi economica societaria; da dire che la formazione rossoblù, con una maggiore convinzione dei propri mezzi e con una solida società, avrebbe sicuramente potuto contendere la vittoria del campionato al Sorrento del Presidente Achille Lauro.
All’epoca il caso Brambilla al Potenza, risalente all’estate del 1971, fece scalpore ed ebbe un forte eco nazionale.
Il capitano del Potenza Sport Club, infatti, dichiarò guerra al calcio italiano e su tutti i giornali italiani dell’epoca venne riportato il caso Brambilla.
Eugenio Brambilla, da due anni calciatore del Potenza in serie C, ripropose in termini clamorosi il problema della crisi economica del calcio italiano; in pratica il Brambilla, alla fine della stagione calcistica 1970-71, per ottenerne il pagamento di sette cambiali da 570 mila lire cadauna, rilasciategli dal club lucano con causale relativa a stipendi arretrati non percepiti, ovvero per poco più di quattro milioni di lire, cifra oggi irrisoria ma che a quei tempi determinò un caso eclatante, denunciò la società calcistica del Potenza Sport Club presso il Tribunale di Potenza chiedendo la relativa liquidazione.
Da dire che all’epoca 1971, allorquando un caffè costava 70 lire, la benzina costava 148 lire al litro, lo stipendio di un operaio generico al Nord ammontava a circa 123.00 lire (al nord sempre superiore rispetto al sud del 50%), in termini di paragone lo stipendio di Brambilla, giocatore di serie C, era superiore di ben 4.6 volte di uno stipendio di un operaio generico, inoltre l’importo di 571000 lire mensili, rapportato ai giorni nostri e convertito in euro, determina un importo di circa 7.000 euro mensili.
Insomma a quei tempi lo stipendio del capitano del Potenza in serie C era nettamente congruo.
In pratica il capitano centrocampista del Potenza, con trascorsi negli anni precedenti in A con il Messina di Mannocci, chiese il fallimento della sua società per ottenere il pagamento degli stipendi arretrati.
L’azione di Brambilla, nei confronti del Potenza che proveniva dal periodo splendido della serie B, rappresentò in pratica un’ anticipazione della progressiva crisi economica della società potentina, la quale arrivò al fallimento definitivo nel 1986 con la presidenza del Dott. D’Ambrosio di Roma.
Il tutto, comunque, si risolse con il pagamento degli stipendi da parte dei dirigenti del Potenza Sport Club ed il caso Brambilla si chiuse nel migliore dei modi.
Dopo le due stagioni in C al Potenza Eugenio Brambilla chiuse la sua onorevole carriera ritornando allo Jesina in C -stagione 1971-72-.
Autore: Redazione 3 TuttoPotenza / Twitter: @tuttopotenza
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