Ogni rivoluzione societaria, sia che sia voluta o che sia generata da cause esogene, implica degli effetti collaterali che si propagano in tutte le parti di un club. Nel nostro terzo e ultimo appuntamento con le squadre B italiane, la Juventus Next Gen (d’ora in poi Next Gen) rappresenta il perfetto caso studio di come la mission aziendale di partenza possa essere stravolta nel corso degli anni. Infatti, la Juventus Next Gen, inizialmente denominata Juventus U23, è stata fondata nel 2018 sotto la presidenza di Andrea Agnelli. Il contesto di fondo che ne ha favorito la genesi fu quanto di classico il calcio italiano riesce a generare dinanzi ad una debacle sportiva (assenza dell’Italia ai mondiali di Russia 2018): dotare le squadre di Serie A della possibilità di avere una seconda squadra, per favorire lo sviluppo dei talenti nostrani. La montagna che partorisce il topolino. Un po’ come consegnare un agnello ad un lupo dietro la promessa di diventare vegetariano.
Battute a parte, Agnelli vide nella riforma federale l’occasione di internalizzare la transizione al calcio professionistico dei giovani talenti tesserati con la Juventus in un ambiente competitivo come la Serie C con la certezza di avere minutaggio necessario, per crescere. Per rendere l’idea, Cherubini, ossia il braccio operativo che curò il progetto Next Gen dagli albori, si trovò ad affrontare una situazione in cui più la Juventus aveva 70 calciatori tesserati ceduti temporaneamente in prestito, di cui il 70% in Serie C. Cinque anni dopo (stagione 2023/24) quel numero era sceso a 30. Una bella differenza di cui il club ha beneficiato sia in termini di prestazioni sportive (Sarri ha usufruito di circa 6 calciatori provenienti dalla Next Gen, Pirlo 7, Allegri addirittura 20, così come oggi Motta) che di bilancio. A fronte di circa 198 mln di euro spesi dal 2018 ad oggi per il progetto Next Gen (fonte CdS), la Juventus è passata all’incasso questa estate con circa 115 mln di euro derivante dalla cessione di calciatori come Soulé, Hujsen, Barrenechea, Illing-Junior, Portanova, Dragusin, Mavididi, De Winter, Ranocchia e Correia. I più maligni definiranno molte di queste operazioni come dettate dalla necessità di sistemare i conti della prima squadra, ma a prescindere da questo fatto abbastanza evidente è impensabile che sia sostenibile nel lungo termine un modello di squadra B che non mixi plusvalenze e calciatori in prima squadra. Pensare che tutti i calciatori di una squadra B arrivino in prima squadra è folle oltre che irrealistico.
E il campo che racconta della Next Gen (che è parte della ? La Juventus Next Gen ha vissuto alti e bassi. Uno dei momenti più significativi è stata la vittoria della Coppa Italia Serie C nella stagione 2019-2020, rappresentando il primo trofeo nella storia della squadra. Tuttavia, come già scritto per Atalanta e Milan Futuro, i risultati non devono essere visti come fine ma come mezzo per "segnalare" eventuali criticità nel progetto. Certo, c'è lo spettro retrocessione in D da questa stagione ed è per questo che Montero è saltato dopo la sconfitta contro il Foggia di metà novembre e l'ultimo posto in classifica. Brambilla aveva salutato dopo 2 stagioni più che discrete, per mettersi alla prova con il Foggia. Però, quando si dice che certi amori fanno giri immensi e le rivoluzioni alla Juventus sono sempre monche per via dell'attenzione particolare ai risultati, non si va molto lontano dalla realtà.
Montero, però, non può essere considerato il capro espiatorio, ancor di più dopo il cambio di passo impresso da Brambilla (24 punti in 11 partite). Management della prima squadra cambiato, Girone C pieno di piazze blasonate e con il coltello tra i denti, trasferte complicate, rosa "saccheggiata" da Motta, investimenti di calciomercato ridotti al lumicino per via delle ristrettezze di bilancio le cause principali di un campionato che solo ora vive di una certa tranquillità. Brambilla in questo senso ha rappresentato il ritorno di un pilastro che conosce l'ambiente e sul quale aggrapparsi. Però, se dovessimo profetizzare il futuro della Next Gen, la risposta dovrebbe essere articolata. Cercheremo di essere sintetici: la formazione con il Picerno non racconta nulla di buono su elementi spendibili nel breve in prima squadra. Per dire, in attacco Guerra è un 35enne e Gyan è in prestito dalla Cremonese. C'è poco di U20 nella formazione titolare e, forse, questo è l'elemento più preoccupante. Poi, se la Next Gen dovrà diventare un plusvalenzificio, alziamo le mani, ma i risultati non potranno che peggiorare e rendere le stagioni future sempre più travagliate.
Autore: Redazione
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