Sogni, fiducia e amicizie, questa storia inizia da un posto chiamato casa, Scampia: “Ho iniziato a giocare a calcio tra le mura di casa insieme a mio fratello maggiore prima di iscrivermi, a cinque anni, a scuola calcio”. Tappe bruciate velocemente, forse anche troppo: “All’epoca mi fecero un favore perché, altrimenti, avrei dovuto aspettare di compiere sei anni”.
“La mia carriera è stata piena di alti e bassi, ma sono sempre stato spinto a non mollare mai“, un concetto che Emilio Volpicelli ha ripetuto costantemente durante l’intervista concessa a LaCasadiC.com e che, molto probabilmente, racchiude tutto il suo rapporto con il mondo del calcio. Momenti difficili e stagioni di ricordare, un’altalena di emozioni che ha sempre caratterizzato la sua carriera.
Emilio corre, la sua passione batte forte, ma richiede anche tanti sacrifici: “A 14 anni ho ricevuto la chiamata dell’Ascoli. Lasciare la mia famiglia così presto non è stato facile, ma quando insegui un sogno sei consapevole che devi fare anche tanti sacrifici. È stata una scelta che mi ha responsabilizzato e fatto diventare adulto in fretta”.
Coraggio, dicevamo, ma anche tanta voglia di superare i primi ostacoli. Un percorso di cadute e, allo stesso tempo, di rinascita.
Scorrendo il profilo Instagram di Emilio Volpicelli c’è una foto, in particolare, che salta subito all’occhio. È il 17 febbraio 2019, giorno della partita tra Cuneo e Pro Piacenza, e in campo viene schierato anche il massaggiatore a causa delle difficoltà finanziarie del club piacentino: “Quello fu uno dei periodi più difficili della mia carriera, in estate avevo firmato per la Salernitana. Esordì segnando in Coppa Italia ma, a fine mercato, decisero di mandarmi in prestito al Pro Piacenza. Rimasi senza stipendio da ottobre, una situazione inaspettata in quella che pensavo sarebbe stata la stagione delle conferme”.
Improvvise difficoltà, ma anche tanta voglia di resistere: “Devo dire grazie soprattutto ai miei procuratori (Giovanni Tateo e Valeriano Narcisi, ndr) che mi hanno aiutato anche economicamente. Senza stipendio non era facile andare avanti“. Di mezzo, però, ci si mette anche la sfortuna: “Purtroppo, avendo già giocato con due squadre durante i primi mesi della stagione, fui costretto a fermarmi come previsto dal regolamento. Ma non sono arrabbiato con il calcio, purtroppo le difficoltà fanno parte del percorso”. Voglia di lottare, anche quando i sogni sembrano sfumare via: “Osservai in silenzio prima di ripartire da San Benedetto, dove non feci benissimo, e poi Matelica”.
Nella carriera di Emilio Volpicelli c’è un prima e un dopo, quasi come un passaggio tra vecchio e nuovo. Nel suo caso questo cambiamento ha il nome di una squadra, il Matelica: “È stata la tappa più importante della mia carriera. Colavitto mi diede l’input a crederci di più in zona offensiva, consigli che poi mi hanno portato a disputare la mia prima miglior stagione tra i professionisti. Lui, sicuramente, è uno degli allenatori a cui sono più legato. È l’artefice del nuovo Volpicelli”.Una nuova era ma, attenzione, non chiamatelo attaccante: “Io nasco come trequartista o esterno d’attacco, amo aiutare i miei compagni, non chiamatemi attaccante di razza (ride, ndr)“.
E se dovesse scegliere…“Meglio un bell’assist che un gol a porta vuota“. Tra metafore di vita e nuovi obiettivi ci sono però, come ogni calciatore, anche i punti di riferimento: “Da piccolo mi piaceva Ibrahimovic poi, crescendo, ho iniziato a seguire Josip Ilicic”. Sui gol più belli invece ha già in mente una sua personale classifica: “Ricordo quelli contro Gubbio e Perugia, ma anche un gran tiro a giro all’incrocio nella partita con il Modena”. Sul campo nessuna scaramanzia, ma il pensiero fisso a una sola persona: “Non ho riti particolari, quando entro in campo alzo solo lo sguardo al cielo e il ricordo va subito a mio papà. Lui è stato fondamentale in questo mio percorso, ha fatto tanti sacrifici per accompagnarmi agli allenamenti quando ero piccolo, è venuto a mancare da poco tempo e pensare a lui mi dà forza”.
Il presente, nel frattempo, lo ha portato a vestire la maglia dell’AZ Picerno: “È stata l’unica società che ha creduto in me sin da subito, questo alla fine ha fatto la differenza. Qui ho trovato un’organizzazione incredibile, strutture all’avanguardia, solidità economica e una dirigenza preparata sotto ogni punto di vista. I risultati degli ultimi anni parlano chiaro”. Quel legame con Scampia, con gli inizi, è però riapparso proprio in questa nuova avventura: “In squadra ho ritrovato Emmanuele Esposito, ricordo ancora le nostre sfide quando eravamo piccoli, siamo stati avversari più volte con le nostre scuole calcio a Napoli. Poi ho legato tanto con Maiorino e Franco visto che stiamo dividendo lo stesso appartamento”.
Ma chi è Emilio Volpicelli quando è lontano dal calcio giocato? “Quando stacco dal calcio amo stare insieme ai miei figli. Ho un forte legame con la mia famiglia che, quando può, mi segue sempre. Mi reputo una persona solare che cerca sempre di far sorridere tutti”. Il pensiero finale, invece, è rivolto agli obiettivi: “Non ci penso mai a inizio stagione, voglio solo arrivare più in alto possibile con il Picerno. Mi accontenterei anche di non segnare più, ma vincere tutte le partite“. Altruismo, forza e fame, tratti distintivi di un calciatore che vuole continuare a vivere il suo sogno. Oltre ogni difficoltà.
Autore: Redazione
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