Nel cuore della Basilicata, dove le strade si arrampicano tra colline e borghi antichi, sta per prendere vita un’avventura che ha dell’incredibile. Un viaggio che collegherà questa terra del Sud Italia con uno dei luoghi più remoti e affascinanti del pianeta: la Mongolia.
Trentamila chilometri attraverso due continenti e quattordici stati, per provare a costruire un ponte ideale tra culture millenarie. Tutto nasce dalla visione di Antonio Curcio, un uomo che ha fatto dell’esplorazione la sua ragione di vita. Il suo passato parla di sfide e di limiti superati: dalle ultra maratone nei boschi più impervi alle competizioni motoristiche attraverso l’Europa e l’ Africa. Un background che ha forgiato non solo la sua esperienza, ma soprattutto la sua filosofia di vita: l’esplorazione come strumento di crescita e connessione.
“La passione per l’avventura non è qualcosa che si sceglie”, racconta Antonio nel suo studio, circondato da mappe e tracciati GPS che raccontano mesi di preparazione meticolosa. “È qualcosa che ti sceglie, che cresce dentro di te fino a diventare impossibile da ignorare”. È con questa consapevolezza che nel 2024 fonda WonderWay, un’associazione di promozione sociale che trasforma un sogno personale in un progetto collettivo. Il motto “Alla ricerca di strade meravigliose” non è solo uno slogan accattivante, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti. WonderWay nasce infatti come ente del terzo settore, unendo lo spirito d’avventura a una missione sociale più ampia: creare connessioni, abbattere barriere, dimostrare che le distanze sono solo numeri su una mappa quando c’è la volontà di superarle.
Il progetto Basilicata-Mongolia 2025 è ambizioso quanto simbolico. Partendo da Picerno, splendido borgo della provincia di Potenza, il primo maggio 2025, la spedizione attraverserà l’Europa orientale, la Russia, fino a raggiungere il mistico deserto del Gobi. Ma non si tratta solo di un viaggio da un punto all’ altro del mondo. L’obiettivo più ambizioso è la mappatura di una nuova rotta che colleghi il Gobi con i monti Altai, un percorso mai documentato sistematicamente prima d’ora. Al centro di questa impresa c’è lei, la Poderosa IV, una Subaru Forester del 2003 che è stata completamente ripensata e ricostruita per affrontare questa sfida. La scelta di questo veicolo non è casuale: cercavano un mezzo con carattere, che potesse essere trasformato in una vera casa viaggiante. Mesi di lavoro certosino hanno trasformato quest’auto in un laboratorio mobile, dotato di ogni comfort necessario per affrontare settimane di viaggio in completa autonomia.
La preparazione tecnica del viaggio ha richiesto un approccio maniacale ai dettagli. Settemila dei trentamila chilometri totali saranno in off-road, attraverso alcuni dei territori più impervi del pianeta. Questo ha significato sviluppare sistemi ridondanti per la navigazione, la comunicazione e l’autonomia energetica. La Poderosa IV è stata dotata di sistemi per la produzione di acqua calda, un frigorifero, una cucina completa e soluzioni abitative che la rendono un vero e proprio campo base mobile.
Ma questo viaggio va ben oltre gli aspetti tecnici e logistici. Antonio ha costruito intorno a sé un team che condivide non solo competenze, ma soprattutto una visione. Donato De Stefano, co-pilota e documentarista, porterà la sua esperienza nella comunicazione per raccontare ogni momento di questa avventura. A terra, un team di supporto guidato da Rocco “Zi Rock” Erario e Fabiana Russo garantirà il coordinamento logistico e la post-produzione del materiale documentario. La preparazione tecnica della Poderosa IV è stata affidata alle mani esperte di Dario Curcio, fratello di Antonio e guru della preparazione off-road.
L’itinerario attraverserà alcune delle regioni più affascinanti e meno esplorate del pianeta. Dall’Italia si punterà verso est, attraversando Austria, Repubblica Ceca e Polonia, prima di raggiungere i Paesi Baltici. La Russia rappresenterà una delle sfide più impegnative, con i suoi immensi spazi e le sue strade infinite. Poi la Mongolia, cuore pulsante di questa avventura, dove il team si addentrerà nel deserto del Gobi per mappare nuove rotte verso i monti Altai.
“Non stiamo solo cercando di raggiungere una destinazione”, spiega Antonio mentre indica i punti chiave del percorso sulla mappa. “Stiamo creando connessioni, documentando culture in trasformazione, raccontando storie che rischiano di perdersi”. Ogni tappa del viaggio diventerà un’opportunità per incontrare comunità locali, raccogliere testimonianze, creare ponti tra mondi apparentemente distanti. La dimensione scientifica del progetto è altrettanto ambiziosa. La mappatura della nuova rotta Gobi-Altai non è solo un’impresa esplorativa, ma un contributo concreto alla conoscenza di territori ancora poco documentati. Il team raccoglierà dati GPS, informazioni sul territorio, documentazione fotografica e video che saranno messi a disposizione della comunità internazionale di ricercatori e esploratori.
WonderWay ha anche una forte componente sociale. L’associazione sta sviluppando collaborazioni con enti del terzo settore per approcciarsi alla divulgazione, trasformando il viaggio in un’opportunità educativa. “Vogliamo dimostrare ai giovani che i grandi sogni possono partire da piccoli luoghi”, sottolinea Antonio. “La Basilicata non è la fine del mondo, ma può essere l’inizio di un’avventura straordinaria”.
La preparazione ha richiesto oltre un anno di lavoro intenso. Ogni aspetto è stato curato nei minimi dettagli: dalla scelta dei percorsi all’organizzazione dei rifornimenti, dalla preparazione dei documenti necessari alla pianificazione delle comunicazioni satellitari. Il team ha studiato le condizioni climatiche, le caratteristiche del terreno, le possibili criticità di ogni tratto. Ma ciò che rende davvero unico questo progetto è la sua dimensione umana. “Quando attraversi due continenti in auto, non stai solo percorrendo chilometri”, riflette Antonio. “Stai creando una narrazione condivisa, stai dimostrando che le differenze culturali possono essere ponti invece che barriere”. Il ritorno in Italia, attraverso Kazakistan, Georgia, Turchia, Grecia e Albania, sarà molto più di una semplice conclusione del viaggio. Sarà il momento di raccogliere e condividere le esperienze vissute, di trasformare trentamila chilometri di strada in un racconto che possa ispirare altri a seguire i propri sogni, per quanto impossibili possano sembrare.
WonderWay e il progetto Basilicata-Mongolia 2025 rappresentano qualcosa di più di una semplice spedizione: sono la dimostrazione che con passione, competenza e determinazione, anche i sogni più audaci possono diventare realtà. E mentre la data della partenza si avvicina, Antonio e il suo team continuano a preparare ogni dettaglio, consapevoli che le strade più meravigliose sono quelle che ancora devono essere tracciate.
Il progetto Basilicata-Mongolia 2025 è solo l’inizio di qualcosa di più grande. WonderWay sta già guardando oltre, immaginando come questa prima spedizione possa diventare il seme per future iniziative. “Ogni viaggio genera nuovi viaggi”, spiega Antonio mentre mostra i progetti futuri dell’associazione. “Le persone che incontreremo, le storie che raccoglieremo, i luoghi che esploreremo diventeranno punto di partenza per nuove avventure”.
L’impatto atteso del progetto si estende ben oltre la sfera esplorativa. WonderWay sta costruendo una rete di collaborazioni internazionali che permetteranno di sviluppare progetti di scambio culturale e sociale. Il materiale documentario diventerà parte di un archivio multimediale accessibile a ricercatori, esploratori e appassionati. “Non vogliamo che questa esperienza rimanga chiusa in un cassetto”, sottolinea Antonio. “Ogni fotografia, ogni video, ogni registrazione GPS sarà condivisa con la comunità internazionale”.
È prevista la produzione di un documentario che racconterà non solo il viaggio, ma anche le storie delle persone incontrate lungo il percorso. “Quando torneremo dalla Mongolia”, conclude Antonio, “non sarà la fine di un viaggio, ma l’inizio di una nuova fase”. WonderWay si prepara a diventare un punto di riferimento per chi crede che l’esplorazione possa essere uno strumento di cambiamento sociale, per chi sogna strade meravigliose ancora da tracciare, per chi vuole dimostrare che i grandi progetti possono nascere anche dai piccoli luoghi.
E mentre la Poderosa IV viene preparata per la sua grande avventura, è chiaro che questo è solo l’inizio di un percorso molto più lungo. Un percorso che, come le strade che WonderWay si prepara a esplorare, è ancora tutto da scoprire.
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